mercoledì 13 luglio 2016

Una tragedia italiana

Nel 2016 mi pare inaccettabile che si possa morire in un incidente ferroviario. Sembra impossibile che manchino o che possano non funzionare sistemi di sicurezza capaci di impedire tragedie come quella accaduta ieri in Puglia. Una tragedia che non deve essere fraintesa o, peggio, impiegata in maniera strumentale per ripetere logore e infondate valutazioni sulle regioni del Sud italiano. 
La linea ferroviaria in cui ieri si sono scontrati due convogli è, con ogni probabilità, una delle migliori in Italia tra quelle che operano in ambito locale. Lo sostiene, tra gli altri, il mio amico Gaetano su Facebook (https://www.facebook.com/gaetano.fornelli.5?fref=ts) e, conoscendo la sua onestà intellettuale e la sua intelligenza, oltre che la disponibilità di informazioni dirette, non ho la minima difficoltà a pensare che abbia ragione.
Mi pare che lo riconosca, sia pure indirettamente, anche un articolo di Sergio Rizzo pubblicato oggi dal Corriere della Sera: http://www.corriere.it/opinioni/16_luglio_13/puglia-grave-sciagura-non-politica-10bded44-4866-11e6-9c18-dd6019c078c3.shtml.
Buona stampa. Il fatto che la regione Puglia sia una di quelle che ha tagliato in minor misura gli investimenti nel trasporto locale induce a ritenere che il suo sistema sia mediamente migliore di quello di altre regioni, anche del Nord, nelle quali le spese per infrastrutture e materiale rotabile sono state drasticamente ridotte.
E, tuttavia, resta quel dubbio, sul quale spero sia presto fatta chiarezza, riguardo all’assenza di sistemi automatizzati di controllo del tratto a binario unico. Nulla è ancora chiaro e definitivo a riguardo; si capirà, spero rapidamente, se davvero la tragedia si poteva evitare in presenza di un meccanismo di blocco dei convogli non basato sull’intervento umano. Se è vero, com’è vero, che non si erano registrati incidenti negli anni precedenti, resta il fatto che, purtroppo, ieri se n’è verificato uno e che il costo in termini di vittime e di feriti è altissimo. E’ a chi ha perso la vita o ha subito conseguenze gravissime che si deve una rapida e chiara ricostruzione dei fatti e delle eventuali responsabilità, perché questo disastro, come tanti avvenuti in Italia, non si trasformi in una montagna di faldoni in qualche tribunale, una montagna destinata, forse, a partorire un topolino fra moltissimi anni.
Cambiando argomento, torno a parlare di banche. 
Ho già scritto che non è soltanto il nostro sistema bancario a presentare condizioni critiche. Anche in altre nazioni la situazione è difficile, le cause del malessere non sono però, come nel caso italiano, le sofferenze.
Il Sole 24 Ore ieri aveva dedicato ampio spazio alla questione, resa ancor più attuale dalla riunione dell’Eurogruppo, ossia dei ministri finanziari dei paese dell’Eurozona. Un articolo di Luca Davi e Morya Longo illustrava con cura le condizioni delle principali nazioni: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-07-11/da-berlino-lisbona-rischio-banche-europeo-231623.shtml?uuid=ADBzOFr.
Buona stampa. Di facile lettura e comprensibile a chiunque.
Del tema, da un punto di vista diverso, si occupa, sempre sul 24 Ore, l’editoriale di oggi, firmato da Marco Onado: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-07-12/soluzione-regole-un-problema-dell-europa-225204.shtml?uuid=ADfskrr.
Buona stampa. Mi pare sia abbastanza evidente come, a livello di Eurogruppo, si cerchi di far apparire il problema meno grave. E’ un atteggiamento corretto in relazione alla necessità di non dare ai mercati, già troppo sensibili, ulteriori motivi per aggredire le banche europee. Non lo è se si considera quanto poco si è fatto per rimediare alle condizioni di difficoltà, comunque originatesi.
I ministri presieduti da Jeroen Dijsselbloem sembrano aver adottato l’orientamento dei governanti italiani, i quali negli ultimi anni hanno continuato a non (voler) vedere quello che era assolutamente evidente, ossia che le nostre banche avrebbero, presto o tardi, subito pesanti conseguenze a causa dell’alto livello dei crediti deteriorati e, in alcuni casi, di una gestione avventurosa. E’ giusto non offrire ai mercati ragioni per speculare al ribasso sui titoli delle banche, in Italia come in Europa, ma è doveroso, mentre si mente a fin di bene, operare, e alacremente, per eliminare le ragioni delle crisi.
Non è stato fatto in Italia (si sta cercando di farlo ora, con maggiori difficoltà e con costi più alti) e non si sta facendo nell’Eurozona (e anche in Europa). Purtroppo Dijsselboem e Schaeuble sembrano avere persino meno lungimiranza di Tremonti, Monti, Letta, Renzi e Padoan.
Le ferite trascurate o curate male degenerano facilmente. Soprattutto in un ambiente ricco di agenti patogeni, come sono, in campo finanziario, i tassi vicini a zero o, peggio, negativi. Di questo, però, parlerò un'altra volta.
La scelta musicale odierna è il De Profundis di Arvo Pärt.


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