martedì 19 gennaio 2016

Domenica 6 agosto 1978

La spiegazione del titolo la troverete più avanti.
Inizialmente il post avrebbe dovuto intitolarsi La stupidità nella rete, in riferimento al fatto che oggi, nel collegarmi a Facebook verso le due di pomeriggio, ho trovato due condivisioni, con un punto in comune, che hanno suscitato in me reazioni diametralmente opposte. 
La prima, del mio amico Roberto Plaja e come di consueto frutto della sua intelligente selezione di quanto è disponibile nel mare magnum digitale, conduceva a questo articolo di The Guardian: http://www.theguardian.com/science/2016/jan/19/stephen-hawking-warns-threats-to-humans-science-technology-bbc-reith-lecture?CMP=share_btn_fb.
Buona stampa. Il punto, però, non è quello che dice Stephen Hawkins, pur essendo molto interessante. Il punto è che a qualcuno è venuto in mente di usare una foto dello scienziato inglese per lanciare un messaggio estremamente negativo sulla sanità italiana e non solo: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=933362693420962&set=a.324675890956315.72799.100002417202264&type=3&theater.
Questa non è stampa, quindi non esprimo un giudizio nel mio solito modo. Dirò, tuttavia, che si tratta di pura spazzatura. E che di materiale simile ne circola anche troppo in rete, soprattutto su Facebook e Twitter e altri cosiddetti social network, attraverso i quali troppa gente cerca di veicolare i propri sentimenti, anche i meno degni di condivisione, o di trasmettere messaggi insignificanti o, peggio, menzogneri e diretti a suscitare determinate emozioni e reazioni in chi li legge.
Credo che i gestori di questi strumenti dovrebbero porsi delle domande riguardo alle modalità di comunicazione che consentono ai loro utilizzatori. Sono per principio contrario a qualsiasi forma di censura, ma di fronte a certe manifestazioni credo che sia ragionevole auspicare delle limitazioni. Lo dico da moderato utilizzatore di Facebook, nel quale, grazie alle mie amicizie “selezionate”, trovo spunti di riflessione, testi intelligenti, immagini degne di essere viste e musiche che meritano di essere ascoltate. Con loro, quando accade, si dialoga, in maniera educata, cercando di replicare via internet, nei ristretti limiti del possibile, l’atmosfera di una conversazione nel salotto di casa.
E, quando è accaduto che qualcuno abbia cercato di trascinarmi in scambi di invettive piuttosto che in dialoghi del genere che considero accettabile, mi sono immediatamente tirato indietro. E intendo continuare a comportarmi in questo modo. Ho circa 150 amici, un’inezia, ma mi bastano. E non farò certo nulla per farli aumentare. Non do la mia amicizia senza prima controllare chi me la chiede e ho respinto diverse richieste. Questo, ovviamente, non fa di me il cliente modello di Zuckerberg o di Dorsey, ma mi sta bene.
Cambiamo argomento e passiamo a temi più frequentati da il mio secchiello d’acqua. I mercati finanziari europei hanno oggi mostrato la volontà di riprendersi dalle dure flessioni subite nei primi giorni dell’anno. Non sono così stupido da azzardare previsioni, ma, onestamente, non vedo un quadro rassicurante attorno a noi. Ho letto diverse analisi nelle ultime settimane e i segnali comuni che mi sembra di aver colto sono quelli di un’accresciuta fragilità dell’economia mondiale. Non sono sicuro che possiate accedere immediatamente, ma il collegamento che vi propongo è gratuito, previa registrazione, ed è prezioso: Mauldin Economics è un’ottima fonte di informazioni in materia finanziaria. Questo è l’articolo in cui vengono analizzati alcuni temi che avranno rilievo nell’andamento dei mercati nel 2016: http://www.mauldineconomics.com/frontlinethoughts/2016-surprises-scenarios.
Buona stampa. Il mio consiglio è di farne una lettura abituale, vi arriveranno, a costo zero, dati e riflessioni di qualità. Così come, a costo zero, e in italiano e non solo in inglese, potete leggere le opinioni di Roberto Plaja: http://www.theboxisthereforareason.com/2016/01/18/e-mo-che-famo/. Più conciso, ma non meno interessante, il suo contributo nel porre in evidenza i fattori critici per i prossimi mesi.
Vi invito a considerare con particolare attenzione un punto nel testo di John Mauldin: http://www.mauldineconomics.com/frontlinethoughts/2016-surprises-scenarios#friedman. Si parla della dimensione del debito italiano e del peso delle sofferenze bancarie. Due aspetti che, purtroppo, non sono oggetto di considerazione come dovrebbero da parte della classe politica. Tra i membri del governo e i parlamentari temo prevalga la convinzione che qualche santo provvederà e che, comunque, a loro non conviene certo correre il rischio di perdere una manciata di voti prendendo le misure necessarie per affrontare con decisione quelle questioni. 
Se poi questo lascia spazio alla speculazione sul mercato azionario italiano, in particolare sui titoli delle banche (il cui peso sul totale della capitalizzazione di borsa al dicembre scorso eccedeva il 20%: http://www.borsaitaliana.it/borsaitaliana/statistiche/statistiche-storiche/capitalizzazioni/2015/201512/capitalizzazionedellesocietaquotate_pdf.htm, il che vuol dire che, quando la quotazione di tutte le banche cala del 5%, l’indice di tutta la borsa subisce una flessione superiore all’1%), evidentemente ai membri del governo e ai parlamentari non interessa, così come non interessa facilitare il percorso di provvedimenti essenziali per ridare slancio all’economia italiana, che, sia detto per inciso, è anche il solo modo per sperare di ridurre il debito pubblico.
Con i cinguettii e le liti con le controparti europee il debito pubblico e le sofferenze bancarie non calano di un centesimo, anzi, quasi certamente, crescono. Tra i tanti articoli a riguardo, vi segnalo quello di Alessandro Plateroti su Il Sole 24 Ore di oggi: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2016-01-19/un-crollo-spinto-sospetti-e-bugie-073159.shtml?uuid=ACQXGpCC.
Buona stampa. Dalla quale emerge, com’è ovvio, che gli errori non sono soltanto della classe politica italiana, ma anche di quella europea e non solo della burocrazia romana, ma anche di quelle di Bruxelles e Francoforte.
E passiamo alla musica. Mi concedo un ricordo personale (che spiega il titolo). Il 6 agosto 1978 ho assistito a un concerto nella città di Toronto, a mio giudizio una delle più belle del nord America, cosmopolita e vitale. L’evento era ospitato nell’Exhibition Stadium (https://en.wikipedia.org/wiki/Exhibition_Stadium). Non sono riuscito a trovare un’indicazione sicura su quante persone erano presenti quella sera, ma sono portato a pensare che fossero almeno ventimila, perché lo stadio era pieno sul terreno di gioco oltre che sugli spalti. Ritengo si tratti della manifestazione pubblica più affollata cui ho preso parte in vita mia e ne ho un ricordo ancora vivo e piacevole. E penso anche che sia stato uno dei concerti più belli cui ho avuto la fortuna di assistere e di cui ho già parlato in questo post: http://ilmiosecchiellodacqua.blogspot.it/2012/11/a-chi-sono-grato.html. I protagonisti ve li ho fatti ascoltare allora: The Eagles. Ieri è morto uno dei fondatori della band, Glenn Frey; non posso non ricordarlo con due dei loro pezzi più famosi, quello con cui aprirono e quello con cui conclusero il concerto del 1978 a Toronto: Hotel California e Tequila Sunrise.





P.S. Nelle mie ricerche sul concerto di The Eagles, sono incappato in un delizioso articolo da The Globe and Mail, il più diffuso quotidiano nazionale canadese: http://www.theglobeandmail.com/life/facts-and-arguments/going-to-a-rock-concert-is-different-when-youre-60/article4184746/. Beh, io non ho avuto la fortuna di tornare ad ascoltare The Eagles, ma anch’io ho i capelli grigi e, a dir poco, diradati. Insomma, mi riconosco parecchio in questo testo.

2 commenti:

  1. Ciao Roberto. L'articolo sui concerti è bello veramente. Hotel California da brividi, Tequila Sunrise non riesco a trovarlo. Marco

    RispondiElimina
  2. Adesso è apparso! Bellissima, non come Hotel California ma quasi. Marco

    RispondiElimina