domenica 23 novembre 2014

Se lo lasciano lavorare...


Ieri, sul Corriere della Sera, Giovanni Belardelli ha analizzato, in maniera semplice e rapida, il rapporto tra cittadino e Stato in Italia. Ovvio, si tratta di un articolo di giornale e non può sviluppare l’argomento come un saggio di qualche centinaio di pagine, tuttavia il contenuto mi pare corretto e, come sempre quando si tratta di analisi corrette delle vicende italiane, non è che venga il buonumore a leggerle: http://archiviostorico.corriere.it/2014/novembre/22/stato_forte_piace_giorni_alterni_co_0_20141122_6400bbba-7213-11e4-8570-267cb425c191.shtml.
Buona stampa.
Con un atteggiamento come il nostro, intendo quello dei cittadini italiani indicato da Belardelli, la domanda con cui chiudevo il post di mercoledì scorso appare ancor più giustificata. Il che, ovviamente, non mi rallegra affatto.
Se l’Italia non fa ben sperare, mi sembra di cogliere qualche segnale positivo per quel che riguarda la gestione dell’economia europea e in particolare dell’eurozona. Sia pure a fatica e forse troppo lentamente, Mario Draghi sta facendo passare la sua linea e la BCE si prepara a  seguire la strada intrapresa dalle altre banche centrali occidentali, in particolare la FED e la Banca del Giappone.
Ecco un paio di articoli su questo argomento da Il Sole 24 Ore di ieri. Il primo del corrispondente da Bruxelles Alessandro Merli (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-11-22/draghi-stringe-tempi-qe-081216.shtml?uuid=ABmldvGC&fromSearch), il secondo dell’economista Marco Onado (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-11-22/il-bazooka-bce-vale-se-serve-ripartire-081114.shtml?uuid=ABxAcvGC&fromSearch).
Buona stampa. Per tutti e due. E un voto positivo anche a Mario Draghi, sebbene io tema che, a causa dei limiti che la politica impone ancora alla BCE, parte della moneta che intende iniettare nell’economia non venga utilizzata così da favorire effettivamente la crescita delle nazioni europee, in particolare quelle, come l’Italia, che hanno sofferto e soffrono ancora la recessione in maniera più drammatica. Detto altrimenti, l’enorme liquidità messa disposizione delle banche, non sempre trova la strada del mondo della produzione, ma va verso la speculazione finanziaria, che solo raramente produce effetti benefici sulla collettività, mentre quasi sempre accentua la distanza tra la fascia più ricca e quella più povera della popolazione.
Non sono certo il primo a dire che, purtroppo, spesso il denaro è impiegato male. Preciso, e qui forse ho un po’ di originalità, che il denaro talvolta è impiegato male sia perché non genera ricchezza collettiva sia perché non favorisce neppure un adeguato rendimento per chi lo investe.
Da qualche giorno uno dei miei tre lettori, uno che queste cose le conosce molto, ma molto meglio di me, ha deciso di mettere a disposizione di tutti le sue riflessioni in materia di finanza e di investimenti. Date un’occhiata al suo blog: http://www.whatsmoneyfor.com/.
Buona stampa. Buon lavoro, Roberto!
Chiudiamo con un brano musicale, come ormai accade quasi sempre. Ascoltiamo Skylark eseguito da Wynton Marsalis (http://en.wikipedia.org/wiki/Wynton_Marsalis), un grandissimo trombettista, forse un po' troppo perfetto.


E, visto che Skylark è un altro standard tra i più eseguiti, ci concediamo una seconda versione, quella di Dexter Gordon al sassofono insieme al suo quartetto, nel quale, in questo brano, primeggia Barry Harris al piano.



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