martedì 29 novembre 2011

Nei Paesi evoluti...


Lo Stalinuccio di Gallipoli, lo stratega di alcune delle maggiori vittorie elettorali di Berlusconi, il fondatore di una Fondazione riluttante a dare conto di come si finanzia (si veda la polemica con Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nel luglio scorso http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/07/on-pres-massimo-d%E2%80%99alema-sara-un-caso-ma/143663/ e http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/08/“io-corretto-parlare-di-miei-fedelissimi-e-diffamatorio”/143924/), Massimo D’Alema, ieri si è beccato un meritato morso dal Bobtail.
«Nei Paesi evoluti non si protesta contro la Casta, ma contro Wall Street». Leggetevi il commento del mastino dal muso pacioso su queste belle (si fa per dire) parole (http://archiviostorico.corriere.it/2011/novembre/28/Prima_tagli_alla_politica_poi_co_8_111128001.shtml). E anche le considerazioni che spiegano perché, prima di pretendere ancora nuovi sforzi dai cittadini, i politici debbano mettersi in mente di condividere i sacrifici necessari per risanare il Paese.
Buona stampa.
Io mi permetterei di aggiungere solo poche osservazioni a quelle di Stella.
Nel parlare di diritti acquisiti, io avrei anche sottolineato che non esistono soltanto quelli relativi a pensioni e simili.
A me pare che in uno stato democratico, nel quale vige un contratto tra cittadini e governanti, i primi hanno il diritto di vedere il bene comune amministrato correttamente, hanno il diritto di aspettarsi che, in situazioni analoghe, tutti siano trattati dalla legge secondo equità, hanno il diritto di pretendere che il futuro della nazione non venga esposto a rischi gravissimi anche per effetto della sfacciata avidità, oltre che dell’inettitudine, di chi dovrebbe appunto farsi carico della corretta gestione del Paese.
O mi sbaglio? Vuoi vedere che ha ragione D’Alema? E già, noi italiani siamo degli ottusi retrogradi, incapaci di crescere e maturare, insomma, di evolvere (evoluti credo sia ancora il participio passato del verbo evolvere) come gli americani che protestano contro i banchieri e non contro i politici. E già, è giusto protestare contro i banchieri americani, che sono troppo pagati e che fanno male il loro mestiere e che con le loro speculazioni espongono il paese a rischi di nuove disastrose crisi finanziarie. Eppure… eppure c’è qualcosa che non torna… I politici italiani non sono i più pagati del mondo? Il sistema politico italiano non è quello che pesa maggiormente sul bilancio dello stato? I privilegi di cui godono parlamentari, consiglieri regionali, ecc. non sono incredibilmente superiori a quelli di cui godono i loro colleghi francesi o tedeschi? Il nostro Parlamento non è quello che svolge il proprio mestiere di gran lunga meno efficacemente rispetto a quelli dei principali paese europei? Certo, anche i banchieri italiani hanno combinato qualche guaio (e magari ne parleremo nei prossimi giorni), ma da queste parti il pericolo non sta in banca, ma nel Palazzo, dove il nostro diritto acquisito a vedere gestito correttamente il bene pubblico è stato massacrato ogni giorno per anni.

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