Visualizzazione post con etichetta Telecom Italia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Telecom Italia. Mostra tutti i post

sabato 31 ottobre 2015

Bonjour, Telecom

Come sempre riluttante a farsi fotografare, il presidente del consiglio, durante il soggiorno a La Avana, ha scelto di fare jogging lungo un percorso appartato e discreto: una stradina lungomare chiamata Avenida de Maceo, meglio nota in tutto il mondo con il nome di Malecon.

domenica 24 maggio 2015

Errori che paghiamo noi


La notizia del giorno è che il governo greco, forte anche del sostegno popolare misurato dai sondaggi, ha deciso di non rimborsare quanto deve nel prossimo mese al Fondo Monetario Internazionale: http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-05-24/grecia-lancia-l-allarme-non-pagheremo-rate-fmi-giugno-varoufakis-abbiamo-dato-141906.shtml?uuid=ABLQGrlD.
Cronaca. Non mi sbilancio certo a esprimere opinioni, salvo osservare che questa storia è stata tirata troppo per le lunghe da entrambe le parti, con atteggiamenti più adatti a un tavolo da poker o a un mercato che alle istituzioni internazionali. Preferisco non pensare che ci stiamo avvicinando al momento in cui la Grecia uscirà dall’euro, volontariamente o meno. Il prezzo di un simile evento sarebbe altissimo per tutta l’Europa. Mi fermo qui. Staremo a vedere.

martedì 3 marzo 2015

Una rete, fatta bene possibilmente


Il mistero dell’OPAS di EI Towers su Rai Way continua e, forse, non vale nemmeno la pena di dedicare ancora tempo a una vicenda i cui contorni probabilmente si chiariranno ben lontano dal mercato che, credo a sproposito, Renzi ha tirato in ballo.
E veniamo alla questione della banda larga.
Una premessa (sbrigativa, ma fondata): la privatizzazione di Telecom Italia è stata un capolavoro d’inettitudine politica e di avidità imprenditoriale, oltre che di scarsa incisività tecnica nella definizione del quadro normativo.
Le cattive condizioni attuali di Telecom Italia e della connessione a internet nel nostro paese affondano le loro radici in quegli errori originari e nel succedersi di “capitani coraggiosi” (D’Alema, lo stalinuccio di Gallipoli, non ha mai capito niente e non capirà mai niente, però saprà sempre essere saccente e arrogante e inventarsi definizioni grottescamente sbagliate) che hanno spogliato la società, privandola delle risorse necessarie per uno sviluppo adeguato della rete e dei servizi. Nel tempo Telecom è stata tanto indebolita da diventare un vincolo alla crescita del Paese perché non in grado di effettuare gli investimenti necessari al potenziamento della rete e non disposta a condividerne la realizzazione e la proprietà con altri. Esistono alcune reti di estensione importante (appartenenti a società come Metroweb, Fastweb, Vodafone e altre), ma la struttura fondamentale della rete telefonica italiana resta saldamente nelle mani di Telecom e ne costituisce la principale posta attiva.
Negli ultimi mesi, dopo un periodo nel quale il tema era rimasto abbastanza assente dai quotidiani, è tornato improvvisamente d’attualità, soprattutto con la ventilata, e tramontata, ipotesi di alleanza tra Telecom e Metroweb (controllata di fatto, attraverso alcuni passaggi, da Cassa Depositi e Prestiti, che è un’istituzione sostanzialmente pubblica, anche se la spacciano per privata) proprio per lo sviluppo della rete attraverso il passaggio alla fibra ottica.
Si era anche parlato della possibilità di mettere in comune tutte le reti esistenti, coinvolgendo di fatto tutti gli operatori di telefonia fissa e dati. Anche questa possibilità è tramontata, soprattutto per l’indisponibilità di Telecom a cedere il controllo della propria rete che ha il non trascurabile compito di garantire il massiccio debito della società.
Nei giorni scorsi siamo arrivati a una proposta del Governo per l’assunzione diretta del ruolo di promotore di una rete nazionale in fibra ottica. La proposta è ancora in divenire, quindi potrei sbagliare nel giudizio, ma per quel che se ne capisce, non mi pare una grande idea. Comunque, a oggi, questo è il quadro, così come lo descrive un articolo de Il Sole 24 Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-03-02/banda-larga-agevolazioni-tavolo-governo-223701.shtml?uuid=AB6vvC3C.
Cronaca. Essendo un procedimento in fieri, mi limito a tre considerazioni.
La prima è che non si sente la mancanza dello Stato imprenditore. Ci siamo liberati a fatica e a caro prezzo (e ancora in maniera incompleta (sic)) delle Partecipazioni Statali che tanto male, da un certo punto in poi della nostra storia, hanno fatto all’economia nazionale. Non le rimpiange nessuno e già si fa sentire anche troppo la presenza di Cassa Depositi e Prestiti.
La seconda è che, essendo io sospettoso, ma memore del detto andreottiano, non riesco a togliermi dalla testa che i 6 miliardi ipotizzati dal Governo per avviare la nuova rete finirebbero in parte nelle tasche sbagliate. Non dimentichiamo le vicende di Expo e Mose. Dove c’è spesa pubblica, purtroppo, c’è corruzione, anche Cantone può relativamente poco in un paese dove ogni giorno qualcuno viene scoperto con le mani nella marmellata (e anche nel burro e nello zucchero).
Buona stampa (con un link incresciosamente lungo, spero non sia un articolo a pagamento).
Un Governo meno preoccupato di tenere sotto l’ombrello pubblico un’attività certamente strategica, ma quasi ovunque privata, dovrebbe ragionare su quale sia il modo migliore per far sì che i sei miliardi disponibili per aggiornare la rete agiscano come moltiplicatore degli investimenti privati e per far sì che si attenuino (meglio ancora scompaiano) le sovrapposizioni che, ovviamente, si traducono in spreco di risorse. Detto altrimenti, i sei miliardi dovrebbero essere usati per favorire la creazione di una struttura proprietaria unica di tutte le reti telefoniche del paese (con una formula che garantisca gli operatori, come avviene nei casi di elettricità e gas), di investimenti che non creino sovrapposizioni e l’adozione delle tecnologie adeguate alle diverse realtà territoriali, anche qui per evitare di scegliere tecnologie più costose e non necessarie. Questo vorrebbe dire fare politica industriale, qualcosa che, purtroppo, da queste parti non si sa bene cosa voglia dire.
Dalla parte della musica. Oggi torniamo al jazz con una splendida esecuzione di Bill Evans, accompagnato al basso da Eddie Gomez. Il brano s'intitola Time Remembered, tratto dall'album The Sesjun Radio Shows, registrato in Olanda nel 1973.


mercoledì 25 settembre 2013

La campanella per loro non suona mai


Avevo in animo di parlare di Telecom Italia da qualche settimana, perché il destino della società che possiede e gestisce la rete telefonica fissa italiana era già abbastanza delineato da tempo, da quando Assicurazioni Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo (quest’ultima meno nettamente) avevano fatto sapere di non voler più restare nel patto di Telco e di mirare alla cessione della propria quota. Detto altrimenti, avevano sfilato le loro carte dal castello, per definizione fragile, su cui si reggeva il controllo azionario di Telecom.
La storia recente di Telecom Italia è lunga e complessa. Non mi azzardo certamente a ricostruirla io. Lo fanno molto meglio di me tanti giornalisti dei maggiori quotidiani italiani. Visto che il tema, per l’appunto, è di quelli pesanti, affido il fardello a un paio di voci.
La prima, particolarmente autorevole, è quella di Guido Gentili, dal 24 Ore di oggi: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-25/risveglio-tardivo-politica-063932.shtml?uuid=AbvZJPbI.
Buona stampa. C’è quasi tutto quel che bisogna sapere per guardare alla vicenda con l’occhio al futuro.
La seconda, quella di Daniele Manca, trova spazio sul Corriere della Sera di oggi e sintetizza gli eventi succedutisi da quando Prodi decise la privatizzazione di Telecom: http://www.corriere.it/economia/13_settembre_25/gli-errori-degli-azionisti-e-lo-schiaffo-al-mercato-daniele-manca_18ad3e9a-25a2-11e3-baac-128ffcce9856.shtml.
Buona stampa.
Sul piano storico, io aggiungerei un paio di dettagli.
Il primo è che nel valutare le vicende di Telecom Italia, ma anche in quelle di altre società quotate italiane, non si può dimenticare il ruolo avuto da uno degli italiani giustamente più rispettati nel mondo: Mario Draghi. Draghi dal 1991 al 2001 è stato Direttore Generale del Ministero del Tesoro e dal 1993 al 2001 Presidente del Comitato Privatizzazioni del Ministero stesso, quindi ha avuto un ruolo cruciale nelle vicende che hanno portato alla cessione di una parte importante del patrimonio dello Stato. Ha anche firmato la legge che ha apportato importanti modifiche al diritto delle società quotate in Borsa (nota, appunto, come Legge Draghi), alcuni punti della quale sono stati e sono tuttora controversi.
Non c’è un giudizio di valore in quanto precede, ma soltanto, come ho detto, l’intento di aggiungere qualche utile dettaglio storico e qualche spunto di riflessione.
Il secondo aspetto su cui vorrei attirare la vostra attenzione è che, quando Colaninno, Gnutti e compagni lanciarono l’OPA su Telecom nel 1999, il Presidente del Consiglio era Massimo D’Alema e Stefano Fassina (attuale Viceministro dell’Economia e delle Finanze) era al Dipartimento Affari Economici della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Questo perché non si dimentichi chi assistette senza interferire nella prima scalata che, caricando Telecom Italia di debito, ha seminato la pianta di cui oggi cogliamo gli amari frutti.
Ovviamente, D’Alema e Fassina si guardano bene dal considerare criticamente il proprio operato. Si sa, da queste parti nessuno ha mai colpa di nulla, tutto accade senza che i politici abbiano mai alcuna responsabilità e, soprattutto, che siano chiamati a pagare per i loro errori.
Già che ci siamo, parliamo brevemente anche di Alitalia. Se davvero Air France-KLM deciderà di acquisire la maggioranza, le avremo fatto un bel regalo, visto che pagherà molto meno di quanto avrebbe pagato nel 2007. Sergio Rizzo spiega perfettamente tutto in questo articolo pubblicato dal Corriere ieri: http://www.corriere.it/opinioni/13_settembre_24/rizzo-patrioti-abbandonarono-alitalia_9e7fe792-24f4-11e3-bae9-00d7f9d1dc68.shtml.
Buona stampa. Migliore di qualsiasi mia ricostruzione. Ovviamente, mi piace in particolare la conclusione.
Ecco, vi ho annoiato con queste trascurabili storielle e, intanto, c’è qualcuno che si preoccupa per le sue faccende personali e la servitù si adegua. E Letta twitta e suona la campanella di Wall Street…
Buona notte e buona fortuna.