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sabato 9 maggio 2015

I segnaposti della Casa Bianca


Oggi poche parole e molta musica. Non che non ci siano argomenti di politica italiana o internazionale di cui potremmo occuparci, ma prendiamoci un giorno di libertà. Un solo articolo, tratto da The Washington Post, che si occupa di un argomento abbastanza frivolo: i furti che avvengono alla Casa Bianca in occasione di feste o cerimonie. Ecco il link: http://www.washingtonpost.com/politics/are-white-house-guests-who-take-souvenirs-patriots-or-petty-thieves/2015/05/08/796fafb4-f59f-11e4-bcc4-e8141e5eb0c9_story.html.
Buona stampa. Anche divertente. L’unica osservazione che mi viene da fare è questa, più precisamente si tratta di una domanda: in Italia un giornalista si azzarderebbe a scrivere nome e cognome di una persona che ha sottratto qualcosa al Quirinale o a Palazzo Chigi? Ne dubito. Con l’attitudine degli italiani ad ammettere le proprie colpe…

mercoledì 30 aprile 2014

Imperterriti, purtroppo


Trovo assai poco gratificante assistere al confronto a distanza tra due titani della mistificazione e della menzogna come il tizio decrepito e lo psiconano+barba-Mediaset. Vorrei vivere in una nazione (ce ne sono ancora, magari poche, ma ci sono) nella quale i capi dei maggiori partiti non si spingano a desolanti livelli di distorsione della storia e della realtà per accaparrarsi pochi voti in più. E nella quale, sempre i capi dei maggiori partiti, non rinuncino nel modo più completo al ruolo di leader, che comporta la volontà e la capacità di guidare, possibilmente sforzandosi di non assecondare in alcun modo le convinzioni e le aspettative "inadeguate" (un eufemismo) degli elettori.
Non mi metterò certo a fare l’elenco delle farneticazioni di Berlusconi e di Grillo: mi è bastato seguirle nelle cronache dei giornali per provare un immenso, e più che giustificato, disgusto. Lascio che sia Stefano Folli, nel suo articolo di oggi sul Sole 24 Ore, a stigmatizzare, come merita, il comportamento della patetica coppia. Di mio aggiungerò soltanto che, a leggere quel che dicono l’uno dell’altro, vien solo da pensare al bue che dà del cornuto all’asino. Ecco dove trovate l’articolo di Folli: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-04-30/si-annuncia-campagna-avvelenata-contro-europa-e-istituzioni-063955.shtml?uuid=AB7chkEB.
Buona stampa. In particolare apprezzo l’esordio che sottolinea le contraddizioni del nostro paese, ormai del tutto dimentico di essere stato una delle culle del diritto. E anche il passaggio in cui invita Renzi a tenersi lontano dal ring in cui si confrontano i due guitti.
Sul tema del presunto negazionismo tedesco, l’ultimo parto della fantasia, come dire?, esagerata del tizio decrepito, vi suggerisco questo breve, ma illuminante pezzo di Paolo Valentino dal Corriere di ieri: http://www.corriere.it/esteri/14_aprile_29/insostenibile-colpa-chiamarsi-rommel-b4efcb7a-cfa6-11e3-bf7e-201ea72c5359.shtml.
Buona stampa. Riprendo alcune parole essenziali: “secondo la narrativa ignorante di un politico italiano”, semplicemente perfette.
Oggi, forse per compensare l’accenno di Valentino al tizio decrepito, il Corriere ha pubblicato un’intervista a Marina Berlusconi che occupa quasi tutta la terza pagina. Potrei sbagliare, ma non ricordo che trenta o quaranta anni fa i quotidiani sentissero il bisogno di far conoscere ai lettori l’opinione dei figli dei leader di partito. Che cosa ci si può aspettare che dica la figlia del tizio decrepito? Che lo critichi? Andiamo… il culto della personalità si è trasferito dai paesi del blocco sovietico ad Arcore, a Segrate, ecc… Questo il link all’intervista, sempre che si possa davvero definirla tale: http://www.corriere.it/politica/14_aprile_30/premier-nuovo-che-arretra-alfano-ha-tradito-sua-storia-4a8808ae-d020-11e3-b822-86aab2feac59.shtml.
Mala stampa.
Chiudiamo con un fatto sconcertante, al quale accenna anche Folli nel pezzo che vi ho segnalato. Parliamo di quanto accaduto al congresso del SAP. E lascio che sia Gramellini a commentarlo: http://www.lastampa.it/2014/04/30/cultura/opinioni/buongiorno/la-legge-del-branco-ZckaHS1T31FTg81xPUo4tN/pagina.html.
Buona stampa.
E veniamo alle cose belle della vita. Oggi è la Giornata Mondiale del Jazz. Nel mio piccolo, non posso non celebrare. Evito di additare pietre miliari: ognuno di noi presume di averle identificate, il che ovviamente non è. Quindi, vi propongo un pezzo che a me piace molto. Uno dei tanti.
Keith Jarrett, con Gary Peacock al basso e Jack DeJohnette alla batteria (Il Keith Jarrett Trio), esegue un classico: Smoke Gets in Your Eyes. Il pezzo è tratto da uno degli album che prediligo, Tribute del 1989 (http://en.wikipedia.org/wiki/Tribute_%28Keith_Jarrett_album%29).


martedì 6 novembre 2012

Economia giapponese e splendido jazz


Continuiamo a tenerci lontani dalla politica italiana. Prima o poi toccherà tornarci sopra, ma per adesso proviamo a guardare altrove e a riflettere su questioni non maleodoranti come quelle locali.
Sul Sole 24 Ore di oggi, Luigi Zingales propone un’interessante riflessione sulla situazione economica giapponese, partendo da una battuta paradossale che circola tra gli economisti. Ecco il link dell’articolo: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-06/tokyo-sembra-atene-063652.shtml?uuid=AbR71Q0G.
Buona stampa.
Le considerazioni di Zingales sono piuttosto convincenti e le ragioni del pessimismo riguardo alle prospettive giapponesi, a mio avviso, vengono anche dal settore manifatturiero oltre che dal debito e dal deficit statale. Sono di questi giorni le notizie relative alla profonda crisi in cui versano aziende come Sharp, Olympus, Sony e Panasonic, ossia aziende che per anni hanno costituito la punta di diamante della potenza industriale del Sol Levante.
In qualche caso, quello di Sharp in particolare, si mette addirittura in dubbio la possibilità che l’azienda possa sopravvivere alla situazione di dissesto in cui si trova. I principali quotidiani finanziari si occupano da tempo delle difficoltà di molte industrie giapponesi. Vi indico un paio di articoli su Sharp dal Sole 24 Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2012-09-27/sharp-alza-forbice-10mila-102423.shtml?uuid=AbYKoQkG&fromSearch e http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-11-02/lhitech-tokyo-apple-samsung-073007.shtml?uuid=AbtgOIzG&fromSearch.
Gli altri potete tranquillamente cercarli voi, se volete.
Torniamo al pezzo di Zingales e teniamo bene a mente il monito conclusivo, perché la questione ci riguarda (anche se l’Italia non viene mai citata). Ci riguarda molto e molto ha a che fare con i nostri impegni in materia di finanza pubblica. Non lo dico a me stesso e ai miei tre lettori, mi piacerebbe che sentissero quelli che aspirano a governare il Paese…
E veniamo alla musica. Dopo quella dedicata al capolavoro dei Procol Harum, oggi vi offro un’altra selezione di esecuzioni differenti del medesimo pezzo.
Il brano che ho scelto per oggi è, forse, persino più importante di A Whiter Shade of Pale (ammesso che simili confronti abbiano senso, e non credo ne abbiano) e, comunque, è un altro immenso capolavoro: In a sentimental mood, scritto da Duke Ellington nel 1935 e interpretato da tanti maestri.
Cominciamo da una versione del compositore, però più recente, scelta perché Ellington non si esibisce con la propria orchestra, come di consueto, ma in veste di strumentista insieme a John Coltrane, uno dei massimi sassofonisti della storia del jazz. Ho detto anche troppo, lascio spazio a questi grandissimi musicisti. Il disco da cui è tratta l’esecuzione risale al 1962.


Passiamo a un altro eccezionale talento, il chitarrista francese Django Reinhart, considerato da molti il vero “inventore” della chitarra nel jazz. La sua versione risale al 1937.


Diamo nuovamente spazio al Duca, perché ascoltiamo la versione cantata da Ella Fitzgerald e tratta da un album doppio inciso insieme a Ellington e alla sua orchestra nel 1957.


La quarta versione è quella di un grande trombettista tormentato, Chet Baker, tratta dall’album Chet on Poetry del 1989, realizzato in Italia con musicisti italiani.


Finiamo con un altro immenso maestro, un uomo cui il destino ha riservato una vita difficile e troppo breve, ma che ha saputo raggiungere vette di bellezza straordianaria: Michel Petrucciani. Qui in un’esecuzione dal vivo con Gary Peacock al basso e Roy Haynes alla batteria. La registrazione è stata effettuata a Karlsruhe 1988. E' la versione più lunga che vi propongo, ma ascoltatela fino in fondo, non ve ne pentirete.