giovedì 7 aprile 2016

Un vespasiano

Ieri sera la trasmissione di Bruno Vespa “Porta a Porta” ha ospitato Salvo Riina, figlio di Totò Riina, per anni ai vertici della mafia siciliana. Non ho (come sempre) visto la trasmissione e ho dedicato anche modesta attenzione ai commenti dei giornali. Si tratta di un genere di evento che produce in me una tale irritazione da suggerirmi di non approfondire l’argomento per evitare di raggiungere e superare i livelli di guardia nell’arrabbiatura.
La ragione per la quale Salvo Riina si trovava ospite di Vespa è che ha scritto un libro autobiografico, del quale si erano occupati anche alcuni quotidiani (ecco, ad esempio, il pezzo di Giovanni Bianconi dal Corriere della Sera del 5 aprile: http://www.corriere.it/cronache/16_aprile_05/giuseppe-salvatore-riina-parla-padre-boss-mafia-b9c767f2-faa6-11e5-9ffb-8df96003b436.shtml).
Trovo sconcertante e anche piuttosto squallido il fatto che un editore abbia deciso di dare alle stampe il libro di un uomo che ha scontato oltre otto anni di carcere perché appartenente alla più nota tra le organizzazioni criminali mondiali e che non ne è pentito. Non credo che un simile personaggio abbia nulla di particolarmente importante da trasmettere ai cittadini normali: auspicabilmente dovrebbe produrre profondo senso di disgusto e dura condanna per quello che rappresenta.
E, tuttavia, se un editore ha il diritto di mettere in piedi un’operazione che non ha nessuna valenza culturale, ma tende quasi esclusivamente a far leva sul sensazionalismo per ottenere un ritorno economico, ciò non significa che “la maggiore azienda culturale del paese” (politici e responsabili della RAI amano, quando fa comodo, definirla così) debba prestarsi a favorire questa operazione e offrire all’editore e all’autore facile e gratuita pubblicità in un trasmissione che, seppure con ascolti (credo) meritatamente sempre più bassi, ha comunque un certo seguito.
Non me ne stupisco, però, sia chiaro. Bruno Vespa ama rimestare nel torbido e ha dimostrato di essere pronto a oltrepassare qualsiasi limite pur di procurarsi qualche ascoltatore in più. Penso, tuttavia, che la sua passione per le storie di sangue, possibilmente maleodoranti, e per i liquami di fogna dovrebbe trovare un freno nei vertici della RAI, che è pur sempre la concessionaria di un servizio pubblico per il quale i cittadini pagano un canone.
Anche se lo auspico, tendo a escludere che l’episodio di ieri spingerà il Consiglio di Amministrazione e il Direttore Generale della RAI a liberarsi dei mediocri servigi di Vespa, il quale può, con tutta evidenza, contare su sostegni molto vigorosi, la cui origine ognuno può ipotizzare per proprio conto. Io ho una mia opinione, ma preferisco tenerla per me.
In tutta questa storia c’è, per fortuna, un motivo di soddisfazione. Secondo L’Huffington Post (http://www.huffingtonpost.it/2016/04/07/salvo-riina-da-bruno-vespa_n_9631780.html) Bruno Vespa ha raggiunto un milione di ascoltatori, mentre un post su Facebook del fratello di Paolo Borsellino, Salvatore, è stato letto da 7 milioni di persone. Ecco il collegamento alle parole di Salvatore Borsellino (le ho condivise ieri sera e sono felice di farlo anche adesso): https://www.facebook.com/Salvatore-Borsellino-59534309051/?pnref=story.
L’ascolto musicale di oggi è, in qualche modo, obbligato. Si tratta di un poema sinfonico, lungo poco meno di 15 minuti, dedicato alla sua terra dal maggiore compositore siciliano del 900, Gino Marinuzzi: Sicania.




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