lunedì 26 maggio 2014

La maturità di una nazione


Non è sportivo, e men che meno elegante, rallegrarsi delle sconfitte altrui, ma oggi mi è impossibile non provare un senso di sollievo e di soddisfazione per l’esito delle elezioni europee.
Attenzione: non è tanto il fatto che lo psiconano+barba-Mediaset abbia ricevuto una dura lezione a rendermi sollevato e soddisfatto. Anzi, lo è assai di più il fatto che una parte assai ampia degli italiani non si sia lasciata affascinare dalla volgarità e dalla violenza dello sterile messaggio di Grillo e del suo puparo. Il M5S resta un partito importante, ma certo meno di sabato e, voglio sbilanciarmi, probabilmente ha iniziato un declino che proseguirà. Il modo di “fare politica” (non si tratta affatto di questo, ma usiamo questa locuzione per comodità) di Casaleggio per interposto Grillo ha un potere di attrazione limitato nel tempo: anche chi guarda alle vicende politiche con rabbia desidera progetti realistici e provvedimenti efficaci.
I due sacerdoti della giustizia sommaria e dell’assolutismo esercitati via internet, avendo seminato vento, hanno raccolto tempesta.
E veniamo agli altri principali protagonisti della sfida elettorale.
Che dire sul tizio decrepito? Non c’è nulla che possa fare per arginare il declino fisico e politico. I suoi estimatori, vien da dire finalmente, hanno cominciato a vedere cosa si nasconde dietro il cerone e le promesse. Speriamo che abbia un sussulto di dignità (voi tre capite senz’altro cosa intendo dire). E che eviti avventure dinastiche: un Berlusconi ci è bastato.
Il vincitore Renzi conquista un successo superiore alle aspettative e, secondo me, anche superiore ai meriti. Ora deve davvero darsi da fare per rimettere in carreggiata questo sgangherato paese. E farlo guardando ai veri obiettivi che devono avere i processi riformatori, non a quelli facili da additare per ottenere il consenso elettorale. Si rimbocchi le maniche, lasci a casa la demagogia e spenga lo smartphone.

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