venerdì 17 ottobre 2014

Nessuna lezione da imparare


Ieri, davanti a un Giudice di Venezia, la maggior parte degli imputati per i fondi neri del Consorzio Venezia Nuova e del Mose ha patteggiato. Il dettaglio lo trovate in questo articolo del Corriere del Veneto: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2014/16-ottobre-2014/udienza-mose-primi-patteggiamenti-230356714911.shtml.
Cronaca. Prima di procedere, vorrei ricordare che ho già espresso il mio malessere di fronte all’uso della carcerazione preventiva effettuato da una parte dei Pubblici Ministeri italiani. Aggiungo, però, che in presenza di certe ipotesi di reato, l’imputato viene incarcerato in attesa del processo anche in altri paesi. E nel caso dello scandalo veneziano i reati ipotizzati erano pesanti e gli effetti per le casse pubbliche tutt’altro che trascurabili.
Il patteggiamento, come ho già sottolineato qualche giorno fa, di fatto comporta la chiusura delle indagini e la rinuncia, da parte della Procura, alla completa ricostruzione degli eventi e delle responsabilità. Il Dottor Carlo Nordio, Procuratore aggiunto a Venezia, ha sostenuto che la verità potrà essere ricostruita da altri e di essere soddisfatto perché gli imputati hanno subito condanne e sanzioni amministrative che attenueranno il danno subito dalla collettività.
L’articolo non è disponibile sul sito del Corriere del Veneto, ma faccio lavorare lo scanner.


In qualche modo posso anche capire che Nordio abbia voluto manifestare soddisfazione: il fatto che quasi tutti gli imputati abbiano patteggiato (e altri lo faranno nei prossimi giorni) sta ragionevolmente a indicare che lui e i colleghi avevano visto giusto. Non sono, però, affatto sicuro che siano soddisfatti gli italiani. Io, per la verità, non lo sono e continuo a chiedermi se tutto questo ha realmente a che fare con la Giustizia e con i fondamenti di uno Stato di Diritto, laddove ogni cittadino ha affidato allo Stato la tutela degli interessi collettivi, tra i quali mi sembra si possano includere, non solo a titolo di esempio, la sicurezza e la legalità. E, perché no?, anche qualche forma di equità.
E i miei dubbi si alimentano ricordando storie vecchie e scoprendone di nuove, come questa:
Cronaca. In effetti voi, miei cari lettori, la conoscete già, poiché mi è stata segnalata da uno di voi tre, al quale era stata, a sua volta, indicata dagli altri due. A parte la stravaganza del modo in cui viene determinata la somma da pagare per evitare la reclusione (io non sono riuscito a ricostruire l’aritmetica con cui è stata fissata) e anche a voler ignorare i dubbi sui principi che hanno suggerito di offrire la possibilità di pagare per non scontare una pena detentiva, mi chiedo, con Roberto P., quale possa essere l’effetto di una vicenda simile su chi intendesse evadere il fisco. Non vedo nessuna capacità di deterrenza in un ordinamento giuridico che consente di evitare il carcere per evasione fiscale (ripeto: evasione fiscale, uno dei reati più duramente sanzionati nel resto del mondo occidentale) di dimensioni così importanti. Al contrario, credo che questa vicenda, come quella del Consorzio Venezia Nuova-Mose, non faccia altro che abbassare la (purtroppo già assai modesta) propensione degli italiani al rispetto della legge.
Chissà perché sto pensando ad Al Capone e a Bernie Madoff?

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