domenica 30 novembre 2014

Se parlassero alle nostre teste...


La Stampa è un ottimo quotidiano, senz’altro in grado di tenere (un po’) alto l’onore del giornalismo italiano a confronto di quello di altri paesi. Ieri, tuttavia, ha pubblicato un articolo (segnalazione di uno di voi tre, cui va il mio grazie) che è un monumento al pressapochismo: http://www.lastampa.it/2014/11/29/economia/crea-pi-fiducia-tra-la-gente-gli-stati-riportano-a-casa-loro-3MejLw9tXpiKe287lTIEnN/pagina.html.
Mala stampa. Che si trovino a Londra, New York, Mosca o Johannesburg, purché custodite in condizioni di sicurezza analoghe (e generalmente lo sono e sono buone e, in ogni caso, le banche centrali dei maggiori paesi scelgono oculatamente dove tenere i propri lingotti), le riserve auree detenute dalle banche centrali di qualsiasi paese svolgono la propria funzione in maniera ottimale. Non è che se le spostano di qua o di là aumentano il loro valore o garantiscono meglio la solidità dell’economia nazionale. Se poi le spostano per preoccupazioni “dettate dalla diffidenza verso i caveau internazionali dopo alcune denunce su lingotti d’oro «taroccati» con barre di tungsteno”, mi chiedo di che cosa stiamo parlando. Luca Fornovo sostiene forse che la Federal Reserve di New York (custode di grosse partite di oro appartenenti a banche centrali, a governi e a enti di tutto il mondo: http://www.newyorkfed.org/aboutthefed/goldvault.html) o un'altra istituzione simile si sia messo in tasca qualche lingotto d’oro puro sostituendolo con una patacca?
Andiamo… Ci sono tante cose serie di occuparsi e ci perdiamo in simili sciocchezze? Un articolo costruito sul nulla e, mi pare, conoscendo poco la materia. Dopo di che possiamo anche lamentarci dell’ignoranza degli italiani riguardo a economia e finanza…
C’è chi, comunque, fa anche peggio del giornalista de La Stampa. Il tizio decrepito ha pensato bene di unirsi al coro di Grillo, Salvini, Fassina e soci per dare, lui pure e a suo modo, qualche forma di benservito all’euro. Naturalmente, siccome Berlusconi è di quelli che si guardano bene dall’esagerare, ha prospettato l’idea che l’Italia emetta una nuova moneta, ma conservi anche l’euro (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-11-29/berlusconi-affianchiamo-all-euro-seconda-moneta-e-avverte-pronti-voto-anche-il-consultellum--134825.shtml). 
Cronaca. Quel che si legge di questa proposta è insufficiente a capire bene di che si tratti, ma che abbia anche un minimo fondamento logico, mi pare si possa escludere a priori. Quanto alla parità euro-dollaro, ha un’idea di quanto sia difficile e costosa da realizzare? E si rende conto di quali effetti avrebbe su un’economia come la nostra, che certo ha senz’altro bisogno di esportare, ma che importa materie prime pagate in dollari? Siamo di fronte all’ennesima farneticazione di mediocri politicanti che non sanno far altro che cercare facile consenso negli italiani, e purtroppo sembrano tanti, ai quali piace non guardare in faccia la realtà e pensare che i problemi della nostra economia siano causati esclusivamente da fattori esterni, come se l’aver vissuto per decenni, grazie a questi politici incapaci, sopra le nostre possibilità non sia la vera ragione dei mali di cui soffriamo.
Il tizio decrepito non è il solo a rappresentare i problemi e a prospettare le soluzioni senza alcun rispetto per lo stato delle cose.
Sempre ieri il Corriere della Sera ha deciso, dopo averci inflitto l’intervista a Rosy Bindi, di andare a porre le domande che voleva lui anche a Massimo D’Alema. Il quale non ha, ovviamente, perso l’occasione per cercare di rifilarci la sua visione della nostra storia recente, soprattutto per quel che riguarda le presunte privatizzazioni e liberalizzazioni a suo dire realizzate dai governi di centrosinistra.
E, come con la Bindi, anche con D’Alema, il giornalista del Corriere si è ben guardato dal fare obiezioni e, men che meno, dal contraddirlo (http://www.corriere.it/politica/14_novembre_29/d-alema-renzi-lasci-terza-via-bisogna-riscoprire-stato-dac59766-77b8-11e4-8006-31d326664f16.shtml).
Mala stampa.
Un buon giornalista non avrebbe dovuto lasciare senza replica queste parole: “Fu la sinistra al governo che, sulla base di quella visione, ridusse drasticamente la presenza statale nell’economia, avviò le grandi privatizzazioni, lanciò le liberalizzazioni poi continuate nel lavoro di Bersani, riformò le pensioni.” Di che cosa parla lo Stalinuccio di Gallipoli? Della Telecom lasciata in balia di scalatori ansiosi soltanto di trarre vantaggi immediati a scapito della capacità dell’azienda di realizzare le infrastrutture necessarie per il Paese? O delle Ferrovie dello Stato che, di fatto, controllano ancora la rete e, quindi, possono porre un freno alle aziende intenzionate a far loro concorrenza? O allude ai tassisti, che sono passati indenni attraverso il “lavoro di Bersani” esattamente come tante altre categorie privilegiate?
E quando sostiene che il vecchio centrosinistra ha ridotto il peso dello Stato, forse lo Stalinuccio di Gallipoli si scorda che proprio all’epoca del Governo presieduto da Amato le Regioni hanno avuto (con la legge di riforma costituzionale elaborata proprio dalla commissione bicamerale presieduta da D’Alema: http://it.wikipedia.org/wiki/Costituzione_della_Repubblica_Italiana#La_riforma_costituzionale_del_2001_confermata_dal_referendum_del_7_ottobre_2001) il via libera per diventare quei carrozzoni costosi e mal gestiti che sono.
In realtà, gli italiani hanno bisogno di tutto meno che di una maggiore presenza dello Stato e degli altri enti pubblici. A D’Alema, invece, come al tizio decrepito e a tutti i politici fa comodo che lo Stato, le Regioni e tutto il caravanserraglio restino come sono, così da mantenere intatto un sistema di potere essenziale per i loro interessi di bottega.
Oggi, a D’Alema, risponde Michele Salvati (che è di gran lunga più bravo di me) con un bel pezzo pubblicato dal Corriere della Sera, ma non disponibile on line. Non è un problema, eccovi il testo acquisito con lo scanner.


Buona stampa. E meno male che al Corriere, oltre a intervistatori piuttosto distratti (si fa per dire), danno spazio a persone capaci di riflettere e di parlare chiaro come Salvati. Persone che, diversamente dai nostri politici, si rivolgono alle nostre teste e non alle nostre viscere.
Un po' di musica. Un brano di Dexter Gordon, che è uno dei miei (tanti) jazzisti preferiti. Il brano s'intitola Everybody's Somebody's Fool. La formazione che lo accompagna è eccellente: Bob Cranshaw al basso, Barry Harris al piano, Bobby Hutcherson al vibrafono e  Billy Higgins alla batteria.


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