mercoledì 29 luglio 2015

Asimmetrie

L’attualità è la cessione del pacchetto di controllo di Italcementi S.p.a. alla tedesca HeidelbergCement. La famiglia Pesenti, che, tramite Italmobiliare, controllava l’azienda cementiera sin dalla fondazione, avvenuta nell’ultima parte del XIX° secolo, diventerà uno dei principali azionisti della società tedesca che nascerà dalla fusione di Italcementi e Heidelberg.
Le opinioni che prevalgono sulla stampa sono di amareggiata comprensione: il mercato del cemento vive un periodo difficile un po’ ovunque nel mondo, ma la situazione risulta particolarmente grave in Europa, dove si registra un considerevole eccesso di capacità produttiva.
Premesso che è sempre aleatorio valutare un’operazione di questo genere dall’esterno, sono solo parzialmente d’accordo con Dario De Vico che ha commentato la cessione sul Corriere di oggi (http://www.corriere.it/economia/15_luglio_29/italcementi-tedeschi-ragioni-una-scelta-b16c1ac0-35b8-11e5-b050-7dc71ce7db4c.shtml). 
Buona stampa. Le ragioni per la cessione sicuramente esistono e la scelta della famiglia Pesenti non è affatto criticabile, se non altro perché garantisce a Italcementi di entrare in uno dei maggiori gruppi mondiali del settore. Il mio punto di vista, però, è un altro. HeidelbergCement, come racconta Il Sole 24 Ore di oggi, ha attraversato un periodo difficilissimo quando la crisi finanziaria iniziata nel 2007 ha prodotto una contrazione formidabile dell’edilizia. L’articolo di Vito Lops lo potete leggere qui: http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-07-29/un-colosso-129-miliardi-ricavi-063542.shtml?uuid=ACdoCMZ&fromSearch. E qui potete leggere il resoconto, firmato da Beda Romano, dell’accordo del 2009 tra proprietà e banche: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2009/01/merkle-accordo-con-banche.shtml?uuid=42d881ec-dd5f-11dd-b013-bb37ed44c11d&DocRulesView=Libero&fromSearch.
Buona stampa. La famiglia Merkle, come raccontano Lops e Romano, è stata sul punto di perdere il controllo della società e ha pagato un prezzo elevatissimo con il suicidio dell’allora capofamiglia. Eppure, vendendo parte dei gioielli di famiglia e con il sostegno delle banche tedesche, i Merkle hanno conservato il controllo di HeidelbergCement che, superato il momento difficile, oggi, con linee di credito concesse da Deutsche Bank e da J.P.Morgan, ha potuto riprendere il percorso delle acquisizioni. Voi tre vi starete chiedendo: perché ci racconta tutto questo? Perché non posso non pensare che la vicenda avrebbe potuto svolgersi al contrario, ossia che la famiglia Pesenti, sostenuta dalle maggiori banche italiane e da qualche banca estera, avrebbe potuto trovarsi dalla parte del predatore anziché da quella della preda. E perché non posso non pensare che in Italia sia venuta a mancare la volontà e la capacità di organizzare operazioni come quella che HeidelbergCement ha posto in essere anche grazie all’attitudine tedesca a fare sistema per non essere prede, ma predatori.
Vero che le dimensioni giocavano a favore dei tedeschi, ma Italcementi aveva già dimostrato di sapere gestire acquisizioni “pesanti” già negli anni 90 del secolo scorso, quando aveva preso il controllo di Ciments Français. Insomma, ho l’amaro in bocca. Resto sempre deluso quando la classe imprenditoriale italiana mi sembra dimostrarsi rinunciataria, anche se ne capisco l’atteggiamento perché sa di non poter contare sul sostegno del sistema bancario e del Paese, perché alla politica non interessa l’economia quando non sono in gioco poltrone da occupare.
Peccato. Anche se, come sostiene De Vico, l’operazione probabilmente offre garanzie per il futuro. Opinione che condivide anche Paolo Bricco, il cui articolo su Il Sole 24 Ore è a pagamento in italiano e gratuito in inglese, quindi ecco il collegamento a quello in inglese: http://www.ilsole24ore.com/art/english-version/2015-07-29/surrender-control-to-ensure-growth-053223.shtml?uuid=ACxtVKZ&fromSearch.
Buona stampa. La mia amarezza e le mie riserve, tuttavia, restano.
La cessione di Italcementi, forse forzando un po’, mi fa dire che il nostro Paese è afflitto da asimmetrie sconcertanti, da situazioni nelle quali la politica interviene anche al di là del lecito e altre delle quali si disinteressa completamente. Pensiamo, ad esempio, al modo in cui è stata gestito il cambio al vertice della Cassa Depositi e Prestiti. Oppure all’ostinazione con la quale si evita di intervenire con decisione sulle società di proprietà degli enti locali, nonostante l’evidenza dell'insostenibilità economica della maggior parte di esse.
Le asimmetrie, purtroppo, caratterizzano anche altri aspetti della vita italiana. Pensiamo alla capacità che alcune categorie di lavoratori hanno di danneggiare fasce vastissime della popolazione, sia direttamente sia indirettamente, come dimostrano gli eventi dello scorso venerdì, di cui sarete sicuramente al corrente. I lavoratori pubblici, in particolare, godono di una serie di privilegi, molti auto-concessi o auto-acquisiti, che non esistono per i lavoratori privati. E i politici e sindacalisti si guardano bene dal modificare uno stato di cose che procura danni gravissimi al Paese e agli italiani.
Su quanto accaduto venerdì 24 luglio, trovo degno di lettura il commento di Fabrizio Forquet su Il Sole 24 Ore di sabato: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-07-25/l-harakiri-dell-italia-che-non-vuole-crescere-092645.shtml?uuid=ACRdgUX&fromSearch.
Buona stampa.
In Italia, insisto, esiste un problema di asimmetria nei rapporti tra i cittadini e le controparti, siano essi dipendenti pubblici, politici, sindacati e anche imprese. I primi, sebbene a parole dovrebbero essere tutelati, nella realtà pagano il prezzo della cattiva gestione, dei privilegi, dell’arroganza. E del declino del diritto, anzi del Diritto. I politici sono i primi a disattendere le leggi e la volontà popolare. Non è certo il caso che mi metta a elencare le situazioni in cui ciò è accaduto e accade ancora.
Non mancano, giusto sottolinearlo, situazioni nelle quali sono le imprese a sfruttare il proprio maggior potere nei rapporti contrattuali, non di rado avvantaggiandosi della scarsa preparazione del consumatore. Questo accade in particolare in un settore, quello della finanza, nel quale, pur i presenza di una legislazione che apparentemente lo tutela, il risparmiatore si trova di fronte interlocutori troppo spesso interessati esclusivamente a raggiungere gli obiettivi dell'istituto per cui lavorano. Ne ha parlato, con la consueta chiarezza, il mio amico Roberto Plaja lunedì sul suo blog: http://www.theboxisthereforareason.com/2015/07/27/realta-e-manipolazione/. E io non ho nulla da aggiungere alle sue parole.
Nella battaglia contro i nemici della musica ecco un brando di musica classica italiana, un ascolto facile e scontato in questi giorni nel cuore della stagione estiva: un brano da Le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi. Ovviamente parliamo di Estate: ne ascoltiamo il secondo movimento eseguito, come violino solista, da Anne-Sophie Mutter.


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