In queste ore, a Tampa, il Partito Repubblicano sta
affidando a Mitt Romney e Paul Ryan il compito di riconquistare la Casa Bianca
e sloggiare Barack Obama.
Anche per i professionisti è presto per azzardare previsioni, figuriamoci per me. I sondaggi della CNN
mostrano un elettorato diviso a metà, ma, in questo momento, sembrano poco
significativi. Sinceramente non vorrei essere chiamato a votare negli Stati
Uniti a novembre, la scelta mi sembra difficile: Romney e Ryan suonano una
musica che non mi piace ascoltare, ma anche Obama mi sembra che abbia steccato
più del giusto. Insomma, neanche dall’altra parte dell’Atlantico sembrano
essere disponibili governanti degni di questo nome. Sia chiaro: noi siamo messi
peggio, ma neanche troppo. La mia opinione che si tratti di uno scontro tra
figure non all’altezza del compito di guidare la maggiore potenza economica e
militare mondiale ha trovato conferma in un articolo del Financial Times. Lo firma
Conrad Black e lo potete leggere qui: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/b24ddb70-f120-11e1-a553-00144feabdc0.html#axzz252rZBxcC.
Buona stampa. Anche se sono quasi tentato di scrivere stampa così e così.
Black non nasconde le sue simpatie per il ticket repubblicano, ma, anche se cerca
di farne un ritratto positivo, finisce per porne in evidenza alcuni limiti. E
trascura di porsi una domanda molto importante, che pure sorge spontanea
proprio leggendo le sue osservazioni: se, in quasi due decenni, gli americani
hanno scelto come guida uomini mediocri, cosa potrà far cambiare la situazione quest’anno? Se Black ha ragione, e credo l’abbia, il problema è nel sistema,
che ormai, in quasi tutto il mondo, porta al vertice individui mediocri, scelti
non perché dotati, ma per l’azione degli esperti di comunicazione, in
grado di costruire un’immagine che attrae gli elettori. E il sistema non è cambiato.
Non c’è da stupirsi se le grandi banche piuttosto che le
grandi imprese, negli Stati Uniti come in Europa, continuano ad agire
indisturbate, senza preoccuparsi degli effetti spesso catastrofici del loro
operato, sicure che nessun politico avrà la forza e il coraggio di mettersi
contro di loro. Ricordate? Di subprime
e di titoli tossici si cominciava a parlare proprio alla fine di agosto del
2007. Avete visto qualche misura in grado di garantirci che non accadrà mai più
nulla di simile? A me pare di no.
Potrei chiudere scrivendo, come ho fatto altre volte al
termine di post pessimisti: buona serata e buona fortuna, ma preferisco una
conclusione diversa. Ancora musica. Ancora jazz. Un grandissimo pianista, un
fedele compagno di John Coltrane: McCoy Tyner. Il suo modo di suonare è
intensamente ritmico, anche nel gesto. Ha una presenza scenica importante,
anche se non quanto il batterista del gruppo di Trane, ossia l’imponente Elvin Jones, la cui incredibile forza
fisica comportava che la batteria venisse inchiodata al palco (visto con i miei occhi a Bergamo nel 1975).
Ho scelto un brano successivo alla morte di Coltrane: si
tratta di Walk Spirit Talk Spirit, una composizione di McCoy Tyner piena di energia. Quasi altrettanto
trascinante del pezzo di Lee Morgan, ma molto diverso. E il gruppo che affianca McCoy Tyner è formato da eccellenti strumentisti. Vi piacerà.
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