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mercoledì 16 marzo 2016

Diritti dimenticati

Oggi non vi ruberò molto tempo.
Inizio con un breve cenno alle due vicende parallele, ma differenti, relative alla scelta del candidato sindaco di Roma per il centrodestra e di Milano per i 5 Stelle. Quello che sta accadendo rafforza i dubbi, di cui ho già scritto domenica, sul valore attribuito all’opinione popolare dai vertici di entrambi questi raggruppamenti. I meccanismi individuati per selezionare i candidati non potrebbero essere più diversi; il risultato finale, però, non cambia, nel senso che quanto avrebbero voluto i cittadini viene ignorato. 

giovedì 22 ottobre 2015

Queste non sono le cose che piacciono a me

Come forse saprete, il Governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco, è indagato in relazione al commissariaménto della Banca Popolare di Spoleto. Su Il Sole 24 Ore di ieri c’erano alcuni articoli che schieravano il quotidiano a fianco di Visco, difendendone senza incertezze l’operato. 

martedì 15 settembre 2015

Forever it takes

Il titolo non è farina del mio sacco. Sono parole di un economista, Alberto Gallo di Royal Bank of Scotland, che ha voluto parafrasare quelle famose impiegate da Mario Draghi nel 2012 per descrivere l’impegno della Bce nella difesa dell’euro: whatever it takes.

sabato 28 marzo 2015

Non si smentiscono mai


Ho già detto quel che avevo da dire sul disastro del Massiccio dei Tre Vescovadi; spero che anche gli organi di stampa si mettano un po’ quieti e lascino in pace i morti e i vivi, alcuni dei quali porteranno per sempre dentro di loro un tormento devastante.
Veniamo alle questioni politiche italiane, alle quali, avendole trascurate, dedicherò l’intero post, anche se un po’ mi sento in colpa perché vi parlo dei soliti tizi impresentabili... Portate pazienza.
So già, mentre inizio a scrivere, che urterò la suscettibilità di uno dei miei tre lettori, cui pare credibile che la Lega e il suo Segretario offrano al Paese una prospettiva. Personalmente non vedo, nel desolato panorama italiano, nessuno che possa portare la ventata di aria fresca di cui, come dicevo qualche giorno fa, abbiamo disperatamente bisogno.
In Italia i partiti di minoranza, ma anche quelli di governo, fanno molto male il loro mestiere. Un partito di minoranza, in una democrazia che funziona, non si limita a sbraitare che il governo non lavora bene, ma propone alternative credibili, provvedimenti che aspirano a essere migliori di quelli predisposti dai ministri in carica, dimostra quotidianamente di avere un programma per il futuro e di poterlo realizzare e di non preoccuparsi soltanto di vincere le prossime elezioni.
Da noi questo non accade, da noi tutti gli oppositori, dallo Psiconano+barba-Mediaset a Il Felpo 1 Matteo Salvini, dal premio Nobel mancato a Il Felpo 2 Maurizio Landini, strillano e basta, il più delle volte in maniera scomposta e volgare.
Su Grillo, il quale deve soffrire parecchio perché quasi nessuno, neppure tra i suoi, più si occupa di lui, stendiamo un velo pietoso. Personalmente, salvo essere costretto, eviterò di parlarne dopo la vergognosa uscita con cui (purtroppo) ha riconquistato per qualche istante il palcoscenico, come spiega Libero:
Cronaca. Grillo è semplicemente disgustoso. Un ridicolo e inutile pupazzo in mano a un visionario patetico. Lui e Ca((zz)sal)eggio hanno, come tanti negli ultimi anni, semplicemente messo in piedi un’impostura politica che, purtroppo, ha fatto illudere molti italiani.
Quanto a Il Felpo 2 Landini, pur di criticare, presenta una realtà di suo gradimento, ma inventata, come documenta questo video del Corriere della Sera:
Penoso, non si può dire altro di uno che continua ad arrampicarsi sugli specchi per sostenere una visione politica ed economica più che obsoleta e per andare a raschiare il barile di quelli che, come lui, non hanno ancora capito che siamo entrati da quindici anni nel 21° Secolo.
E torniamo a Il Felpo 1, Salvini, il quale sta dibattendo da settimane con il tizio decrepito per definire le candidature alle prossime elezioni regionali. Uno degli argomenti forti è che, in Veneto, Zaia va ricandidato perché ha fatto bene. Ora, visto che ci vivo, non sono tanto convinto di questo e, in ogni caso, ricorderei al Felpo 1 che il suo bravo presidente, con il contributo naturalmente della maggioranza e dell’opposizione, non è ancora riuscito a far approvare il bilancio per il 2015 (che andava approvato entro il 31.12.2014, ovviamente) e, se non lo farà entro pochi giorni, la Regione Veneto non sarà, tra l’altro, in grado di pagare gli stipendi.
Come se non bastasse, l’allegra brigata che abita i palazzi del potere regionale, di tutte le provenienze politiche, ha pensato bene di rivedere radicalmente l’organizzazione della sanità con un emendamento alla Finanziaria, come illustra questo articolo di Alessandro Zuin dal Corriere Veneto: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2015/26-marzo-2015/usl-mercato-elettorale-2301165583994.shtml.
Buona stampa. Se questo è amministrare bene… Intendiamoci, non è che la Signora Moretti dia l’idea di saper migliorare le cose, ma l’attuale maggioranza regionale offre la garanzia di far poco o nulla, come accaduto nella legislatura che si sta concludendo. E, tra l’altro, anche a dimenticare il caso di Tosi, appare tutt'altro che unita e armoniosa, come, d'altronde, dimostra il rapporto tra il tizio decrepito e il Felpo 1.
Certo, ci sta che Salvini spinga per la rielezione di Zaia, fa parte del suo ruolo (meno, forse, dei suoi doveri, ma le cose non sempre coincidono). E, infatti, non è tanto questo che mi spinge ad avere di lui un'opinione che, già cattiva, si deteriora giorno dopo giorno.
Anche Salvini ha ritenuto di esprimere un giudizio sul Presidente del Consiglio che, francamente, lascia sconcertati. Vado a prendere la notizia sul sito de La Repubblica: http://video.repubblica.it/dossier/scandalo-lega/salvini-cambierei-renzi-con-putin/195398/194410.
Capisco che, quando si parla in pubblico, la tentazione di strappare l’applauso si faccia sentire. E, tuttavia, osservo che Il Felpo 1 va oltre il lecito nelle sue affermazioni. Nessun leader dell’opposizione di una nazione autenticamente democratica si sognerebbe di sostenere simili opinioni. In parole più chiare: nessun leader dell’opposizione di una nazione autenticamente democratica distorcerebbe la realtà per far apparire il Capo del Governo peggiore di un signore che ha il curriculum di Putin. Non lo farebbe Miliband nei confronti Cameron, non lo farebbe Sarkozy nei confronti di Hollande. Probabilmente lo farebbe Marine Le Pen, sia nei confronti di Hollande che nei confronti di Sarkozy (eventualmente tornato all’Eliseo), ma, per l’appunto, parliamo di Marine Le Pen, il cui partito, tra l’altro, si è fatto finanziare dalla Russia come un qualsiasi PCI si faceva finanziare dall’Unione Sovietica.
E via verso il fronte. Dopo molte parole, anche molta musica. Cominciamo da John Coltrane e da uno dei suoi album più belli, SoulTrane (http://it.wikipedia.org/wiki/Soultrane), dal quale ho scelto Theme for Ernie.


Proseguiamo con un altro grandissimo sassofonista, Sonny Rollins, di cui ascoltiamo Tennessee Waltz. Scelta eccellente: me lo dico da solo.


Per finire lasciamo il jazz e passiamo alla straordinaria chitarra di Eric Clapton (meglio: alle sue straordinarie dita). Ho scelto uno dei suoi album più belli, Slowhand (http://www.ericclapton.com/album/slowhand), e, tra una decina di ottimi pezzi, un formidabile brano strumentale: Peaches and diesel.


lunedì 9 marzo 2015

Non hanno iniziato ieri


Qualche giorno fa, su Facebook, un amico di una mia amica ha sostenuto che nei media viene esagerata la minaccia per la cultura rappresentata dagli estremisti islamici. La cosa mi era parsa sostanzialmente risibile. Anche a considerare, come pare vero, che la distruzione delle statue del Museo di Mosul abbia interessato soprattutto delle copie, il fatto che vi fossero comunque degli originali dimostra che i membri del cosiddetto ISIS sono dei vandali in guerra con la civiltà. PUNTO.

domenica 23 febbraio 2014

Ci sarà un perché se tutti sperano, ma dubitano


Abbiamo un nuovo governo e, per sua fortuna, oggi qui non piove. Potrebbe essere un buon inizio…
Lasciamo perdere le battute (mediocri, tra l’altro) e vediamo di capire come stiamo venendo fuori da settimane nelle quali si è consumata una vicenda politica che, a mio modesto avviso, non ha certo contribuito a rafforzare l’immagine del nostro paese all’estero, tutt’altro. Altrove certe cose non si fanno o, se si fanno, non si dimenticano del tutto le buone maniere. Per esempio: nel Regno Unito Tony Blair e, prima di lui, Margaret Thatcher furono “rimossi” da Downing Street non dal voto popolare, ma in seguito a manovre interne ai loro partiti, forse non pienamente trasparenti, però non certo come è accaduto a Letta da parte di Renzi.
E il modo in cui si è arrivati alla nascita del nuovo governo non mi pare inquadrarsi nell’ambito dei “buoni inizi”, ma tant’è, le cose sono andate così e, quindi, guardiamo avanti, ossia a quello che ci possiamo aspettare dal più giovane Presidente del Consiglio della nostra storia.
Di queste ore è l’affermazione che il primo obiettivo dell’azione riformatrice di Renzi sarebbe la burocrazia. Ottima scelta, il punto è capire se ci sono le capacità e la volontà necessarie per combattere una battaglia difficilissima contro un possente drago dalle molte teste.
Sono certo che anche voi tre ricordiate perfettamente i proclami altisonanti di Renato Brunetta, il quale dallo scranno di Ministro della Funzione Pubblica aveva promesso di trasformare nel volgere di pochi mesi la Pubblica Amministrazione italiana. Con quali risultati? Beh, anche questi li ricordate perfettamente, il niente si ricorda agevolmente…
Qualche consiglio a Renzi lo hanno offerto Alesina e Giavazzi sul Corriere di venerdì (http://www.corriere.it/editoriali/14_febbraio_21/purche-si-dica-tutta-verita-2fdac98a-9ac2-11e3-8ea8-da6384aa5c66.shtml).
Buona stampa. I due economisti ancora non conoscevano con certezza la composizione del nuovo governo, questo spiega il loro approccio volto a dare consigli e non a fare valutazioni. Perfetta la chiusura del pezzo, che mi piace tanto da meritare di essere ripresa integralmente:
“… Ma il nuovo governo non farà nessuna di queste cose se non sostituirà radicalmente i burocrati che gestiscono i ministeri (riformando i contratti della dirigenza pubblica e allineandoli a quelli del settore privato) cominciando dalla casta dei capi di gabinetto. Per farlo ci vuole coraggio perché questi signori sono depositari di «dossier» che tengono segreti per proteggere il loro potere. Bisogna aver il coraggio di mandarli tutti in pensione. All’inizio i nuovi ministri faranno molta fatica, ma l’alternativa è non riuscire a fare nulla.”
Diverso è il tono che ritroviamo nei commenti di ieri e di oggi dei principali quotidiani italiani, nei quali mi paiono prevalere, dietro lo schermo di una speranza “obbligatoria”, dubbi e timori.
Buona stampa.
E passiamo all’editoriale odierno di Sallusti su Il Giornale (http://www.ilgiornale.it/news/interni/994961.html). Anche Zio Tibia (copyright Marco Travaglio) si è adeguato alla nuova linea morbida e garbata imposta dal padrone (il tizio decrepito) e dal suo consigliere politico. Una linea apprezzabile, perché, se non altro, persino la Santalacchè ha smesso di strillare…
Stampa così e così. Sallusti si preoccupa soprattutto di bastonare il “traditore” Alfano (che è come sparare sulla Croce Rossa). Che volete farci? Lui è fatto così, lui il giornalismo lo intende in maniera diversa da Ben Bradlee (http://en.wikipedia.org/wiki/Ben_Bradlee). 
Torniamo a commenti un po’ meno strampalati. Vi suggerisco quello di Luca Ricolfi su La Stampa odierna (http://www.lastampa.it/2014/02/23/cultura/opinioni/editoriali/sul-governo-una-certezza-e-un-dubbio-08X1E2fig0mzfuK2RyQDZK/pagina.html) e quello, sempre odierno, di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera (http://www.corriere.it/editoriali/14_febbraio_23/paneibanco-renzi-velocista-pachiderma-7e43a82a-9c58-11e3-bf70-ea8899950404.shtml).
Buona stampa. Per entrambi. Mi limito a sottolineare le osservazioni di Panebianco riguardo alla mancata conferma di Emma Bonino e di Enzo Moavero Milanesi: condivido pienamente l’opinione che si sia trattato di due errori. Due errori madornali.
Così come, forse, non è stata neppure geniale l’idea di affidare il Ministero dello Sviluppo economico a Federica Guidi e quello del Lavoro a Giuliano Poletti. Si tratta di due persone che hanno sicuramente bagagli culturali adeguati per l’incarico, ma sono anche, che piaccia o no, esponenti di due lobby assai ingombranti e questo, a mio modesto avviso, non va per niente bene.
Senza parlare dei possibili conflitti di interesse della prima, segnalati da Il Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/23/governo-renzi-tutti-i-conflitti-di-interessi-del-neo-ministro-federica-guidi/891162/). Intendiamoci: niente a che vedere con quelli del tizio decrepito, però…
Prima di passare al conforto della musica, vi segnalo il Buongiorno di Gramellini del 21: http://www.lastampa.it/2014/02/21/cultura/opinioni/buongiorno/la-macchina-della-saliva-aHy0TNNuKCjwoROdFdDYVI/pagina.html.
Buona stampa. E ottimo suggerimento a Renzi. Quelli che ora lo portano in palmo di mano, se fallirà, non daranno al gallo nemmeno il tempo di cantare due volte.
E cominciamo con la musica. Anna Maria Jopek (http://en.wikipedia.org/wiki/Anna_Maria_Jopek) è una cantante polacca che ha alle spalle alcune collaborazioni con importanti musicisti internazionali. Non ha una voce particolarmente potente, ma mi sembra meritare un ascolto. Vi propongo Don’t Speak, una canzone malinconica che lei interpreta con garbo e discreta intensità.


E passiamo a cose più lontane nel tempo e, direi, anche nel valore.
Nel 1963 John Coltrane compose un brano di rara bellezza per reazione a una strage razzista avvenuta nella città di Birmingham (http://it.wikipedia.org/wiki/Alabama_%28John_Coltrane%29) e lo incluse in uno dei suoi album più belli, Live at Birdland. Nell’esecuzione il grande Trane era affiancato dai componenti del suo storico quartetto, di cui vi ho già parlato, ovvero Jimmy Garrison al basso, McCoy Tyner al piano e Elvin Jones alla batteria. Il pezzo s'intitola Alabama.


Meno drammatica, ma non meno interessante, la terza e ultima proposta di oggi: Changes, una composizione inclusa, nel 1955, in uno splendido album del quintetto/sestetto guidato da Miles Davis e Milt Jackson. Due maiuscole prove del talento straordinario di entrambi i musicisti.


lunedì 12 novembre 2012

Cri cri fan gli avvocati


Dopo, prometto, vi proporrò qualche brano musicale, ma per ora, perdonatemi, devo parlare di politica italiana.
Nella mia personale classifica della disistima, come i miei tre lettori sanno bene, Beppe Grillo occupa un posto al vertice. Poco importa in che posizione, quel che conta è la sua indiscussa capacità di battersi per il primato.
Con Beppe Grillo l’Italia pagherà, ancora una volta, un prezzo enorme all’arrogante presunzione di qualcuno che vede nella politica un modo per raggiungere dei vantaggi personali.
Detto altrimenti: se verrà, che il successo di Grillo comporti maggiore democrazia e un futuro radioso per l’Italia, beh, io ne dubito molto. Dopo la signora emiliana, oggi bersaglio delle folgori dello Psiconano+barba-mediaset sono dirette a un consigliere regionale del Piemonte. Il torto o la ragione poco importano, importa il tono della lettera inviata dagli avvocati di Grillo. A me, i leader politici, o meglio sedicenti tali, che parlano tramite avvocati piacciono poco, pochissimo.
La cronaca dal Corriere della Sera: http://www.corriere.it/politica/12_novembre_12/movimento_f794cb8c-2cd3-11e2-ac32-eb50b1e8a70b.shtml. Mi raccomando, leggete la raccomandata dei signori legali del signor Giuseppe – detto Beppe – Grillo. Chissà se fisicamente assomigliano a Ghedini o a Longo?
Andiamo alle cose serie.
Ossia alla musica. Thelonious Monk (http://www.britannica.com/EBchecked/topic/389556/Thelonious-Monk), di cui quest’anno ricorreva il trentennale della morte, è stato un pianista di ottimo livello, ma, forse, soprattutto un geniale compositore all’avanguardia anche nel mondo estremamente fertile del jazz.
Come molti colleghi, anche lui ebbe vita travagliata, ma ha potuto comunque lasciare una formidabile impronta.
Il suo brano più eseguito, credo, è Round Midnight, la cui fama è stata amplificata dal film diretto nel 1986 da Bertrand Tavernier e interpretato da Dexter Gordon.
Round Midnight è, appunto, il pezzo della serata, che vi propongo di ascoltare in cinque versioni.
Cominciamo con quella dell’autore nel 1947.


Subito dopo andiamo a Miles Davis e John Coltrane, che certo non hanno bisogno di presentazioni, in particolare mie.


Procediamo con Michel Petrucciani, come sempre straordinario.


E chiudiamo con due grandissime voci femminili. La prima è quella di Ella Fitzgerald a Montreux nel 1979.


Per passare a Sarah Vaughan, ancora dal vivo, nel 1987.


martedì 6 novembre 2012

Economia giapponese e splendido jazz


Continuiamo a tenerci lontani dalla politica italiana. Prima o poi toccherà tornarci sopra, ma per adesso proviamo a guardare altrove e a riflettere su questioni non maleodoranti come quelle locali.
Sul Sole 24 Ore di oggi, Luigi Zingales propone un’interessante riflessione sulla situazione economica giapponese, partendo da una battuta paradossale che circola tra gli economisti. Ecco il link dell’articolo: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-06/tokyo-sembra-atene-063652.shtml?uuid=AbR71Q0G.
Buona stampa.
Le considerazioni di Zingales sono piuttosto convincenti e le ragioni del pessimismo riguardo alle prospettive giapponesi, a mio avviso, vengono anche dal settore manifatturiero oltre che dal debito e dal deficit statale. Sono di questi giorni le notizie relative alla profonda crisi in cui versano aziende come Sharp, Olympus, Sony e Panasonic, ossia aziende che per anni hanno costituito la punta di diamante della potenza industriale del Sol Levante.
In qualche caso, quello di Sharp in particolare, si mette addirittura in dubbio la possibilità che l’azienda possa sopravvivere alla situazione di dissesto in cui si trova. I principali quotidiani finanziari si occupano da tempo delle difficoltà di molte industrie giapponesi. Vi indico un paio di articoli su Sharp dal Sole 24 Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2012-09-27/sharp-alza-forbice-10mila-102423.shtml?uuid=AbYKoQkG&fromSearch e http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-11-02/lhitech-tokyo-apple-samsung-073007.shtml?uuid=AbtgOIzG&fromSearch.
Gli altri potete tranquillamente cercarli voi, se volete.
Torniamo al pezzo di Zingales e teniamo bene a mente il monito conclusivo, perché la questione ci riguarda (anche se l’Italia non viene mai citata). Ci riguarda molto e molto ha a che fare con i nostri impegni in materia di finanza pubblica. Non lo dico a me stesso e ai miei tre lettori, mi piacerebbe che sentissero quelli che aspirano a governare il Paese…
E veniamo alla musica. Dopo quella dedicata al capolavoro dei Procol Harum, oggi vi offro un’altra selezione di esecuzioni differenti del medesimo pezzo.
Il brano che ho scelto per oggi è, forse, persino più importante di A Whiter Shade of Pale (ammesso che simili confronti abbiano senso, e non credo ne abbiano) e, comunque, è un altro immenso capolavoro: In a sentimental mood, scritto da Duke Ellington nel 1935 e interpretato da tanti maestri.
Cominciamo da una versione del compositore, però più recente, scelta perché Ellington non si esibisce con la propria orchestra, come di consueto, ma in veste di strumentista insieme a John Coltrane, uno dei massimi sassofonisti della storia del jazz. Ho detto anche troppo, lascio spazio a questi grandissimi musicisti. Il disco da cui è tratta l’esecuzione risale al 1962.


Passiamo a un altro eccezionale talento, il chitarrista francese Django Reinhart, considerato da molti il vero “inventore” della chitarra nel jazz. La sua versione risale al 1937.


Diamo nuovamente spazio al Duca, perché ascoltiamo la versione cantata da Ella Fitzgerald e tratta da un album doppio inciso insieme a Ellington e alla sua orchestra nel 1957.


La quarta versione è quella di un grande trombettista tormentato, Chet Baker, tratta dall’album Chet on Poetry del 1989, realizzato in Italia con musicisti italiani.


Finiamo con un altro immenso maestro, un uomo cui il destino ha riservato una vita difficile e troppo breve, ma che ha saputo raggiungere vette di bellezza straordianaria: Michel Petrucciani. Qui in un’esecuzione dal vivo con Gary Peacock al basso e Roy Haynes alla batteria. La registrazione è stata effettuata a Karlsruhe 1988. E' la versione più lunga che vi propongo, ma ascoltatela fino in fondo, non ve ne pentirete.


giovedì 30 agosto 2012

Difficile scegliere


In queste ore, a Tampa, il Partito Repubblicano sta affidando a Mitt Romney e Paul Ryan il compito di riconquistare la Casa Bianca e sloggiare Barack Obama.
Anche per i professionisti è presto per azzardare previsioni, figuriamoci per me. I sondaggi della CNN mostrano un elettorato diviso a metà, ma, in questo momento, sembrano poco significativi. Sinceramente non vorrei essere chiamato a votare negli Stati Uniti a novembre, la scelta mi sembra difficile: Romney e Ryan suonano una musica che non mi piace ascoltare, ma anche Obama mi sembra che abbia steccato più del giusto. Insomma, neanche dall’altra parte dell’Atlantico sembrano essere disponibili governanti degni di questo nome. Sia chiaro: noi siamo messi peggio, ma neanche troppo. La mia opinione che si tratti di uno scontro tra figure non all’altezza del compito di guidare la maggiore potenza economica e militare mondiale ha trovato conferma in un articolo del Financial Times. Lo firma Conrad Black e lo potete leggere qui: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/b24ddb70-f120-11e1-a553-00144feabdc0.html#axzz252rZBxcC.
Buona stampa. Anche se sono quasi tentato di scrivere stampa così e così.
Black non nasconde le sue simpatie per il ticket repubblicano, ma, anche se cerca di farne un ritratto positivo, finisce per porne in evidenza alcuni limiti. E trascura di porsi una domanda molto importante, che pure sorge spontanea proprio leggendo le sue osservazioni: se, in quasi due decenni, gli americani hanno scelto come guida uomini mediocri, cosa potrà far cambiare la situazione quest’anno? Se Black ha ragione, e credo l’abbia, il problema è nel sistema, che ormai, in quasi tutto il mondo, porta al vertice individui mediocri, scelti non perché dotati, ma per l’azione degli esperti di comunicazione, in grado di costruire un’immagine che attrae gli elettori. E il sistema non è cambiato.
Non c’è da stupirsi se le grandi banche piuttosto che le grandi imprese, negli Stati Uniti come in Europa, continuano ad agire indisturbate, senza preoccuparsi degli effetti spesso catastrofici del loro operato, sicure che nessun politico avrà la forza e il coraggio di mettersi contro di loro. Ricordate? Di subprime e di titoli tossici si cominciava a parlare proprio alla fine di agosto del 2007. Avete visto qualche misura in grado di garantirci che non accadrà mai più nulla di simile? A me pare di no.
Potrei chiudere scrivendo, come ho fatto altre volte al termine di post pessimisti: buona serata e buona fortuna, ma preferisco una conclusione diversa. Ancora musica. Ancora jazz. Un grandissimo pianista, un fedele compagno di John Coltrane: McCoy Tyner. Il suo modo di suonare è intensamente ritmico, anche nel gesto. Ha una presenza scenica importante, anche se non quanto il batterista del gruppo di Trane, ossia l’imponente Elvin Jones, la cui incredibile forza fisica comportava che la batteria venisse inchiodata al palco (visto con i miei occhi a Bergamo nel 1975).
Ho scelto un brano successivo alla morte di Coltrane: si tratta di Walk Spirit Talk Spirit, una composizione di McCoy Tyner piena di energia. Quasi altrettanto trascinante del pezzo di Lee Morgan, ma molto diverso. E il gruppo che affianca McCoy Tyner è formato da eccellenti strumentisti. Vi piacerà.