mercoledì 27 febbraio 2013

Non se ne viene fuori con le promesse


Lo scoramento di lunedì sera non mi ha abbandonato. Fatico ancora a credere che la maggioranza degli italiani si sia fatta abbindolare da due parolai, per quanto abili, ossia Grillo e il tizio decrepito. Naturalmente rispetto la decisione di chi ha votato M5S e Pdl, ci mancherebbe!
Eppure avrei preferito una più alta percentuale di astensione che avrebbe da un lato testimoniato comunque l’insofferenza e la rabbia (più che legittime) verso la classe politica e dall’altro avrebbe dimostrato la capacità di sottrarsi alle lusinghe di un uomo che, in diciannove anni, ha mantenuto quasi esclusivamente le promesse fatte a se stesso e ha realizzato quasi esclusivamente misure che avevano poco a che fare con gli interessi degli italiani.
Due parolai che, guarda caso, hanno scarsa simpatia per il confronto con interlocutori non ammaestrati, che si sottraggono al dibattito pubblico, che concepiscono la comunicazione come un processo che si svolge soltanto in una direzione, ossia da loro a chi li ascolta. Non è questo il genere di leader che mi piace.
Concentrandoci sul tizio decrepito, vorrei sapere quanti di quelli che l’hanno votato sanno chi entrerà in parlamento con la casacca del Pdl. Mi piacerebbe sapere quanti, per esempio, sono felici di vedere che il già celeste, ora nero come la pece per le varie indagini di cui è oggetto, avrà un seggio al Senato, un privilegio che in nessun paese al mondo sarebbe concesso a qualcuno nell’attuale situazione giudiziaria di Formigoni. Alla Camera entrerà Daniela Santanchè, colei che ha, come Giannino, mentito sui propri titoli di studio. Giannino, giustamente, è stato sbeffeggiato duramente dal tizio decrepito, che ne ha anche chiesto le dimissioni da non si sa cosa. La Santalacchè, invece, se la porta a Montecitorio, si vede che non può proprio farne a meno. E mi fermo qui, anche se ci sono numerosi parlamentari del Pdl che meriterebbero considerazione… E anche negli altri partiti.
Certo, resta la soddisfazione di vedere che Fini non ha trovato neppure uno sgabello. Non facciamoci illusioni, però: sarò sospettoso e pessimista, ma temo che subiremo (e sosterremo economicamente) ancora a lungo l’onere della sua nascita in territorio italiano. E, quel che è peggio, temo che lui non avrà il pudore di starsene fuori dai piedi. Tornerà ad agitare il suo ditino come un professore e a dispensare la sua presunta saggezza, anziché andare a vivere a casa di suo cognato e a farsi mantenere da lui (con quanto risparmiato con qualche buon colpo nel mercato immobiliare può farlo).
Lasciamo stare, perché pensare alla mediocrità della classe politica italiana degli ultimi vent’anni fa molto male a voi tre, ma anche a me.
Vediamo, invece, due articoli che mi sembrano meritare attenzione. Entrambi tratti dal Corriere di oggi. Il primo è l’editoriale di Galli della Loggia, di cui condivido ampiamente la prima parte, ma non riesco a seguirlo nel pur timido segno di ottimismo riguardo alla possibilità che Grillo possa cambiare davvero la qualità della politica italiana. Proprio Galli della Loggia ha più volte rilevato, così come Panebianco e altri su altri giornali, che è la qualità della classe dirigente italiana a essere del tutto inadeguata. E che esistono tutta una serie di interessi che legano politica, burocrazia pubblica, organizzazioni sindacali e imprenditoriali, imprese a capitale pubblico e privato, interessi che frenano qualsiasi tentativo di rinnovare l’Italia. Non vedo come Grillo, con il suo modo di procedere, possa riuscire a cambiare davvero questo stato di cose. La realtà, purtroppo, è diversa da come ci piacerebbe che fosse o ci fa comodo rappresentarla. E l'esperienza di Parma, che mi pare positiva, è esemplare di quanto la pratica spesso si ponga assai lontano dalla teoria.
Torniamo al pezzo di oggi di Galli della Loggia, ora dovete leggerlo voi e farvi le vostre opinioni, non perdere tempo con le mie: http://www.corriere.it/editoriali/13_febbraio_27/Atlante-populista-italiano-della-loggia_39c34d86-80bb-11e2-b0f8-b0cda815bb62.shtml.
Buona stampa.
L’altro articolo è di Lucrezia Reichlin economista italiana (figlia di importanti esponenti della sinistra) con una brillante carriera internazionale: http://www.corriere.it/opinioni/13_febbraio_27/reichlin-giusto-chiedere-ascolto-europa_2a83224e-80b4-11e2-b0f8-b0cda815bb62.shtml.
Buona stampa. Reichlin ci ricorda che la durezza con cui l’Europa ci ha imposto e c’impone una politica di bilancio rigorosa trae origine dalla nostra incapacità di accreditarci come interlocutori affidabili dei principali partner europei. E come tale incapacità nasca proprio da quel groviglio d’interessi che ha influenzato e tuttora influenza negativamente il governo del nostro paese. Tanti interessi che sono espressione di altrettanti egoismi, quei sentimenti che (chiudo tornando allo scoramento di cui parlavo all’inizio) sono all’origine del voto di larga parte degli italiani. In modo e in misura assai diversi, e questo significa che ho di loro un’opinione molto diversa, Grillo e il tizio decrepito hanno conquistato tanti voti andando a sollecitare proprio quegli egoismi. E tanti italiani, direi troppi, non hanno resistito a quelle sirene. La classe politica cambierà solo se cambieremo prima noi.
Buona notte e buona fortuna. Ci sta, eccome se ci sta.

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