domenica 19 maggio 2013

Ci sono padri e Padri...


Quello di oggi sarà un post piuttosto lungo e quasi interamente debitore ad articoli del Sole 24 Ore, non soltanto quello odierno.
Il primo pezzo è di Donato Masciandaro e si occupa di questioni economiche, quelle che, negli ultimi tempi, ho trascurato per dedicarmi alla politica italiana. L’articolo mette in luce come, a distanza di sei anni dai primi segni della crisi finanziaria, permangano molti degli elementi che l’hanno causata e come vi sia una sorta di alleanza tacita tra alcuni governi e le banche, ossia le istituzioni che hanno ideato e creato i meccanismi perversi all’origine del disastro apertosi ufficialmente con il fallimento di Bear Stearns all’inizio del 2008 e quello di Lehman Brothers a settembre. Questo il link al pezzo di Masciandaro: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-05-19/stipendio-banchieri-liquidita-imprese-141031.shtml?uuid=AbyTRFxH&fromSearch.
Buona stampa. Non è soltanto il Regno Unito ad aver mancato e a mancare di coraggio nel predisporre misure in grado di impedire il ripetersi dei comportamenti che hanno portato al tracollo iniziato con i mutui subprime nel 2007. La stessa riluttanza si trova negli Stati Uniti e altrove.
Detto in poche parole, sono passati sei anni senza che si creassero meccanismi capaci di ridurre la propensione all’azzardo delle istituzioni finanziarie, siano esse banche o altro, e che si eliminassero i legami che possono consentire il contagio a livello di sistema. E su questo stato di cose s’innesta uno straordinario moltiplicatore di rischio: la liquidità che viene immessa dalle banche centrali (da quelle di Usa, Regno Unito e Giappone in primo luogo, ma anche dalla BCE). Un’enorme massa di denaro che gli istituti di emissione forniscono al sistema bancario internazionale con l’intento di favorire o accelerare la ripresa dell’economia, e che viene, al contrario, indirizzata a investimenti in strumenti che garantiscano i rendimenti più elevati, per natura associati a rischi elevati.
Con il che si verifica il paradosso che paesi come la Grecia, dalla quale l’altro ieri gli investitori fuggivano accettando pesanti perdite pur di chiudere ogni partita, oggi sono diventati i più appetibili. Quegli stessi operatori che hanno contribuito a mettere in ginocchio l’economia greca speculando contro di essa appena un anno fa, oggi corrono a comperare titoli di stato e azioni ellenici.
La speculazione è un male necessario, un elemento ineliminabile delle economie di mercato, capace spesso di attenuarne alcuni difetti. Il problema è che, negli ultimi decenni, ha assunto dimensioni assolutamente esagerate e che ha saputo irretire la politica in maniera da evitare qualsiasi forma di regolamentazione. Le bolle speculative si susseguono, non contrastate, anzi favorite dai governi e dalle banche centrali. I banchieri e i gestori delle istituzioni finanziarie ne approfittano, intascano stipendi fuori misura e scaricano sulla collettività il prezzo dei loro errori. E, già, perché alla fine il conto lo paghiamo sempre noi.
Torniamo in Italia, con un articolo di Sergio Fabbrini dedicato alle riforme istituzionali (http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-05-19/governabilita-mosse-142050.shtml?uuid=Abt7ZFxH&fromSearch).
Buona stampa. Dubito che trovi ascolto da parte di chi dovrebbe, invece, essere tutto orecchi…
E veniamo a un tema diverso, forse più leggero o forse no. Anzi, sicuramente no.
Venerdì il Sole 24 Ore aveva offerto un’interessante ricostruzione del lavoro svolto dalla Procura di Milano in relazione al cosiddetto processo Ruby, nel quale è imputato il tizio decrepito. Dico interessante perché, pur essendo tutto in gran parte noto, l’articolo di Cesare Balbo è un utile ripasso (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-05-17/processo-ruby-spese-berlusconi-071212.shtml?uuid=AbnMAewH).
Cronaca. Senza voto, ma preziosa. Che in anni come quelli attuali possa esistere qualcuno che, per quanto ricco, decide di mettere in piedi un sistema del genere per organizzare feste, francamente, lascia piuttosto… piuttosto infastiditi. E questo vale anche se, come sostengono l’interessato e il suo collegio di difesa, non si trattava dei baccanali descritti da qualcuno, ma di cene eleganti. E mi sembra che il fastidio possa soltanto essere aggravato dal fatto che il protagonista di queste vicende occupava allora una delle più alte cariche della nostra povera Repubblica.
Io continuo a pensare che quanto più importante è la posizione di un individuo, tanto maggiore deve essere il suo senso di responsabilità e la sua preoccupazione di fornire in ogni circostanza un buon esempio. Direi che il tizio decrepito, sotto questo profilo, non ha mai brillato. E i nostri geniali giornalisti non trovano di meglio da fare che andare a sentire cosa pensa, riguardo al “processo Ruby”, la figlia maggiore del tizio decrepito. Posso sbagliare, ma credo che difficilmente i giornalisti tedeschi o americani si sarebbero preoccupati di chiederle la sua opinione. Ad ogni modo, la figlia difende il padre, anche se io, al posto suo, mi preoccuperei per la dimensione di certi flussi di denaro. Ne avrà anche tanti, ma insomma…
Più seriamente, vorrei suggerire sia al tizio decrepito che alla sua figliola la lettura di questo articolo di Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-05-19/papa-prete-giovane-cani-081109.shtml?uuid=Ab36CCxH&fromSearch.
Buona stampa. Anche chi, come me, è sostanzialmente estraneo alle vicende religiose, non può che nutrire ammirazione e fiducia per il modo in cui opera il Papa. 
Voglio riprendere alcune delle parole di Monsignor Bruno Forte: Le scelte di sobrietà nello stile di vita ne sono un altro. In un mondo segnato da una profonda crisi etica, prima ancora che economico-finanziaria, mentre si riscopre l'urgenza della sobrietà nelle scelte personali e della solidarietà in quelle relazionali, il messaggio che arriva dal Papa venuto dalla fine del mondo risulta più che mai attuale e necessario.
Prima di chiudere, faccio un po’ di pubblicità: questa sera Report si occupa delle fondazioni politiche (e del loro finanziamento), argomento a me assai caro, come forse ricorderete. Ecco, dal sito del Corriere, un’anticipazione sul contenuto della puntata:
Come potrei, dopo avervi annoiato così a lungo, chiudere senza offrirvi un ascolto musicale? Scelgo un musicista americano che ho citato solo indirettamente parlando di Joni Mitchell. Si tratta di Pat Metheny, un chitarrista molto popolare che si è mosso con successo in territori in cui si fondono generi diversi.
Vi propongo un’esecuzione dal vivo di uno dei suoi brani più famosi Are You Going With Me?


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