mercoledì 7 maggio 2014

Ambasciator non stringe cinghia 2


Qualcuno dei miei tre lettori forse ricorderà un post in cui riprendevo le valutazioni di Roberto Perotti in merito alle retribuzioni degli ambasciatori italiani. Oggi il Sole 24 Ore ospita un suo articolo che torna sul tema affrontato in quello apparso su LaVoce.info e che vi avevo segnalato a suo tempo (http://ilmiosecchiellodacqua.blogspot.it/2014/04/ambasciator-non-stringe-cinghia.html); ecco il link al pezzo odierno:
Buona stampa. Davvero impagabile il lavoro di Perotti. E davvero “impagabile” quello di un Ministero che arriva al punto di presentare dati “non propriamente impeccabili” per giustificare (e mantenere) il proprio livello di spesa (e i privilegi di alcuni propri dipendenti).
Mi sembra improbabile che l’Italia ce la possa fare. Troppi segnali di un drammatico deterioramento di tutti i pilastri su cui si regge uno stato di diritto o, se preferite, una moderna democrazia.
Persino una delle menti migliori del paese, Giuseppe De Rita, ha scritto per il Corriere della Sera di ieri un articolo che, scusate l’ardire e la semplificazione, mi sembra difendere l’indifendibile e farlo con argomenti inappropriati.
Purtroppo il pezzo non è disponibile nell’edizione on line, ma il mio scanner funziona sempre e quindi lo potete leggere scaricandolo qui:

Stampa così e così. E solo perché le argomentazioni che formano il blocco centrale dell’articolo sono, ovviamente, la corretta analisi dei meccanismi che, in anni ormai lontani, hanno agito da formidabile stimolo allo sviluppo del paese. Un’analisi che, però, mi sembra assai poco attinente alla questione degli stipendi dei dipendenti pubblici. I motori che, giustamente, De Rita considera sono motori di squisita natura privata, motori che funzionano, come lo stesso De Rita riconosce, in chi opera nelle aziende industriali, nel commercio, nelle professioni, nelle attività di servizio. Non vedo, nella realtà e nell’articolo, alcun motivo che giustifichi gli stipendi di ambasciatori e generali, consiglieri di Stato e alti dirigenti della Polizia. Anzi, giudico questi emolumenti spropositati un fattore deprimente della spinta al miglioramento sociale, a quell’ansia di crescita del benessere individuale che, fino agli anni 90 del secolo scorso, ha alimentato lo sviluppo economico italiano.
Se, poi, pensiamo al “poltronificio” costituito dalle migliaia di aziende pubbliche, allora la difesa d'ufficio di De Rita appare quasi offensiva. Peccato.
Torniamo a Perotti. Questo è il link al sito LaVoce.info dove potrete scaricare gratuitamente un e-book che analizza più profondamente la spesa del Ministero degli Esteri: http://www.lavoce.info/retribuzioni-diplomatici-farnesina-ministero-esteri/.
Io l’ho scaricato, ma ancora devo leggerlo. Vi dirò.

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