Posso sbagliare, mi sembra, tuttavia, che il cambio di direzione
del Corriere della Sera riservi ancora piccole sorprese un po’ sconcertanti.
Ieri, sebbene Ferruccio de Bortoli si fosse congedato il giorno prima dai
lettori e dalla redazione, risultava ancora direttore (pagina 50, riquadro
informativo sugli organi direttivi del giornale e della società editrice),
mentre Luciano Fontana, nominato dal Consiglio di amministrazione il 30 Aprile,
era indicato ancora come condirettore, tant’è che non ha ancora scritto il
proprio editoriale “programmatico”, così com’è tradizione.
Sono abbonato da molti anni al servizio Breaking News della CNN, grazie al quale ricevo e-mail contenenti
notizie che la rete americana giudica particolarmente rilevanti. Questo vuol
dire che, in moltissimi casi, si tratta di eventi importanti per gli Stati
Uniti e scarsamente significativi per gli altri cittadini del mondo. A parte il
fatto che mi permette di conoscere i risultati di NBA e Major League, i fatti “grossi” arrivano, e anche in fretta.
Insomma, è un canale che mi va bene conservare.
Buona stampa. Difficile pensare che con un simile consenso
tra i cittadini del principale alleato, il Primo Ministro israeliano si farà
problemi a continuare o incrementare l’uso della forza per chiudere i conti con
Hamas. Ammesso che a Netanyahu interessi qualcosa delle opinioni degli
americani piuttosto che dei russi, dei cinesi piuttosto che dei turchi. Di
quelle di noi europei, ovviamente, si cura ancor meno e ha ben ragione per
farlo, visto che l’Europa è, sul piano della politica internazionale, un
nanetto del tutto privo di autorevolezza e di rilevanza.
Per il Primo Ministro di Israele conta soltanto la sicurezza
di Israele, intesa alla sua maniera, naturalmente. Così come, dall’altra parte,
conta soltanto la distruzione di Israele. In realtà, forse, anzi, di certo, i
due concetti sono diversi, ma io non ho certo la stazza per navigare in questo
mare.
Non credo che si potrà mai arrivare a una composizione. Vuoi
per la fermezza con cui le due parti in campo fanno prosperare l’odio
reciproco. Vuoi per l’opportunismo con cui molti paesi cercano di trarre vantaggio
dal conflitto. Vuoi per la presenza, da una parte come dall’altra, di una
componente di fanatismo religioso e di integralismo che esaspera, anziché attenuare,
le spinte a questa inesauribile e inesorabile ostilità.
Io penso alle vittime innocenti, così tante, da tanti anni e
da tutte e due le parti. E non riesco a essere ottimista.
Terence Blanchard è un trombettista e compositore nato a New
Orleans (http://en.wikipedia.org/wiki/Terence_Blanchard).
Nel 2007 ha pubblicato un album che a me piace moltissimo, intitolato A Tale of God's Will (A Requiem for Katrina).
Come dice il titolo, si tratta di musiche ispirate alla tragedia dell’uragano
che devastò gran parte degli stati meridionali degli U.S.A., in particolare la
Louisiana. Niente di allegro, però neppure niente angosciante. Non musica
facile facile, ma questo è quello che piace a me (insieme a tanto altro!)… Il brano si intotola Levees.