mercoledì 25 settembre 2013

La campanella per loro non suona mai


Avevo in animo di parlare di Telecom Italia da qualche settimana, perché il destino della società che possiede e gestisce la rete telefonica fissa italiana era già abbastanza delineato da tempo, da quando Assicurazioni Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo (quest’ultima meno nettamente) avevano fatto sapere di non voler più restare nel patto di Telco e di mirare alla cessione della propria quota. Detto altrimenti, avevano sfilato le loro carte dal castello, per definizione fragile, su cui si reggeva il controllo azionario di Telecom.
La storia recente di Telecom Italia è lunga e complessa. Non mi azzardo certamente a ricostruirla io. Lo fanno molto meglio di me tanti giornalisti dei maggiori quotidiani italiani. Visto che il tema, per l’appunto, è di quelli pesanti, affido il fardello a un paio di voci.
La prima, particolarmente autorevole, è quella di Guido Gentili, dal 24 Ore di oggi: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-25/risveglio-tardivo-politica-063932.shtml?uuid=AbvZJPbI.
Buona stampa. C’è quasi tutto quel che bisogna sapere per guardare alla vicenda con l’occhio al futuro.
La seconda, quella di Daniele Manca, trova spazio sul Corriere della Sera di oggi e sintetizza gli eventi succedutisi da quando Prodi decise la privatizzazione di Telecom: http://www.corriere.it/economia/13_settembre_25/gli-errori-degli-azionisti-e-lo-schiaffo-al-mercato-daniele-manca_18ad3e9a-25a2-11e3-baac-128ffcce9856.shtml.
Buona stampa.
Sul piano storico, io aggiungerei un paio di dettagli.
Il primo è che nel valutare le vicende di Telecom Italia, ma anche in quelle di altre società quotate italiane, non si può dimenticare il ruolo avuto da uno degli italiani giustamente più rispettati nel mondo: Mario Draghi. Draghi dal 1991 al 2001 è stato Direttore Generale del Ministero del Tesoro e dal 1993 al 2001 Presidente del Comitato Privatizzazioni del Ministero stesso, quindi ha avuto un ruolo cruciale nelle vicende che hanno portato alla cessione di una parte importante del patrimonio dello Stato. Ha anche firmato la legge che ha apportato importanti modifiche al diritto delle società quotate in Borsa (nota, appunto, come Legge Draghi), alcuni punti della quale sono stati e sono tuttora controversi.
Non c’è un giudizio di valore in quanto precede, ma soltanto, come ho detto, l’intento di aggiungere qualche utile dettaglio storico e qualche spunto di riflessione.
Il secondo aspetto su cui vorrei attirare la vostra attenzione è che, quando Colaninno, Gnutti e compagni lanciarono l’OPA su Telecom nel 1999, il Presidente del Consiglio era Massimo D’Alema e Stefano Fassina (attuale Viceministro dell’Economia e delle Finanze) era al Dipartimento Affari Economici della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Questo perché non si dimentichi chi assistette senza interferire nella prima scalata che, caricando Telecom Italia di debito, ha seminato la pianta di cui oggi cogliamo gli amari frutti.
Ovviamente, D’Alema e Fassina si guardano bene dal considerare criticamente il proprio operato. Si sa, da queste parti nessuno ha mai colpa di nulla, tutto accade senza che i politici abbiano mai alcuna responsabilità e, soprattutto, che siano chiamati a pagare per i loro errori.
Già che ci siamo, parliamo brevemente anche di Alitalia. Se davvero Air France-KLM deciderà di acquisire la maggioranza, le avremo fatto un bel regalo, visto che pagherà molto meno di quanto avrebbe pagato nel 2007. Sergio Rizzo spiega perfettamente tutto in questo articolo pubblicato dal Corriere ieri: http://www.corriere.it/opinioni/13_settembre_24/rizzo-patrioti-abbandonarono-alitalia_9e7fe792-24f4-11e3-bae9-00d7f9d1dc68.shtml.
Buona stampa. Migliore di qualsiasi mia ricostruzione. Ovviamente, mi piace in particolare la conclusione.
Ecco, vi ho annoiato con queste trascurabili storielle e, intanto, c’è qualcuno che si preoccupa per le sue faccende personali e la servitù si adegua. E Letta twitta e suona la campanella di Wall Street…
Buona notte e buona fortuna.

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