Poche ore fa, indotto da un post del mio amico Giampietro
Vecchiato sul suo profilo Facebook (https://www.facebook.com/giampietro.vecchiato?fref=hovercard),
sono arrivato sul sito della FERPi, Federazione Relazioni Pubbliche Italiana, e
ho letto questo testo: http://www.ferpi.it/ferpi/novita/notizie_rp/media/litigation-pr-in-germania-un-bilancio/notizia_rp/47987/9#.VUxQcR6ZcHA.facebook.
L’argomento mi era sostanzialmente ignoto, nel senso che
ignoravo quanto spazio il tema della comunicazione sulle vicende giudiziarie
avesse ottenuto anche a livello accademico.
Che di processi e d’indagini si parli tanto, anzi troppo, in
Italia come altrove, invece, mi è ben noto e lo sapete bene anche voi tre. La
pagina della FERPi, onestamente, mi ha lasciato con una brutta sensazione
addosso. Converrete con me che non è affatto rassicurante leggere queste
parole: “La copertura mediatica di un
processo legale influisce sul grado di pena: questo pensa un terzo dei 447
giudici, 271 pubblici ministeri e 29 giornalisti intervistati nel novembre 2006
da Mathias Kepplinger, ricercatore in Scienze della comunicazione alla Johannes
Gutenberg Universität di Mainz.”. E parliamo della Germania.