sabato 31 dicembre 2016

Non cerchiamo nemici di comodo. Piuttosto arruoliamo un alleato indispensabile

Il 2016 si conclude senza che si sia fatta chiarezza sull’effettiva capacità del governo di risolvere in modo definitivo e soddisfacente i problemi del sistema bancario italiano. Non solo molti, anzi sono pochi, gli osservatori disposti a sostenere che le misure varate nei giorni scorsi allontaneranno definitivamente tutti gli spettri che si muovono da troppo tempo attorno agli istituti di credito nazionali.
E non si può certo trarre indicazioni dalle quotazioni di borsa, perché in questo periodo dell’anno molti fattori inducono correzioni in senso positivo, se non altro perché aiutano i detentori di partecipazioni azionarie a dare un po’ di belletto ai bilanci.
Il direttore de Il Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, è tra le voci che sostengono la validità e l’efficacia dell’azione del governo e che lamentano presunte rigidità e incomprensioni (considerate assurde e opportunistiche) dei nostri partner europei. Ecco il suo lungo e piuttosto dispersivo editoriale di ieri: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2016-12-29/le-chiavi-potere-club-franco-tedesco-e-conto-che-paga-l-italia-232536.shtml?uuid=AD6DIeMC.
Stampa così e così. Solo perché condivido in parte le perplessità sul modus operandi dell’unità della Bce guidata da Danièle Nouy. Per il resto, l’articolo di Napoletano avrebbe meritato un giudizio più severo: non solo presenta un’immagine distorta e velleitaria della realtà italiana, ma anche è scritto in modo che non mi piace, forzato e privo di consequenzialità. Per evitare alcuni errori, al direttore del 24 Ore sarebbe bastato leggere quanto aveva scritto Guido Tabellini proprio sul suo giornale pochi giorni fa: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-12-28/una-svolta-solo-la-soluzione-nodo-npl--225902.shtml?uuid=ADeBOxLC&fromSearch.
Buona stampa. I dubbi sulla dimensione dell’intervento governativo a favore del sistema bancario emergono senza incertezze, motivati anche dalle valutazioni di uno studio citato da Tabellini. Si tratta di un breve, ma denso saggio pubblicato dal Centre for European Policy Studies e scritto da Daniel Gros, il direttore, e da Willem Pieter De Groen, ricercatore. Il testo lo trovate qui: https://www.ceps.eu/system/files/PB350%20NPLs%20in%20Italy.pdf.
Buona stampa.
Un punto, a mio avviso, va ribadito ancora una volta. Esitare può solo rendere peggiori le conseguenze della situazione di oggettiva difficoltà del sistema bancario italiano. Governi e Banca d’Italia si comportano come struzzi da anni e, tra le più gravi conseguenze di questo atteggiamento, va indicata senz’altro la dimensione delle risorse necessarie per sanare le diverse situazioni di crisi e per liberare tutto il sistema dal peso delle sofferenze e dei crediti dubbi, diversamente da come pensa Napoletano (copio e incollo: “…tutti finiscono con il convincersi che il problema europeo sono le banche italiane e le loro sofferenze, di quelle che hanno problemi seri ma comunque gestibili (Mps, Popolari Venete, Carige e altre minori) e, cosa ancora più grave, anche di quelle sane e internazionalizzate che, però, devono fare i conti con il loro fardello di sofferenze, a volte frutto di ruberie manageriali che non possono rimanere impunite, più significativamente frutto della grande crisi recessiva conosciuta da questo Paese).
Che i problemi di MPS, Popolari Venete, Carige ecc. siano seri, ma comunque gestibili non mi pare così pacifico. Affermarlo è offrire un’immagine inutilmente ottimistica. Chi segue da vicino queste vicende sa che le Popolari Venete, oggi controllate dal Fondo Atlante, ossia dal sistema bancario nel suo complesso e da altre istituzioni finanziarie nazionali, sono ben lontane dall’aver risolto i propri problemi e che la dinamica commerciale e l’azione di valutazione degli attivi potrebbero dar luogo a nuove perdite (quindi richiedere nuovo capitale, che Atlante potrebbe non avere e/o faticare a reperire). Quanto a MPS io credo sia del tutto prematuro dare per conclusa l’operazione di ricapitalizzazione così come prospettata dal governo, sempre che abbia l’approvazione definitiva delle autorità europee.
Sul tema, inoltre, Napoletano si guarda bene dal considerare il fatto che le banche italiane detengono una quota consistente della totalità degli NPL del sistema bancario europeo. E che l’incidenza degli NPL sugli attivi di bilancio è anche tre o quattro volte quella che delle banche tedesche o francesi. Quindi il problema del sistema bancario italiano esiste e non è il frutto di una presunta volontà persecutoria dell’Europa, che, tra l’altro, sarebbe comunque giustificata dal fatto che abbiamo evitato di affrontare la questione per troppo tempo e, anche ora, lo facciamo in maniera probabilmente inadeguata e insufficiente.
Il tema è affrontato oggi da Francesco Giavazzi nell’editoriale del Corriere: http://www.corriere.it/cultura/16_dicembre_31/riforme-evitare-tutela-b065dce8-cecc-11e6-b5e0-7665bdba646f.shtml#.
Buona stampa. Giavazzi sottolinea che il successo delle misure adottate dal governo per aiutare il sistema bancario dipende fortemente dall’andamento dell’economia nazionale, il cui livello di crescita appare strettamente connesso alla quantità e alla qualità dei crediti concessi alle imprese, così come al grado di competitività dei mercati. 
Non mi azzardo certo a fare ipotesi a riguardo, ma non ho certo timore di affermare che, negli ultimi 20 anni, non ho visto nessuno che si sia realmente impegnato per eliminare i vincoli che impediscono alla concorrenza di esplicare il proprio benefico effetto sullo sviluppo economico. Al contrario, in questi anni mi pare che si siano fatti passi indietro e non in avanti. Ferrovie, autostrade, energia, telecomunicazioni, informazione e tanti altri sono settori nei quali la concorrenza, di fatto, quasi non esiste. E difficilmente crescerà visto che, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, lo Stato sta rientrando pesantemente in alcuni di questi settori.
E, per tornare al ritratto dipinto da Napoletano, il direttore del quotidiano di Confindustria si guarda bene dal toccare come dovrebbe questo tema. Vagheggia un’Italia che, purtroppo, non esiste. Si perde nell’ennesimo richiamo alla politica. Vede il nostro paese colorato come la carta del suo giornale. Ancora copio e incollo: “Forse, dietro quest’uomo che ha fatto di Intesa Sanpaolo una banca europea di prima grandezza per capitalizzazione (Carlo Messina, n.d.r.), nonostante i mille lacci e lacciuoli italiani, c’è il segno identitario di un sistema Paese che ha solo bisogno di riconoscersi per farsi rispettare. Senza strappi, con i piedi piantati nella terra, e un disegno di cambiamento che si proietti nel tempo, diventi patrimonio condiviso della politica (chiunque governi) e appartenga alla coscienza profonda del Paese. Buon anno a tutti.
Sono le parole di qualcuno che fa parte della classe dirigente responsabile delle nostre attuali condizioni. Sono le parole dell’uomo che dirige il quotidiano appartenente alla maggiore associazione di imprenditori del paese, associazione che certo non ha fatto sentire la sua voce per accelerare i tempi di approvazione della legge sulla concorrenza cui si riferisce Giavazzi, al contrario. Sono le parole del direttore di un giornale sul quale grava l’ombra di aver addomesticato i dati di bilancio e quelli sulla diffusione, un’ombra ancora non dissipata da un’adeguata pulizia a livello dirigenziale.
Mi pare alquanto aleatorio sperare che l’Italia rappresentata da Napoletano possa crescere in maniera adeguata a risolvere una parte importante dei problemi che l’affliggono, dalla disoccupazione al peso dei NPL nei bilanci delle banche.
Come dice un mio concittadino molto saggio: un buon anno si spera…

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