sabato 29 ottobre 2016

Sotto cattivi auspici

Manca circa un mese al giorno fissato per il referendum costituzionale sulla cosiddetta “riforma Boschi”.
I sondaggi indurrebbero a prevedere una vittoria del No. Di seguito, da una sintesi offerta da Panorama (http://www.panorama.it/news/politica/referendum-costituzionale-sondaggi/), riporto i dati elaborati da due tra i maggiori istituti di ricerca italiani
Secondo il sondaggio Index Research del 27 ottobre, i Sì sono al 48,7%, i No al 51,3%.  Questi i numeri di chi aveva deciso di votare e come farlo. Accanto a costoro, però, ci sono gli indecisi (19%) e quelli che intendono astenersi (38,8%).
Il sondaggio Emg per La7 del 24 ottobre 2016 presenta questi valori: Sì 34,7%, No 37,8%, Indecisi 27,5%. Il precedente sondaggio Emg, del 17 ottobre, dava il Sì al 33,8%, il No al 37% gli indecisi al 29,2.
Va osservato che, dal punto di vista strettamente formale, è più corretta la presentazione dei dati di Index Research, nella quale si fronteggiano le percentuali del Sì e del No, mentre quelle degli indecisi e degli astenuti sono solo indicate, ma non prese in considerazione nel calcolo. Nei referendum costituzionali, infatti, non è necessario il raggiungimento di un quorum, perciò avranno valore soltanto i voti validi e l’astensione non avrà alcun peso.
Il dato degli indecisi e dei potenziali astenuti, tuttavia, è significativo poiché il risultato del 4 dicembre potrebbe essere influenzato dal numero di coloro che usciranno da queste categorie e si schiereranno sull’uno o sull’altro fronte.
Da ultimo, come curiosità, vi propongo anche i dati, aggiornati in tempo reale, elaborati dalla Fondazione Einaudi (http://www.fondazioneluigieinaudi.it/sondaggio-referendum-costituzionale-2016/) in base alle opinioni espresse dai visitatori del sito (verso le 16:15 di oggi): SI 47.5% (5.324 Voti), NO 48.8% (5.472 Voti), Non so 3.7% (419 Voti).
Ribadisco che questi valori vanno considerati più come una curiosità, poiché coloro che si collegano al sito ed esprimono un voto quasi certamente non costituiscono un campione rappresentativo della popolazione.
Da quanto precede, mi sembra che due punti emergano con maggiore evidenza: la prevalenza tendenziale del No e la presenza di un ampio schieramento di indecisi. Vedremo se e come le cose cambieranno da qui al 4 dicembre.
Personalmente, rientro nella categoria di coloro che non hanno ancora preso una decisione in merito al voto. Resto incerto perché, pur convinto che l’Italia abbia estrema necessità di cambiare il proprio sistema politico, nutro parecchi dubbi sull’efficacia  dei meccanismi ideati dal governo in carica. E non mi piace la logica espressa dall’affermazione che è meglio una cattiva riforma piuttosto che nessuna riforma. Credo che altre dovrebbero essere le motivazioni per approvare il testo proposto dal governo. E non ne vedo ancora a sufficienza.
Non posso, inoltre, negare che le mie perplessità  aumentano di fronte al modo in cui la classe politica si è divisa tra No e Sì. Non è tanto il fatto che si vedano andare a braccetto personaggi che sino a due minuti prima si erano combattuti peggio che aspramente, circostanza che pure ha un certo peso. All’origine dei miei dubbi sta la convinzione di avere di fronte l’ennesima prova di opportunismo della classe politica (di ogni appartenenza). Il referendum serve per regolare conti di potere tra i partiti e all’interno dei partiti o movimenti e per cercare di procurarsi vantaggi personali di qualche genere. Ben pochi appaiono realmente interessati a capire e a far capire se e come questa riforma procurerà benefici al paese.
Proprio per questo mi piace l’editoriale di ieri di Sabino Cassese sul Corriere di ieri: http://www.corriere.it/opinioni/16_ottobre_28/scelte-governo-misure-conflitto-ca3e6a7e-9c75-11e6-aac3-b67f2733f2fe.shtml#.
Buona stampa. Non parla più che tanto del referendum, però dipinge abbastanza bene il quadro complessivo in cui si inserisce. Bisogna leggere tra le righe, ma direi che il messaggio è chiaro.
Di una cosa sono convinto e l’ho già sostenuto in altre circostanze: la situazione del paese sarà peggiore il giorno successivo al voto, qualunque sia l’esito. L’aria che si respira, già pessima oggi, con l’avvicinarsi della scadenza diventerà anche più tossica e le macerie del conflitto in corso ricadranno su di noi, certamente non sulla classe politica che sta conducendo una battaglia dai toni inaccettabili, senza preoccuparsi di rendere sempre più profondo il solco che la separa dai cittadini e di alimentare il discredito delle istituzioni.
Assai prima di noi, anche gli americani rischiano seriamente di ritrovarsi, all’indomani del voto, in una situazione di instabilità e di tensione di gran lunga peggiori di quelle seguite alla vicenda del voto in Florida nelle presidenziali del 2000. Le ambizioni personali di due contendenti inadeguati, combinati ai toni e agli argomenti impiegati nella campagna elettorale, porteranno comunque alla Casa Bianca un personaggio non all’altezza del compito e indebolito dalla rivelazione di carenze caratteriali e culturali e di comportamenti variamente riprovevoli.
Buonanotte e buona fortuna.

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