giovedì 11 dicembre 2014

L'eredità


Lunedì scorso, 8 dicembre, Il Mattino di Padova ha pubblicato un editoriale di Mario Bertolissi, uno dei più autorevoli Costituzionalisti italiani, professore presso l’Università padovana. Purtroppo, il quotidiano non ha reso disponibile il pezzo sul proprio sito, ma il mio scanner funziona ancora.


Buona stampa. Voi tre che vi ostinate a frequentare il mio blog sapete che ho già contestato tempo fa la fondatezza dei cosiddetti diritti acquisiti. Sono ben felice di trovarmi oggi in ottima compagnia e di scoprire nell’articolo di Bertolissi opinioni che avevo espresso anch’io.
Ho, inoltre, molto apprezzato le parole di Thomas Jefferson, uno dei Padri Fondatori e terzo presidente degli Stati Uniti d’America, principale estensore della Dichiarazione di Indipendenza nonché immagine sulla banconota da 2 dollari. Mi sono piaciute tanto da indurmi a riportarle. “Noi possiamo considerare ogni generazione come una distinta nazione con un diritto espresso dalla volontà della maggioranza di vincolare se stessi ma nessun diritto di vincolare la successiva generazione più che gli abitanti di un altro Stato”.
Se volete leggere la versione originale, eccola: “We may consider each generation as a distinct nation, with a right, by the will of its majority, to bind themselves, but none to bind the succeeding generation, more than the inhabitants of another country”.
In italiano o in inglese, temo che queste parole di una semplicità esemplare non verranno comprese da coloro (e sono tanti) che, nel nostro Paese, pretendono di conservare privilegi il cui onere viene scaricato sulle generazioni future.
Il nostro debito pubblico, come osserva Bertolissi e come mi pare di aver detto anche troppe volte, è in gran parte la conseguenza della disinvoltura con cui chi ha amministrato il Paese ha deciso di usare il pubblico denaro per “comperare” l’elettorato. Ciò, in certo senso, rende responsabili tutti noi dello stato in cui versa l’Italia. Ha fatto comodo a tutti che, indebitandosi sempre di più, lo Stato spargesse soldi qua e là.
(Una rapida digressione: l'Amato citato da Bertolissimi è Giuliano Amato, attuale membro della Corte Costituzionale (nominato da Napolitano) e titolare di più trattamenti pensionistici del tutto sproporzionati rispetto ai contributi versati). 
Certo, la distribuzione di pubblico denaro ha fatto comodo maggiormente ai politici e ai pubblici dipendenti, i quali si sono attribuiti retribuzioni e pensioni spropositate e ingiustificate, che non intendono veder ridimensionate, preoccupandosi ancora del proprio presente e non del futuro dei loro figli e dei loro nipoti e, soprattutto, di quello dei figli e dei nipoti dei cittadini.
E, come se non bastasse l’onere di dover far fronte a un debito pubblico spaventoso, alle generazioni future lasciamo un Paese che legifera e si amministra in maniera demenziale.
Buona stampa. Non credo esista un’altra nazione al mondo nella quale il diritto alla riservatezza venga invocato più a sproposito di quanto avviene in Italia. 
Il secondo caso è quello della città di Messina descritto da Gian Antonio Stella sul Corriere di oggi. L’articolo non è disponibile on line, ma ho fatto lavorare ancora lo scanner.


Buona stampa. Non sia mai che una pubblica amministrazione svolga il proprio lavoro come si deve! Il futuro dei ragazzi italiani prevede anche questo: un Paese nel quale si ripeteranno, forse anche con frequenza maggiore, le morti per inondazioni o crolli che una decente gestione del territorio consentirebbe di evitare. Non c’è soltanto Messina, purtroppo.
Buona notte e buona fortuna.

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