mercoledì 13 maggio 2015

Quando qualcuno prende profitto, qualcun altro prende una perdita


Il Corriere di oggi ospita un nuovo articolo di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, che spiegano come, nonostante abbia seguito una politica di austerità piuttosto severa, David Cameron abbia vinto le elezioni politiche e sia tornato da Primo Ministro a Downing Street.
Purtroppo, per uno di quei misteri nella gestione dell’edizione on line dei quotidiani, il pezzo non è disponibile. Non faccio lavorare lo scanner, ma riprendo alcune righe, quelle conclusive, soprattutto perché, come sapete, mi piace molto scoprire che persone assai più preparate di me condividono il mio punto di vista (o sarò io a condividere il loro?). Ecco le parole di Alesina e Giavazzi: “L’esperienza inglese insegna che il problema non è l’austerità, ma non lasciar crescere il debito e tagliare le spese, cominciando da quelle meno produttive”. Che sia anche questo un dire a nuora perché suocera intenda?
A questo punto vorrei parlarvi dell’acquisto di azioni proprie da parte delle società, in particolare di quelle quotate in borsa (quello che in inglese viene chiamato buyback). Ho inutilmente, ma anche un po’ frettolosamente, cercato qualche statistica che consentisse di darvi un’indicazione sul fenomeno nel nostro Paese. Riproverò. L’impressione, comunque, è che in Italia sia qualitativamente e quantitativamente meno significativo di quanto accade negli USA e anche altrove. Ciò, tuttavia, non modifica il giudizio negativo su questa prassi societaria. Lunedì ne ha scritto, in un ottimo articolo pubblicato dall’inserto economico del Corriere della Sera, Salvatore Bragantini. Anche qui niente edizione on line, ma lo scanner ha lavorato. Ecco il pezzo.


Buona stampa. Bragantini sa essere molto acuto e molto chiaro e la sua analisi mi pare del tutto condivisibile. Aggiungerei solo un’osservazione. L’acquisto di azioni proprie, oltre a generare i fenomeni negativi descritti da Bragantini, consente anche, a chi possiede quote di maggioranza relativa, di rafforzare il proprio controllo sulla società e quindi altera i rapporti di forza tra azionisti.
E’ un argomento sul quale intendo tornare, soprattutto se, come mi auguro, riuscirò a trovare o a ricostruire qualche statistica sull’argomento. E’ un tema complesso, che ha molti risvolti e molte sfaccettature e che va attentamente considerato nel momento in cui si decide di acquistare un’azione. I mercati finanziari non perdonano gli errori e la mancanza d’informazioni. E, nel contempo, offrono la possibilità di guadagnare anche nei momenti, come l’attuale, di marcata volatilità. La volatilità, come osserva il mio amico Roberto Plaja, può essere una controparte, un’entità dalla quale comperare o alla quale vendere per ottenere un profitto. Anche di questo, e di molto altro, parla l’ultimo post che ha pubblicato sul suo blog: http://www.theboxisthereforareason.com/2015/05/12/if-we-are-always-taking-profits-how-come-investors-still-lose-money/.
Bello. E anche molto divertente, come al solito.
Per la musica, contro i nemici della cultura, oggi torno a Elgar, con una delle marce che ho già citato. Quella utilizzata anche nella colonna sonora di Arancia Meccanica di Kubrick: Pomp and Circumstance N° 1.


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