La classe politica e la burocrazia europee stanno dando, da
molto tempo purtroppo, prove assai efficaci della loro mancanza di lungimiranza
e di capacità di affrontare i problemi con l’intento di risolverli. La classe
politica e la burocrazia italiana, senza nessuna difficoltà, tengono il passo
dei colleghi dell’Unione Europea.
Le une come le altre, scientemente, usano i mezzi di comunicazione in maniera spregiudicata, incuranti della veridicità di ciò che affermano.
Il caso più drammaticamente eclatante di quanto scrivo lo
troviamo nella gestione del problema di quella che, impropriamente e semplicisticamente, viene chiamata immigrazione, sulla quale vengono
sostenute le tesi più stravaganti (eufemismo) per dare credibilità a politiche
che complicano la situazione anziché provare a risolverla.
Se si analizza un problema senza liberarsi dei pregiudizi e
degli opportunismi elettorali, difficilmente si vedrà come effettivamente si articola
e altrettanto difficilmente s’individueranno le soluzioni adeguate, mentre si
porranno in essere misure volte soprattutto a soddisfare le (presunte)
aspirazioni della platea dei votanti.
Ciò che più mi sembra intollerabile è che su un tema come
questo si forniscano informazioni distorte, lontane dalla realtà, che
dimostrano fino a che punto si possa spingere la politica nel perseguire i
propri interessi.
Sul sito LaVoce.info, ieri, ho letto un ottimo pezzo di Maurizio
Ambrosini, che mette un po’ d’ordine nella confusione che, soprattutto in
Italia, si fa sull’argomento: http://www.lavoce.info/archives/34738/agenda-europea-per-limmigrazione-la-realta-dietro-la-retorica/.
Buona stampa.
Anche il Corriere della Sera, questa mattina, dà spazio al
medesimo argomento con l’editoriale firmato da Michele Ainis, il quale si
concentra soprattutto sull’inadeguatezza della risposta europea: http://www.corriere.it/editoriali/15_maggio_16/immigrazione-europa-avara-ainis-e4030dda-fb8a-11e4-bdb9-74ccd0f44566.shtml#.
Buona stampa.
Potrei suggerirvi ancora molti articoli, ma ne indico
un altro soltanto, ossia quello di Karima Moual da Il Sole 24 Ore di ieri: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-05-15/bene-asilo-ma-manca-approccio-strutturale--104439.shtml.
Buona stampa.
Di mio aggiungerei soltanto una considerazione, sia pure un
po’ estesa. Tra coloro che si accalcano sulle coste meridionali del
Mediterraneo, come osserva Ambrosini, ci sono anche persone dotate di mezzi,
provenienti da paesi sconvolti da guerre civili o di religione. Non si tratta,
dunque, d’individui che “potrebbero essere aiutati a casa loro”. Questa gente
la casa non l’ha più e difficilmente potrà recuperarla per tanti anni a venire.
Non hanno una casa neppure coloro che fuggono dalla miseria
dell’area sub sahariana, dove alla povertà e alla carestia si aggiungono le
guerre tribali e il terrorismo islamico.
In questi anni in cui i politici europei e italiani hanno
perso tempo a lisciare il pelo dei loro elettori, uno dopo l’altro sono, come
si usa dire adesso, falliti numerosi stati: dalla Somalia alla Libia, dal Sudan
allo Yemen e alla Siria. Sono territori nei quali continuano i massacri, le
ritorsioni, la distruzione dell’agricoltura e dei commerci, le violenze di
matrice religiosa o tribale. C’è qualcuno che sa dire come si possono aiutare a
casa loro i cittadini di questi paesi?
Passiamo alla musica, per procurarci un po’ di sollievo e
continuare la nostra guerra, che è la sola che si deve combattere. Un brano di Georg Friedrich Händel che abbiamo già ascoltato, Ombra mai fu, dal Serse, questa volta nell'interpretazione di Joyce DiDonato, brava mezzosoprano americano.
Con il secondo ascolto torniamo al jazz e, precisamente, a un sassofonista straordinario: Sonny Rollins, di cui vi faccio ascoltare un brano molto famoso, St. Thomas, dal non meno famoso albun Saxophone Colossus.
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