lunedì 22 agosto 2016

Un bell'articolo, inapplicato.

La settimana di Ferragosto ha offerto, come di consueto, pochi fatti significativi o, per meglio dire, ha visto i fatti significativi nascosti dalla cortina fumogena di altri eventi di poca o nessuna autentica rilevanza.
Per quel che riguarda l’Italia, in realtà, ci sarebbe da parlare della situazione dell’economia alla luce del cattivo risultato del PIL nel secondo trimestre dell’anno, ma il quadro è ancora troppo incerto per prendere posizione senza rischiare di sbagliare. Lasciamo che si faccia chiarezza sui propositi del governo, anche se sembra intenzionato soprattutto a chiedere a Bruxelles ulteriore flessibilità per i conti pubblici, una strada un po’ impervia…
Aspettiamo, vediamo anche come va il sobrio incontro organizzato da Renzi con Merkel e Hollande a Ventotene, una cosuccia semplice e discreta che avrà fatto rabbrividire d’invidia il tizio decrepito. 
Parliamo, dunque, del tema davvero importante della settimana, il tema che tiene tutti con fiato sospeso da giorni, ovvero quello dei costumi da bagno.
Cerco di sorridere, ma, francamente, non mi sembra che ci sia nulla di divertente nella quantità di chiacchiere che l’argomento ha scatenato. Parlo dello spazio riservato sulla stampa quotidiana e su Facebook, unici media che ho consultato. Non fatico a immaginare che anche in televisione e altrove si sia dedicata attenzione persino ossessiva al tema. Nulla attira, soprattutto in questa stagione, come una questione sostanzialmente trascurabile come quella del cosiddetto burkini.
E con ciò ho già detto abbastanza e voi tre avete compreso perfettamente quanto la questione mi sembri priva di importanza, in particolare in Italia, dove credo bastino le dita di una mano per contare le apparizioni del famigerato indumento.
Quando argomenti simili ottengono tanto spazio sui mezzi di comunicazione provo sempre il sospetto che, da qualche parte, ci sia una Spectre pronta a scegliere un tema sul quale deviare l’attenzione collettiva, evitando che si concentri su altri, più ricchi d’implicazioni sul piano politico e del consenso. Lo ammetto, sono vittima anch’io delle teorie complottiste…
Scherzi a parte, l’argomento non meritava certo tutto lo spazio che ha avuto, però, purtroppo, lo ha avuto e i giornalisti italiani, come di consueto, non hanno perso l’occasione per riprendere i cinguettii o gli sproloqui comunque diffusi dai politici di vario livello.
Per questo ho apprezzato l’editoriale di Francesco Jori pubblicato oggi dalle testate venete del gruppo L’Espresso (Il Mattino di Padova, La Nuova Venezia e La Tribuna di Treviso). Il testo non è disponibile on line sul sito del Mattino di Padova, sulla cui edizione cartacea l’ho letto. Quindi ho fatto lavorare lo scanner.


Buona stampa. Anche a me piacerebbe che si applicasse l’art. 121 del regolamento di pubblica sicurezza, ma temo che Jori, voi tre e io resteremo delusi. I ciarlatani non saranno perseguiti, troveranno, invece, modo di far sentire ancora a lungo le proprie chiacchiere inconcludenti, deliranti e pericolose, sostenuti da giornalisti che hanno, in modo significativo, rinunciato a fare sino in fondo il proprio lavoro (che facciano parte anche loro della categoria dei ciarlatani?).

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