venerdì 25 novembre 2011

Contributi all'editoria


Oggi torniamo da dove eravamo partiti e guardiamo che fine fa una parte dei soldi che lo Stato raccoglie attraverso le imposte.
Sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri c’è un dossier dedicato ai contributi che vengono erogati all’editoria. Guarderemo, per ora, solo alla carta stampata e sarà, comunque, un lavoro che richiederà più post, altrimenti annoierei a morte, persino più del solito. Il link arriva dopo, devo fare qualche osservazione di carattere generale.
Prima osservazione: gli ultimi resi disponibili sono i dati relativi ai contributi maturati nell’anno 2009 e versati ai beneficiari nel 2010 e, come potrete vedere se scaricate le tabelle, sono aggiornati al Giugno di quest’anno (e se ben ricordo, sono stati effettivamente messi on line dopo l'estate). Niente male come tempestività. Seconda osservazione: abbiamo la bellezza di otto categorie di contributi, derivanti da più norme diverse. Essendo stato, mio malgrado, contemporaneo di Andreotti per tutta la vita, ho imparato che a pensar male… Penso male: quante più sono le leggi che regolano una determinata materia, tante più sono le zone oscure e ambigue, nelle quali o prosperano figure poco raccomandabili o si creano posizioni di vantaggio non casuali.
In terzo luogo, per come sono predisposte, le tabelle non favoriscono certamente la possibilità di comprendere i dati con immediatezza. Per sapere, ad esempio, quanto è stato erogato in base a ogni singola norma, dobbiamo fare la somma da soli, il Governo, infatti, ritiene inutile mostrare il totale. E ancora: vengono sì forniti ragione sociale dell'editore e nome della testata, ma non si indicano né l’indirizzo né altre informazioni sull’editore (eventuale sito, mail, ecc.), che potrebbero consentire di comprendere meglio di chi si tratta. Infine, noioso dettaglio tecnico frutto della pignoleria, poiché si tratta di file pdf, non è neppure possibile trasferire i dati rapidamente in un foglio elettronico per rielaborarli. Siamo nel 2011, possibile che la Presidenza del Consiglio, che sicuramente spende qualche euro in consulenze informatiche, non riesca a presentare le informazioni in maniera più completa e fruibile? E stendiamo un velo pietoso su impaginazione e aspetto…
Ci limitiamo alla prima tabella, quella relativa ai quotidiani editi da cooperative di giornalisti (Art. 3 comma 2 Legge 250/1990). Il totale, sempre che abbia fatto la somma correttamente, è pari a € 44.659.268,85. Stiamo parlando di una sola delle otto categorie.
Il quotidiano che riceve il contributo più alto è Il Manifesto, 3.745.345,44 euro, ossia l’8,38% del totale. Un quotidiano di cui si è parlato di recente, soprattutto per le vicende del suo direttore (ex), L’Avanti, ha ricevuto 2.530.640,81 (5,66%, secondo contributo in valore assoluto). Niente male “Valterino”! Oltre a queste due testate, ce n’è soltanto un’altra che, in qualche misura, ha una connotazione politica: Rinascita, che ha percepito 2.489.261,37 euro, il 5,57%.
La maggior parte dei restanti quotidiani hanno carattere locale e sembrano abbastanza uniformemente distribuiti sul territorio nazionale.
La sola particolarità è il Romanista, € 938.811,65 (2,1%), quotidiano della tifoseria della squadra giallorossa. Qualche dubbio sul fatto che meriti di essere finanziato con soldi pubblici lo nutro. E non sono il solo. Anche il Giornale ha perplessità su questo punto (http://www.ilgiornale.it/interni/il_foglio_giallorosso_spilla_italiani_milione_euro/07-10-2011/articolo-id=550329-page=0-comments=1)
Buona stampa.
Mi fermo qui, l’argomento è corposo e richiede un certo lavoro. Come ho detto, lo diluirò in più post. E anche le valutazioni complessive le faremo più avanti.

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