domenica 3 gennaio 2016

Mezzo pieno o mezzo vuoto, comunque non è sufficiente



Ovvio che, a seconda della propria posizione, ognuno di noi possa guardare alla situazione italiana considerando il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto e, in base a questa valutazione, esprimere un giudizio positivo o negativo rispetto all’azione del governo Renzi.
La mia personalissima, e radicale, opinione al riguardo è che, purtroppo, non ci possiamo accontentare di un bicchiere che non sia pieno (e quindi conta poco o nulla che ci appaia mezzo pieno o mezzo vuoto).
L’economia e le istituzioni italiane hanno bisogno di interventi assai più profondi e decisi di quelli messi finora in atto da Renzi e dal suo governo. Azioni la cui efficacia sarebbe stata tanto maggiore in considerazione delle vantaggiose condizioni ambientali che, difficilmente, permarranno a lungo: prezzo del petrolio, politica monetaria espansiva della BCE, politica monetaria vagamente restrittiva della Fed, ecc.
Mentre i benefici di queste circostanze positive si vanno già attenuando, noi ci troviamo ancora in mezzo al guado (e la parola “mezzo” adesso pesa eccome) e rischiamo di essere travolti da un eventuale peggioramento del quadro internazionale.
Renzi, purtroppo, non sembra comprendere le implicazioni di questo, il suo modo di fare politica è largamente concentrato nel produrre consenso (magari acquistandolo con misure discutibili). L’importante è soprattutto apparire, ottenere spazio nei mezzi di comunicazione, lanciare proclami via Twitter o Facebook, esibire diapositive ironiche o sferzanti con chi non la pensa come lui. Che dietro tutto questo vi sia poco o nulla, a Renzi sembra non importare granché, come dimostra la graduale perdita di incisività del suo agire, messa in evidenza dall’editoriale odierno del Corriere della Sera, firmato da Federico Fubini: http://www.corriere.it/editoriali/16_gennaio_03/riforme-passo-smarrito-d17bbc9a-b1ea-11e5-829a-a9602458fc1c.shtml#.
Buona stampa. Nell’articolo si sottolinea come due punti cruciali, il controllo della spesa e la riforma della pubblica amministrazione, siano spariti dall’orizzonte del governo. Direi che è una conseguenza ovvia del fatto che Renzi non ama combattere le vere battaglie, quelle nelle quali sono in gioco elementi decisivi e che possono far pagare qualche prezzo in termini di consenso. Qualche esempio? Facile produrre una legge sul mercato del lavoro, efficace (forse) soltanto per i dipendenti di aziende private, quindi in un ambito in cui il peso dei sindacati è ormai assai modesto. Facile imporre per legge la trasformazione di dieci banche popolari in società per azioni. Battaglie senza autentici nemici. Difficile imporre regole nuove nei contratti dei lavoratori pubblici, sicuramente più uniti di quelli privati e sorretti da sindacati dotati ancora di una certa forza. Difficile sfoltire la pletora di società in mano allo stato e agli altri enti pubblici, ricche di poltrone sulle quali far sedere gli amici e gli amici degli amici. Difficile decidere una vera riforma della RAI e del mondo dell'informazione. Potrei continuare, ma credo sia sufficiente.
Aggiungo solo una notizia e una fulminante battuta, prese entrambe da La Stampa. La prima è che Renzi si presenterà domani alla quotazione ufficiale della Ferrari a Piazza Affari: http://www.lastampa.it/2016/01/03/economia/il-lusso-a-quattro-ruote-in-borsa-anche-renzi-al-debutto-di-ferrari-EiDu3B3wnxUM3va5Tg5F2M/pagina.html.
Cronaca. Poteva mancare? Dove ci sono i cotillon, Renzi non può non esserci.
Buona stampa. Che altro potrei dire visto che concorda con me? A proposito, anche Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore di oggi sembra pensarla come me, e il suo è un pezzo di peso: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2016-01-03/quattro-test-l-anno-nuovo-103350.shtml?uuid=AC3khV3B.
Buona stampa.
E veniamo alla vicenda di maggior rilievo sul piano internazionale in queste ore, ossia la decisione del governo saudita di eseguire nella stessa giornata 47 condanne a morte, tra cui quella di Nimr al-Nimrits, importante imam sciita attivo nella zona orientale del regno arabo, quella in cui prevale questa componente dell’islam.
Ecco un paio di commenti che mi sembrano degni attenzione. Il primo è quello di Alberto Negri, da Il Sole 24 Ore di oggi: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2016-01-03/messaggio-teheran-e-usa-100145.shtml?uuid=ACQsKV3B.
Il secondo, dal Corriere della Sera, l’ha scritto Roberto Tottoli e spiega le radici dell'odio tra sunniti e sciiti: http://www.corriere.it/esteri/16_gennaio_03/gli-imam-persecuzioni-storia-dell-odio-islamici-4bbbcf82-b1ea-11e5-829a-a9602458fc1c.shtml.
Buona stampa. Per tutti e due.
Vi segnalo, infine, anche quanto scritto da Renzo Guolo su La Repubblica, con la precisazione che si tratta di una parte soltanto del pezzo, che on line non è disponibile gratuitamente: http://www.repubblica.it/esteri/2016/01/03/news/lo_scenario_l_esecuzione_di_al_nimr_rischia_di_far_esplodere_le_tensioni_tra_le_due_confessioni_musulmane_e_tra_arabia_sau-130539248/?ref=HREA-1.
Buona stampa. Anche perché c’è un'interessante piccola galleria fotografica risalente a quando, nel 1979, a Teheran ci fu l’assalto all’ambasciata americana.
Probabilmente, la tensione tra Iran e Arabia Saudita non andrà oltre schermaglie verbali e gesti simbolici; il problema è che, lontano dalla ribalta, il conflitto tra queste due potenze continuerà attraverso movimenti difficilmente controllabili e tutt'altro che lontani da logiche terroristiche, finanziati con generosità da entrambi i paesi. E questo non mi pare affatto rassicurante, soprattutto per le nazioni occidentali, le quali, peraltro, pagano il prezzo della loro insipienza e della loro codardia. Non è, tuttavia, rassicurante neppure che alla guida dei paesi occidentali, delle potenze locali e, infine, anche della Russia, non ci siano leader forti e capaci di iniziative di ampio respiro. Anche i despoti come Putin, Erdogan, Ali Khamenei o Salman Al Saud nascondono, dietro la sicurezza e la spavalderia apparenti, una debolezza più o meno marcata. Come insegnano anche troppe esperienze (non ultima quella della Libia destabilizzata perché Sarkozy sperava così di risollevare il proprio consenso) è sempre una pessima idea servirsi della politica estera per risolvere problemi di politica interna. Difficilmente si risolvono questi ultimi e se ne creano di molto gravi sul fronte internazionale.
Anche nel nuovo anno non smettiamo di combattere i nemici della cultura e della musica. Un brano dei giorni nostri, eseguito da un gruppo di alternative rock britannico, i Coldplay. Il brano che vi propongo è uno dei loro maggiori successi: Yellow.


E, siccome sono stato assente per qualche giorno, mi concedo una seconda proposta, attinta al repertorio di una delle più belle voci dell’ultima parte del secolo scorso, quella di Nathalie Cole, che, purtroppo, è morta due giorni fa. Il brano è quello grazie al quale ha conquistato, tra gli altri riconoscimenti, anche alcuni Grammy Award. Un brano reso famoso dal padre Nat King Cole, con il quale, grazie alla tecnologia, Nathalie poté eseguire un famoso duetto. Il pezzo è Unforgettable.


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