martedì 23 settembre 2014

L'Italia non è questa


Oggi cominciamo parlando di musica. Non si tratta, però, di un rovesciamento dello schema abituale dei post. Purtroppo non ascoltiamo nulla, ma l’argomento è la musica, o, più precisamente, quella che dovrebbe essere una delle maggiori istituzioni musicali italiane e che, invece, sta per implodere a causa del comportamento irresponsabile di alcuni. Voi tre avrete già capito che il tema è l’Opera di Roma e, più in particolare, la decisione di Riccardo Muti di abbandonare il ruolo di “Direttore musicale a vita”.
Cronaca. Sebbene, in entrambi i casi, si capisca come la pensino gli autori degli articoli.
Buona stampa. Una storia desolante, un’immagine vergognosa che offriamo al mondo, a quella parte del mondo che ancora apprezza il nostro Paese, la nostra cultura, la nostra creatività.
Io, nello specifico, non aggiungo altro. Osservo soltanto un dettaglio, che, lo dico senza nascondermi, mi serve per parlare del problema della riforma del mercato del lavoro.
I musicisti dell’Opera di Roma che hanno invaso il camerino di Muti e che stanno impedendo il normale funzionamento dell’Ente appartengono a due sigle sindacali: Fials e CGIL. Ebbene, nessuna delle due, che io sappia, ha giudicato opportuno spiegare il comportamento dei propri aderenti o, men che meno, assumere una posizione chiara sulla vicenda. Cercate anche voi in rete e smentitemi.
Aggiungo che mi sarebbe piaciuto che la CGIL commentasse quanto illustrato da Sergio Rizzo relativamente al tentativo di ripristinare la “normalità” nelle retribuzioni dei dipendenti della Camera dei Deputati (articolo che vi ho indicato due giorni fa: http://www.corriere.it/politica/14_settembre_20/maxi-indennita-funzione-cosi-si-aggira-tetto-stipendi-36d4bc54-4095-11e4-ada3-3c552e18d4d4.shtml#).
Ora io non ho alcun problema a riconoscere che Renzi e il suo governo si stiano muovendo male nella riforma del mercato del lavoro. Tuttavia non posso dar torto al Presidente del Consiglio quando definisce conservatori quelli che gli si oppongono. E non fatico neppure ad affermare che l’Italia ha bisogno di tutto meno che di un sindacato come la CGIL, che difende posizioni intolleranti e violente come quelli degli orchestrali dell’Opera di Roma. O che asseconda senza esitazioni le rivendicazioni della propria sezione dei lavoratori pubblici, che ha fatto e continua a fare l’impossibile per affossare l’introduzione dei più tenui principi di meritocrazia. E che difende i privilegi inaccettabili della categoria.
Buona stampa. Non devo spiegarvi perché ve lo suggerisco.
E non serve neppure che spieghi perché consigli anche l’articolo di Fabrizio Forquet sul Sole 24 Ore di oggi: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-09-23/verdi-e-ritardi-italiani-063609.shtml?uuid=ABlM3HwB&fromSearch.
Buona stampa.
Cambiamo argomento, ma purtroppo non passiamo a nulla che dia sollievo, tutt’altro.
Me l’ha segnalato uno dei miei tre lettori, un omonimo che dà ben altro lustro di me al nostro nome. Grazie, dunque, a Roberto P.
Il Giornale è stato, ieri, il primo a dare la notizia di questa ennesima dimostrazione di quale livello abissale riescano a raggiungere i politici italiani per procurarsi qualche briciola di facile consenso:  http://www.ilgiornale.it/news/politica/cosa-si-lancia-zingaro-che-sta-affogando-polemiche-post-1053739.html.
Buona stampa. Devo dire che mi lascia la bocca particolarmente amara il fatto che questo tizio sia veneto come me… Non che altrove manchino esemplari alla sua bassezza, però, come ho già spiegato, nel detto “mal comune, mezzo gaudio” non vedo nessuna saggezza.
Mi preoccupa anche il ripetersi di eventi simili. Stordisce quasi la frequenza con la quale, giustamente, veniamo informati delle sciocchezze (eufemismo) che i politici ci rifilano tramite Facebook o Twitter, travolti dalla possibilità di dar aria ai denti con tanta facilità...
Sul tema della pressione esercitata dai nomadi e dagli immigrati e dai problemi creati dalla presenza degli uni e degli altri in Italia, rimando a chi ha, diversamente da me, i mezzi per parlarne con la competenza e la profondità necessarie. Si tratta di questioni che hanno implicazioni economiche, sociali e politiche, ma anche umane. Questioni che non si liquidano con una battuta da osteria a tarda sera.

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