mercoledì 5 agosto 2015

No, proprio non è la Bbc

Stamattina mi sono alzato con le migliori intenzioni. Mentre, come accade tutti i giorni da quasi tredici anni, Doc e io festeggiavamo l’inizio della giornata con reciproche dimostrazioni di affetto, mi sono ripromesso di non criticare quel che accade in Italia, di non insistere nel giudicare negativamente l’operato di Renzi e degli altri politici, di vedere il bicchiere mezzo pieno, ecc. ecc.
Poi, dopo essere passato in edicola, ho letto, quando ancora mi trovavo per strada, l’editoriale di Dario Di Vico sul Corriere della Sera: http://www.corriere.it/editoriali/15_agosto_05/ma-certo-rai-non-bbc-91ed09b8-3b2e-11e5-b627-a24a3fa96566.shtml.
Buona stampa. I miei propositi, inevitabilmente, sono svaniti come se fossero stati pochi centimetri di neve esposti al sole di questi giorni.
Il pezzo firmato da Di Vico è stato solo il primo di tanti che ho letto, tutti critici del modo in cui la Commissione di Vigilanza ha scelto i sette consiglieri di amministrazione della RAI la cui nomina viene ad essa attribuita dalla Legge Gasparri. Oltre che sulla forma, le critiche si estendono anche alla sostanza, sottolineando come, nell’individuare i nomi, abbiano avuto la meglio logiche che non tenevano in minimo conto le esigenze dell’azienda e le competenze dei prescelti.
Eccovi un piccola selezione di commenti, non farete troppa fatica se vorrete trovarne altri. E il tono non cambierà, potete credermi. Il primo, tratto da Il Sole 24 Ore è fermato da Marco Mele: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-08-05/il-passato-che-non-muore-072526.shtml?uuid=ACZra9c.
Buona stampa. Per tutti. Davvero in queste nomine la politica ha superato sé stessa nel dare il peggio. Non se ne fa, ovviamente, una questione personale, i prescelti saranno tutte degne persone, oneste e volenterose, ma la RAI, soprattutto se la si vuole riformare davvero, avrebbe avuto bisogno di ben altre competenze e di ben altre esperienze.
La realtà, purtroppo, è che la volontà di riformare è tutta e solo nelle parole, nei proclami e nelle promesse di Renzi (ma non soltanto). Il mediocre agire del Presidente del Consiglio finisce per dare legittimità all’editoriale del 3 agosto di Sallusti, direttore de Il Giornale, con il quale difficilmente mi capita di trovarmi in sintonia. Potete leggerlo qui: http://www.ilgiornale.it/news/politica/renzi-siamo-vietnam-1157873.html.
Stampa così e così. Avrei potuto spingermi fino alla valutazione superiore se non fosse che Sallusti, nel criticare Renzi, si dimentica di ricordare come l’esperienza dell’attuale Presidente del Consiglio (nel modo di governare e nelle relazioni con maggioranza e opposizione) sia molto simile a quella del tizio decrepito, la cui permanenza a Palazzo Chigi ha prodotto risultati persino più modesti di quelli prodotti sinora da Renzi.
C’è da dubitare che le cose cambino sino a quando le logiche dei partiti saranno quelle da cui sono stati guidati nella nomina dei consiglieri della RAI. Fino a quando per tutti l’azione “politica” si sostanzierà esclusivamente nella gestione di posizioni di potere e nella tutela dei propri interessi.
Proseguiamo nell’ascolto delle sonate per clavicembalo di Domenico Scarlatti nell’interpretazione di Scott Ross. Oggi vi propongo la K7. E da domani passeremo ad altro.



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