giovedì 25 agosto 2016

Seguissero l'esempio di Aida Hadzialic

Lunedì Il Sole 24 Ore ha dedicato ampio spazio ai bilanci delle regioni. Ecco l’articolo che sintetizza la situazione: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-08-21/nei-bilanci-regioni-rosso-33-miliardi--194352.shtml?uuid=AD8t0P6.
Buona stampa. Come si vede, l’introduzione di nuovi metodi contabili ha, in molti casi, fatto emergere situazioni di forte sbilancio tra entrate e uscite, per anni nascoste con artifici più o meno legali. Sono numeri tutt’altro che trascurabili, dai quali, per alcune regioni, derivano pesantissimi vincoli per il futuro, poiché sono obbligate a rientrare dal disavanzo, sia pure senza (troppa) fretta.
Il commento, però, preferisco lasciarlo a Guido Gentili, già direttore del 24 Ore, che sempre lunedì sul quotidiano di Confindustria ha fatto alcune valutazioni riguardo a quei numeri: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2016-08-21/-tasse-e-spesa-settant-anni-autonomia-senza-rete-194933.shtml?uuid=ADKbPg6&fromSearch.
Buona stampa. Avrebbe poco senso aggiungere altro alle parole di Gentili, tuttavia alcune riflessioni mi sento di farle.
Come ben sapete, una parte preponderante della spesa regionale è destinata alla sanità. La salute pubblica, dunque, dipende per una quota importante dalla capacità di spesa delle regioni.
La regionalizzazione della sanità è un processo originatosi negli anni 70 del secolo scorso, con la nascita del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e una prima attribuzione di competenza su base locale. Negli anni 90 il processo è continuato, con la sostanziale trasformazione del SSN in un Servizio Sanitario Regionale (SSR).
Accanto ad alcuni effetti positivi, questo processo ha prodotto anche (prevalenti?) conseguenze negative, in primo luogo le differenze del servizio prestato ai propri cittadini dalle diverse regioni, differenze che si sono accentuate nel tempo. Un’analisi piuttosto complessa (e relativamente corposa) del fenomeno viene offerta da questo studio dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali: http://www.agenas.it/images/agenas/monitoraggio/spesa_sanitaria/monitoraggio_spesa/2008_2014/aggiornamento_spesa_sanitaria_%20anni%202008_2014_PDF.pdf.
Tra i molti dati che vengono presentati, assumono rilievo in questo caso quelli relativi alla mobilità sanitaria (Tabella 4-pag. 8), ovvero il fenomeno che spinge i cittadini di alcune regioni a recarsi in altre per ottenere servizi giudicati, a torto o a ragione, migliori.
E anche quelli riguardo ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), che mostrano le notevoli differenze esistenti tra le varie regioni italiane e l’andamento abbastanza irregolare nel tempo, senza che si evidenzi una tendenza consolidata al miglioramento (Monitoraggio griglia LEA-pag. 16).
Nei giorni scorsi è stata annunciata l’acquisizione da parte di Pfizer (uno dei colossi dell’industria farmaceutica mondiale) di un’altra azienda, Medivation, che produce un farmaco antitumorale, lo Xtandi,  considerato quello che nei testi di management si definisce una cash cow (ossia una mucca che produce grandi fatturati, quindi un flusso rilevante e plausibilmente duraturo di incassi e utili). Sempre Pfizer, ieri ha annunciato l’acquisizione di una divisione di Astra Zeneca specializzata nella produzione di alcuni antibiotici. 
Nel corso degli ultimi mesi le operazioni come queste si sono moltiplicate, tanto che il settore farmaceutico e quello sanitario in generale produrranno, a livello globale, una quota rilevante di tutte le operazioni di fusioni e acquisizioni (M&A) del 2016 (ecco, ad esempio, il caso degli USA: http://www.statista.com/statistics/380169/most-active-manda-industries-forecast-usa/).
Questo per dire che il mondo della farmaceutica si muove con notevole dinamismo e offre con frequenza sempre maggiori nuovi prodotti in grado di prolungare o migliorare la vita dei malati (in qualche caso anche quella dei sani).   
A fronte di industrie farmaceutiche di dimensioni sempre maggiori e capaci di offrire prodotti per le più diverse patologie, noi abbiamo un sistema sanitario che certo non è in grado di confrontarsi in maniera adeguata con simili interlocutori e questo ha effetti non soltanto economici, perché alle aziende farmaceutiche interessa sì vendere, ma anche verificare costantemente gli effetti dei farmaci. Ecco l’opinione del Professor Pani, direttore dell’Agenzia Italiana del Farmaco-AIFA, in un’intervista a Quotidiano Sanità del maggio 2015: http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=28098.
Buona Stampa.
Non mi sembra di dover aggiungere molto altro. Sottolineo, però, due punti.
Alla luce di quanto emerso riguardo ai conti delle regioni, è ragionevole pensare che molte amministrazioni saranno costrette, tra l’altro, a comprimere le spese sanitarie, riducendo quindi la qualità del servizio offerto: questo potrebbe comportare incremento dei tempi di attesa e indisponibilità di determinate terapie (come peraltro già accade: un farmaco che è impiegato dalla sanità dell’Emilia Romagna può non essere impiegato da quella del Veneto).
Si può, perciò, prevedere un’accentuazione della mobilità sanitaria, la quale non sempre consente di ottenere la prestazione adeguata e comporta sempre oneri di natura diversa che, comunque, costringono il malato e la famiglia a sacrifici importanti. Non tutti sono in grado di sostenere gli oneri accessori della mobilità sanitaria. Ci troviamo, dunque, di fronte a un caso di evidente iniquità che è in contrasto con gli obiettivi universali ed egualitari alla base della creazione del SSN.
Il secondo argomento è che delle condizioni in cui versano i conti regionali, come accade quasi sempre in Italia, nessuno sarà chiamato a rispondere, né tra i politici né tra i burocrati, i quali hanno assecondato le scelte dei politici, consentendo di nascondere le reali condizioni degli enti regionali.
Altrove le cose vanno ben diversamente. Come mi piacerebbe che anche dalle nostre parti si manifestasse la sensibilità e la ragionevolezza di Aida Hadzialic, giovane ministro svedese per l’educazione che si è dimessa per essere stata fermata alla guida dell’auto dopo aver bevuto appena un po’ troppo (ecco la notizia dal sito della BBC: http://www.bbc.com/news/world-europe-37069609).
Da noi non succede mai niente del genere. E non solo perché i nostri politici non si sognano di guidare e si fanno pagare auto e autista dai contribuenti. Non si sognano neppure di assumersi le proprie responsabilità.

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