sabato 29 giugno 2013

Non se ne possono fregare di meno


Ho già espresso il dubbio che gli articoli e i libri di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella producano sdegno e sconforto sempre più profondi nei cittadini e assoluta indifferenza nei politici, di qualsiasi livello, secondo i quali lo sperpero di denaro pubblico può continuare persino oggi, quando invece si dovrebbe destinare anche l’ultimo centesimo alla crescita e alla riduzione della pressione fiscale.
Così, per aiutarvi a mantenere intatto o a accrescere il vostro sdegno, ecco il pezzo di Sergio Rizzo dal Corriere di oggi: http://www.corriere.it/economia/13_giugno_29/costi-spaziali-regioni_9c66f054-e075-11e2-aa9b-d132be5871d0.shtml.
Buona stampa. Destinata, però, a produrre ben pochi risultati. Quanti, immagino, produce la presenza degli stand regionali italiani al Salone di Le Bourget. Neppure il Comandante dell’Aeronautica di Rufus T. Firefly, Primo Ministro di Freedonia (http://www.imdb.com/title/tt0023969/), si farebbe indurre a comperare un oggetto volante da Cota o da Marini, anche perché non hanno nulla da vendere.
No, l’articolo di Rizzo rimarrà, come tanti altri, lettera morta. Vi aspettate forse che, per il prossimo anno, Vendola decida di non partecipare più al Salone di Le Bourget? O che Zaia decida di chiudere l’ambasciata del Veneto a Bruxelles? Dubito che sarete soddisfatti.
Il sistema ben difficilmente si riformerà da solo in assenza di qualche evento straordinario, come spiega l’editoriale di Angelo Panebianco, sempre dal Corriere della Sera di oggi: http://www.corriere.it/editoriali/13_giugno_29/piu-larga-opzione_9b57fda2-e075-11e2-aa9b-d132be5871d0.shtml.
Stampa così e così. Non già perché le considerazioni di Panebianco siano discutibili, quanto piuttosto perché mi sembra non volere affondare il coltello come si potrebbe, anzi, si dovrebbe nel trattare il tema dell’incapacità della politica di effettuare i necessari tagli della spesa pubblica. Vero che quello cui tende Panebianco è l’esortazione finale a Letta affinché agisca, ma avrei voluto che fosse più sferzante verso la Pubblica Amministrazione, i cui difetti enormi lui lascia intuire (e ne ha già parlato in altri editoriali), ma senza dedicargli lo spazio che io avrei giudicato adeguato. A mio avviso, non si parlerà mai abbastanza del contributo che la burocrazia dello Stato e degli enti locali ha dato e continua a dare alla crisi della nostra nazione. E non si potrà mai sperare in un vero cambiamento se la classe politica non avrà la cultura e il carattere (leggi: attributi) necessari per affrontare a muso duro la burocrazia e imporle di mutare radicalmente.
Che questo possa accadere e possa accadere nei tempi brevi indispensabili per dare una speranza al paese, francamente, non lo credo. Per essere irrimediabilmente pessimista, mi basta guardare alla vicenda emblematica di una società nata nel territorio padovano per volontà di alcuni enti locali. Si chiamava Cosecon (poi ribattezzata Attiva) e si occupava, inizialmente, di realizzare aree industriali e artigianali nei paesi della Bassa Padovana. In altre parole, è stata artefice della trasformazione di fertile campagna in cubi di calcestruzzo, molti dei quali sono vuoti (e non da ora per effetto della crisi, ma da sempre, perché si sono costruiti spazi di gran lunga superiori alle effettive necessità). Nel tempo, oltre a dedicarsi alla moltiplicazione di aree industriali in parte inutili, Cosecon ha ampliato il suo raggio di azione, non di rado con operazioni delle quali si è occupata anche la Magistratura. Fate una ricerca e troverete innumerevoli articoli su Cosecon-Attiva, che da ieri è in liquidazione (http://www.padovaoggi.it/economia/attiva-ex-cosecon-debiti-liquidazione.html), dopo aver bruciato decine di milioni di euro di denaro pubblico e delle banche, più o meno costrette a finanziare la società con risorse che, si può dire senza timore di smentite, sarebbero state molto più utilmente impiegate se destinate ad altre imprese (torneremo sul tema in un prossimo post) realmente produttive. Di questo spreco, che rende ancor più sconcertante la vista dei capannoni deserti che hanno preso il posto dei campi di frumento o di mais o di barbabietole, non risponderà nessuno. E questo sperpero non indurrà nessun politico a cambiare strada e ad avviare un serio programma di dismissione delle troppe società pubbliche che servono quasi esclusivamente a garantire poltrone e a produrre gestioni quasi sempre opache e spesso disastrose.
Il bello, anzi il brutto, è che leggi ci sarebbero già, come ricorda anche Rizzo. Un gran numero d’imprese o di proprietà pubbliche dovrebbero essere dismesse o liquidate da tempo, ma sopravvivono nell’incertezza del diritto o nell’indifferenza al diritto che sono, ormai, caratteristiche italiane. Le sole norme che vengono fatte rispettare veramente sono quelle cui sono sottoposti i normali cittadini, in particolare i più deboli.
Buona notte e buona fortuna.

P.S. Uno dei maggiori sostenitori di Cosecon-Attiva è stato l’allora Presidente del Veneto Galan, che, infatti, aveva “suggerito” alla finanziaria regionale Veneto Sviluppo di entrare nel capitale quale socio di rilievo (http://mattinopadova.gelocal.it/regione/2008/09/22/news/cosecon-volta-pagina-nascera-attiva-1.1187209). A posteriori, lo ammetto, è facile dare addosso a Galan, ma, se decidete di fare qualche ricerca, troverete davvero tanti articoli interessanti che inducono a riflettere.
Galan, se ve ne siete dimenticati, è il signore cui il barbiere di Montecitorio si rivolgeva chiamandolo “Onorevole Giustina Destro” (http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2011/09/12/news/galan-dal-barbiere-della-camera-con-la-tessera-della-destro-1.1163584).

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