mercoledì 30 maggio 2018

Dopo 63 giorni lavorativi


In questa estenuante crisi politica, che dura ormai da quasi tre mesi, abbiamo mostrato al mondo, peraltro assai poco interessato alla questione, quanto sia modesta la qualità della nostra classe dirigente. Verrebbe da dire che è adeguata alla popolazione, ma forse non è necessariamente così. 
Da anni la classe dirigente del paese è privata di molti tra i migliori potenziali componenti, le migliaia di giovani che lasciano il paese alla ricerca di condizioni di vita più soddisfacenti e più adeguate alle loro aspettative. Da ancor prima, da quando esisteva la cosiddetta Prima Repubblica, quelli che venivano chiamati “esponenti della società civile”, se venivano cooptati dalla politica, finivano quasi sempre per essere messi in disparte, mai coinvolti realmente nei giochi. Cito due esempi, ma se ne potrebbero fare altri: Umberto Agnelli e Luciano Benetton. Questa condizione ha dissuaso persone capaci, preparate, esperte dall’abbandonare il proprio lavoro o la propria professione per dedicarsi alla cosa pubblica, la gestione della quale, a livello locale e nazionale, è rimasta nelle mani di professionisti della politica che, lo ripeto, sono di qualità assai modesta.
Nelle settimane trascorse dal voto del 4 marzo, e sono tante, abbiamo assistito a uno spettacolo avvilente. Il M5S e il suo apparente capo politico Di Maio hanno dimostrato che, pur di arrivare a occupare la stanza dei bottoni, avrebbero fatto il governo con chiunque, salvo forse Berlusconi, ma non ne sarei così sicuro. Salvini e la Lega, avendo già assaporato il piacere del potere sia a livello locale che nazionale, si sono mostrati meno ansiosi, pesando con attenzione i vantaggi e gli svantaggi di un accordo di governo con M5S. Hanno condotto la trattativa con scaltrezza, facendo fare a Di Maio quasi tutto quello che hanno voluto, fino al momento in cui hanno creato il “caso Savona”, palesemente strumentale, per chiudere la partita e tornare rapidamente al voto, così da monetizzare il frutto della tattica spregiudicata seguita dal 4 marzo. Gli altri partiti sono stati marginali o per dimensione o per scelta. Il PD e FI, in particolare, si sono autoesclusi. Il primo perché ormai esiste solo sulla carta e Matteo Renzi si diverte a giocare con quei quattro mattoncini Lego che gli sono rimasti, convinto, come un bambino di tre anni, di essere l’uomo che regge le chiavi del potere autentico. Situazione analoga per il partito di Berlusconi, il quale non gioca con i mattoncini Lego, ma con i nani e le ballerine che gli sono rimasti accanto, spostandoli di qua e di là, tranquillo che sono tutti di tale caratura da non fiatare.
Sono consapevole che, dopo aver letto la presuntuosa ricostruzione che precede, tra voi tre lettori qualcuno, giustamente, sospetterà un’accelerazione nella mia demenza senile. E, tuttavia, ho l’impressione di non essere stato il solo a ricavare la convinzione che non esistesse la volontà politica di formare un governo M5S-Lega e che, se mai ci fosse stata, l’esecutivo non sarebbe stato in grado di affrontare i problemi cruciali del paese, sui quali non c’era autentica condivisione delle soluzioni, tant’è vero che il cosiddetto contratto era solo un’enunciazione di auspici o propositi, niente a che fare con un programma di governo pronto per essere realizzato (e quanto accade in queste ore mi sembra confermare questa analisi).
L’impressione devono averla avuta anche altri, visto come i mercati finanziari hanno cambiato rapidamente il loro atteggiamento verso il rischio Italia. Una buona ricostruzione della vicenda la offre oggi su Il Sole 24 Ore Morya Longo: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2018-05-29/spread-ecco-come-e-nata-valanga-finanziaria-che-ha-travolto-l-italia-202957_PRV.shtml?uuid=AEoAUnwE&fromSearch.
Buona stampa. Dalla quale emerge chiaramente come, senza nessun intervento esterno, ma solo grazie al comportamento dei nostri politici, siano progressivamente venute a mancare le garanzie attese dagli investitori per mantenersi, come si dice, “investiti sull’Italia”.
Sarà la Storia, non certo il sottoscritto, a spiegare come sono andate effettivamente le cose, chiarendo ruoli e responsabilità. Io mi sento di osservare che solo in Italia è possibile arrivare a eventi come quelli cui abbiamo assistito negli ultimi giorni. Solo una classe politica in gran parte impreparata, incapace di guardare anche solo per un attimo ai bisogni autentici del paese, autoreferenziale e sicura della propria impunità si permette una condotta tanto vergognosa.   
Mai come in questi giorni, anche su Facebook, ho cercato di dare ai miei tre lettori e amici la possibilità di capire meglio quanto stava accadendo, soprattutto nel campo dell’economia, che è, per ovvie ragioni, quello maggiormente rilevante nella politica italiana.
Dal 4 marzo, i politici hanno mentito persino più che in campagna elettorale riguardo al debito, alla moneta unica, al bilancio pubblico e agli effetti di provvedimenti che venivano via via annunciati.
Misure approssimative, per le quali non venivano indicati i dettagli o le implicazioni. Interventi in aziende di proprietà dello stato che, oltre a essere poco chiari, riproponevano schemi di intervento pubblico impraticabili. Potrei continuare, ma non voglio annoiare.
Credo, tuttavia, opportuno indicarvi ancora qualche articolo che merita di essere letto per valutare correttamente il presente e, soprattutto, il futuro che la nostra classe politica potrebbe riservarci.
Sull’introduzione di strumenti ipoteticamente capaci di ridurre le dimensioni del debito e sulla praticabilità della proposta, vi propongo dal sito lavoce.info un articolo di Maria Cannata sui cosiddetti MiniBot: http://www.lavoce.info/archives/53300/mini-bot-o-ccf-la-grande-illusione/.
Sull’atteggiamento tenuto dalla classe politica, se non bastassero le mie modeste valutazioni, ecco l’editoriale di Federico Fubini dal Corriere della Sera di oggi: https://www.corriere.it/opinioni/18_maggio_30/impegno-solenne-5afc0578-637e-11e8-9464-44779318d83c.shtml.
Buona stampa. Per tutti.

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