lunedì 6 aprile 2015

Come ci facciamo del male


L’assenza dei giornali in occasione delle festività richiede prudenza da parte di chi, come me, quasi ogni giorno cerca uno o più articoli da proporre a voi tre. Devo evitare di restare senza munizioni. Così ieri, oltre ad andare a ripescare il pezzo di Moussanet su Lufthansa, ho evitato di parlare di un articolo di Luca Ricolfi pubblicato da Il Sole 24 Ore e l’ho “risparmiato” per oggi.
Ricolfi s’inserisce nel solco tracciato da Dario Di Vico nell’editoriale del Corriere della Sera che vi avevo suggerito sabato (http://ilmiosecchiellodacqua.blogspot.it/2015/04/chi-di-traditore-ferisce.html), ma mi sembra affondare la lama con maggior decisione e porre in evidenza, con la forza drammatica  dei numeri, gli effetti del modo inconcludente e opportunistico di governare di Matteo Renzi. L’articolo di Ricolfi lo potete leggere qui:
Buona stampa. A quanto pare Renzi vuole davvero confermarsi degno erede del tizio decrepito e passare lui pure alla Storia come un grande annunciatore incapace di produrre risultati. E come il tizio decrepito anche lui si mostra spocchiosamente indifferente, anzi sprezzante, rispetto alle critiche, convinto di appartenere alla schiera dei sedicenti illuminati da Dio che ha occupato lo studio del Presidente del Consiglio a Palazzo Chigi negli ultimi vent’anni.
Non riesco davvero a capire come si possa essere così ottusamente pieni di sé da non comprendere che, alla fine, il prezzo della superbia è quello di restare largamente al di sotto dei propri ambiziosi obiettivi. Gli 80 euro (che già non erano gran cosa) pagano soltanto una volta in termini elettorali, questo lo capisce anche un bambino. Renzi, evidentemente, non ci arriva.
Il prossimo argomento, di altra natura, ma per certi aspetti più preoccupante, lo prendiamo da The Guardian (davvero un eccellente quotidiano). Un articolo apparso oggi nell’edizione on line sintetizza un rapporto del Governo del Regno Unito riguardo ai pericoli insiti nello sviluppo di microorganismi resistenti agli antibiotici e agli altri farmaci impiegati per controllare virus e batteri: http://www.theguardian.com/science/2015/apr/06/drug-resistant-disease-could-kill-80000-single-uk-outbreak-report-warns.
Buona stampa. Com’è ovvio, il problema non riguarda soltanto il Regno Unito e mi sembra costituire una sfida cruciale per medici e farmacologi di ogni nazionalità.
Anche noi dovremo dare un contributo, sebbene, come spiega un articolo di Marzio Bortoloni apparso sul 24 Ore sabato, non ci riesca di far finanziare i nostri progetti di ricerca e finiamo per essere contribuenti netti di quelli di altri paesi, Germania e Regno Unito in testa. Si tratta di un pezzo non liberamente leggibile, è necessario avere un abbonamento o dei “crediti” nel Borsellino del 24 Ore. Questo è il collegamento alla pagina di accesso:  (http://www.ricerca24.ilsole24ore.com/fc?keyWords=programmi+ricerca+europei&submit=Cerca&cmd=static&chId=30&path=%2Fsearch%2Fsearch_engine.jsp&field=Titolo|Testo&orderBy=score+desc). L’articolo da leggere è il primo.
Buona stampa. Per quelli che non hanno accesso, riporto qualche dato. Solo due università italiane entrano nella classifica delle prime cinquanta per numero di progetti approvati e finanziati dalla UE (Politecnico di Milano e Università di Bologna). Va meglio con i centri di ricerca, con il CNR al quinto posto e altri cinque enti nei primi 50. L'Italia, la "patria" delle piccole e medie imprese, non riesce ad averne una tra le 25 destinatarie di fondi europei per programmi di ricerca. In complesso, riceviamo fondi per l’8,3%, mentre ne apportiamo il 13%. Come beneficiari, davanti a noi abbiamo Germania, Regno Unito e Francia. E subito dietro, con qualche centinaio di milioni di euro in meno, l’Olanda, che ottiene fondi per il 7,5% del totale, ma contribuisce per il 3,3%. Intendiamoci, non si può nemmeno immaginare che ci sia la perfetta proporzionalità tra quanto si versa e quanto si riceve. Il sistema è studiato proprio per favorire la concorrenza e quindi far emergere i progetti migliori. Il punto è che, purtroppo, noi siamo fuori dal gruppo dei migliori e questo dovrebbe farci riflettere e prendere contromisure adeguate. Accade, invece, che di questi problemi da anni ci si occupi assai poco dalle parti di Palazzo Chigi e dintorni.
Torniamo al fronte. Oggi, necessariamente, musica classica. E, come faccio spesso, mi faccio guidare dalle mie preferenze. Per il primo ascolto andiamo abbastanza indietro nel tempo: vi propongo una breve suite di Henry Purcell, probabilmente il maggiore compositore inglese dell'epoca barocca (http://en.wikipedia.org/wiki/Henry_Purcell). Il titolo del brano è Abdelazer o Abdelazar e l'esecuzione è quella della Academy of Ancient Music.


Venendo assai più vicini ai giorni nostri, ecco un celebre brano di Jean Sibelius (http://www.treccani.it/enciclopedia/jean-sibelius_%28Enciclopedia-Italiana%29/): Valse Triste, nell'esecuzione dei Berliner Philharmoniker diretti da Von Karajan.


2 commenti:

  1. Sulla questione degli antibiotici/farmaci e la loro connessione con i "drug-resistant strains" di vari bacilli, mi viene immediatamente in mente la facilita' con la quale certi pazienti richiedano - e i loro dottori gli passino - farmaci ad ogni minimo segno anche di nulla: uno starnuto, un 'pizzicore' in gola, un pruritino al collo,... ... Più presto cresciamo di testa - e non solo d'eta' - e più chances avremo di farcela. Grazie per condividere. Rp

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  2. Mi permetto una seconda intrusione, sempre sullo stesso argomento. Mentre si parla di "actions" e pericoli futuri, nessuno sembra parlare dell'unico apparato già in piedi e ben capace di tentare di far fronte al problema: l'industria farmaceutica. In modo tipicamente inglese, tra la "faccia del socialismo" e il respiro dell'"imperialista", questo soggetto rischia di sfasciarsi sulla base di "quanti soldi faranno" le società. Ma se ti fermi a pensare: da quando in qua abbiamo mai preso un'aspirina sovietica? L'ideologia e' una cosa molto più pericolosa dei bacilli da sconfiggere. Rp

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