martedì 6 marzo 2018

6 marzo



Come ha efficacemente detto il mio amico Bruno B., stiamo probabilmente passando dalla fase del governo non eletto a quella del non governo eletto.
I numeri indicano che, perché si crei la maggioranza necessaria a sostenere un esecutivo, sono necessarie alleanze o spostamenti di parlamentari da uno schieramento all’altro. E, a quanto parte, il mercato è aperto: acquirenti e venditori si stanno già mettendo in mostra. Non si perde tempo, in questo genere di cose. Saltare sul carro del vincitore o scendere da quello dello sconfitto è prassi in cui alcuni italiani, specie se preoccupati di farsi mantenere dai concittadini per il tempo più lungo possibile, danno il peggio di sé (e rivelano straordinarie capacità in questo). Come dice Pino Corrias, i quasi mille tra deputati e senatori si preoccupano in prevalenza di non perdere i vantaggi ottenuti con il seggio parlamentare, meno di dare al paese prospettive di governo degne di questo nome.
Ho già osservato in altri post che sono abbastanza stupido, ma non tanto da azzardare previsioni sul non prevedibile. Quindi non mi sogno di ipotizzare quel che potrà accadere nelle prossime settimane e se si giungerà alla formazione di una compagine governativa degna di questo nome e, soprattutto, all’altezza dei problemi italiani, dei quali non si è parlato affatto durante la campagna elettorale (la più squallida, violenta e mortificante, per gli elettori, di cui io sia stato testimone) e neppure in queste prime ore dopo le elezioni. Vincitori e vinti continuano a comportarsi come se fossero allo stadio.
Cominciamo dal tizio decrepito, il cui patetico distacco dalla realtà potrebbe anche far dimenticare, solo per pochi istanti, che si è sempre dedicato alla politica per continuare gli affari di famiglia con altri mezzi. Posso solo dire che fatico a capire come qualcuno possa arrivare a tanto per appagare il proprio ego (oltre che per curare i propri interessi). Non credo che riuscirà a evitarsi la fine umiliante che merita. Già tanti, tra i membri del suo partito, si affrettano a cercare un posto al sole sulla spiaggia più vasta del centrodestra.
L’altro grande sconfitto, Renzi, ancora una volta cerca di emularlo, mostrandosi incapace di comprendere che gli italiani lo hanno messo alla porta. Non perdo tempo a dire altro su di lui, ma vi suggerisco di vedere un piccolo estratto di una vecchia puntata di 8 e 1/2, la trasmissione condotta da Lilli Gruber su la7. Condivido in pieno il giudizio di Ferruccio de Bortoli. Ecco il collegamento al video:



E veniamo ai vincitori, Di Maio e Salvini, dei quali dirò, molto brevemente, la stessa cosa. Li consideravo già prima del 4 marzo inadeguati al compito che rivendicano per sé. E le loro parole successive al successo elettorale mi sembrano confermare che nessuno dei due ha compreso la dimensione dell’impegno: il futuro dell’Italia e degli italiani, soprattutto quello dei giovani italiani, non lo renderanno migliore nascondendo la realtà e ripetendo slogan elettorali. Usciamo da decenni durante i quali i politici hanno comperato il consenso elettorale indebitando il paese. La modestia e l’opportunismo della classe dirigente ci hanno regalato un’amministrazione pubblica inefficiente e paralizzante e un sistema economico nel quale si sono favorite le rendite di posizione, penalizzata la concorrenza e mantenuta in vita una pletora di aziende pubbliche che sprecano risorse e che si giustificano solo per ragioni di potere. Non mi sembra di sentire nessuno, tra i vincitori, preoccuparsi di spiegare agli italiani che correggere gli errori del passato costerà sacrifici a tutti.
Gia prima di domenica non mi azzardavo a sperare che avremmo avuto un Presidente del Consiglio che saluta mostrando indice e medio aperti, ma non tanto da perdere la presa su un grosso sigaro, e che promette sangue, sudore e lacrime (anche se, da fumatore di sigaro…).
Basterebbe che fosse all’altezza di alcuni politici italiani che, anche nel passato non troppo lontano, hanno servito il paese con umiltà e con dedizione al bene collettivo. E con onestà, prima di tutto intellettuale.

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