Questo pomeriggio mi concentro sulla guerra ai nemici della musica. E lancio un attacco che farà senz’altro male. Tre generi diversi, tre brani cantati, tre bellissime voci di donna, non riesco a immaginare nulla di più devastante. Cominciamo da Maria Callas in una celebre aria tratta da La Wally di Alfredo Catalani: Ebben? Ne andrò lontana.
Passiamo quindi al jazz e alla meravigliosa voce di Ella Fitzgerald, che canta uno dei suoi pezzi più famosi: It Don't Mean A Thing If It Ain't Got That Swing. Un brano allegro e ritmato, che riempie di allegria, quello che più odiano i nemici della musica.
E finiamo con una voce italiana, quella di Fiorella Mannoia, che interpreta Il Cielo d'Irlanda dal vivo. E anche questo è un brano pieno di vitalità, con il quale, oltre alla giornata della Donna, celebro in anticipo anche San Patrizio (Lá Fhéile
Pádraig in gaelico), che si festeggia il 17 marzo.
Buona stampa. Il fatto che anche il Regno Unito, come l’Italia,
non tratti bene i suoi giovani non mi fa affatto piacere, anzi. E non mi
rallegra neppure ipotizzare (come credo sia lecito, ma non ho documentazione a
riguardo) che ciò accada anche in altre nazioni europee. E’, al contrario,
motivo di profonda preoccupazione perché, frustrando le aspirazioni delle nuove
generazioni, ci garantiamo un mediocre futuro, con declino che sarà maggiore in Italia piuttosto che altrove, ma sarà diffuso un po’ in tutto il Vecchio
Continente.
Cronaca. Che fa star male perché, e ritorniamo all’articolo
di Stella che vi ho segnalato qualche giorno fa (http://ilmiosecchiellodacqua.blogspot.it/2015/02/tra-twittare-e-fare-ce-di-mezzo-il-mare.html),
solo in Italia chi commette certi reati, oltre a non trascorrere un tempo
adeguato in carcere, si trova, grazie al patteggiamento con i Tribunali e agli
accordi con il Fisco, a tenersi in tasca una parte di quel che ha illecitamente
incassato.
E veniamo alla battaglia quotidiana contro l’oscurantismo
di chi vorrebbe privarci della gioia che dona la musica, tutta la musica. Oggi vi propongo un primo ascolto abbastanza diverso dal solito: una ballata inglese del XVII°, Robin Hood and the Tanner (http://en.wikipedia.org/wiki/Robin_Hood_and_the_Tanner). A eseguirla è il complesso St. George's Canzona diretto da John Sothcott.
Torniamo più vicini a noi e ascoltiamo Ella Fitzgerald e Tommy Flanagan, solo voce e pianoforte, per una meravigliosa versione di How High the Moon.
Si sta concludendo il primo anno del Governo Renzi. Il
Presidente del Consiglio, in questi dodici mesi, ha annunciato molto e dato per
realizzato molto, ma, a ben vedere, tra il dire e il fare, come si dice, c’è di
mezzo il mare, come provano le numerose analisi offerte dai mezzi di
comunicazione.
Buona stampa. E’ abbastanza evidente che, come evidenziano
entrambi gli articoli, la scarsa efficacia normativa ha che fare con il mancato
ricambio dei dirigenti ministeriali, ma io aggiungerei che, come ho detto più
volte, si fa sentire anche la mediocrità dei politici che occupano le poltrone
di ministro e sottosegretario, i quali non sanno o non possono controllare
efficacemente il lavoro dei burocrati.
Buona stampa. Corbellini, correttamente, concentra la sua
attenzione sull’operato della Pubblica Amministrazione e del Parlamento, ma io
avrei citato, anche di sfuggita, il ruolo di molti magistrati, i quali si sono
arrogati il potere di stabilire chi e come dovesse essere curato, tra l’altro
con decisioni spesso contrastanti, a conferma di come, nel Paese che si
considera culla del Diritto, proprio chi dovrebbe applicare la Legge non di
rado è più interessato a far valere contro di essa le proprie convinzioni
personali, spesso infondate e stravaganti.
Buona stampa. Vi sorprende che l’Italia esca male dal
confronto?
E veniamo alla battaglia dalla parte della musica. Un paio di ascolti. Il primo è un brano eseguito da Tommy Flanagan al piano con Peter Washington al basso e Lewis Nash alla batteria: Angel Eyes.
Flanagan (http://en.wikipedia.org/wiki/Tommy_Flanagan) è stato un grande personaggio nella storia del jazz e ha lavorato accanto a buona parte dei giganti del secondo dopoguerra, da Coltrane a Ella Fitzgerald. Lo ascolteremo ancora.
Cambiamo genere, ma restiamo in America con un brano tratto da West Side Story (http://it.wikipedia.org/wiki/West_Side_Story) di Leonard Bernstein. Ascoltiamo Tonight, una delle canzoni più celebri del musical (io, francamente, sarei più portato a considerarla un'opera); ho sceltola versione tratta dal film realizzato nel 1961 (http://www.imdb.com/title/tt0055614/) anche perché si ha modo di ammirare una attrice meravigliosa: Nathalie Wood.
Alle considerazioni tecniche di Roberto io mi permetto di
aggiungerne qualcuna di altra natura. Non è affatto casuale che la tabella che
ha originato le sue considerazioni sia stata compilata da una società di
gestione di proprietà di una banca italiana.
Il mercato finanziario del nostro Paese è senza dubbio uno
dei meno trasparenti tra quelli delle nazioni maggiormente sviluppate.
Nonostante le ripetute promesse, non si riescono a imporre gli elementi necessari
a produrre un adeguato livello di concorrenza e di chiarezza dell’informazione.
Anche la disciplina MiFID, introdotta in Italia in base a una serie di
direttive europee (http://it.wikipedia.org/wiki/MiFID),
alla fin fine non ha alterato realmente una situazione che vede il venditore
sempre in condizione di vantaggio sull’acquirente. Detto altrimenti: sebbene la
disciplina europea mirasse proprio a scardinare questo stato di cose, il
mercato italiano è ancora sbilanciato a favore degli operatori finanziari
(banche, assicurazioni, società di gestione del risparmio, ecc.). Questo,
bisogna sottolinearlo, accade anche a causa della modesta diffusione delle
conoscenze in materia. Anche tra coloro che dispongono di importanti somme da
investire, sono pochi quelli che possiedono una cultura finanziaria adeguata a
confrontarsi con la controparte. Per non parlare di quel che può succedere a
chi è privo anche delle minime competenze…
E lasciamo perdere quel che accade allo sventurato che decida
di spostarsi da una banca a un’altra. La cosiddetta portabilità del conto
corrente è ancora una chimera in Italia, e non solo perché le banche fanno
l’impossibile per impedire che si realizzi veramente. Nella loro opera possono
contare anche sul sostegno di aziende come Telecom Italia o alcune
municipalizzate che forniscono gas e altro, le quali, nel momento in cui un
cliente cambia banca, non solo non accettano lo spostamento automatico della domiciliazione
delle bollette, ma rendono l’attivazione di una nuova domiciliazione un’impresa
estenuante. Niente male… Questi carrozzoni gestiti da manager che,
probabilmente, non troverebbero mai lavoro in aziende inglesi o tedesche, non
sanno far di meglio che rendere la vita impossibile a chi vuol automatizzare e
dare certezza ai propri pagamenti. Come li possiamo chiamare i dirigenti di
queste aziende? No… certe parole non le usiamo da queste parti.
Passiamo all’avvenimento del giorno nella politica italiana:
il trasloco di alcuni parlamentari dal partito che si chiamava Scelta Civica.
Si tratta di persone in qualche caso molto rispettabili (penso, ad esempio, a
Irene Tinagli e a Pietro Ichino), ma resto sconcertato da questo via vai, da
questo saltare da destra a sinistra al centro. E’ vero che la Costituzione
esclude il vincolo di mandato per deputati e senatori, ma l’andirivieni è un po’
eccessivo ed emana anche un certo cattivo odore.
Buona stampa. Entrambi gli articoli, con diversa intensità, trattano
con ironia l’esito della “salita” in politica di Mario Monti. E, come si dice,
sparano sulla Croce Rossa.
Torniamo a Skylark e ascoltiamo l'interpretazione di Ella Fitzgerald.
Proseguiamo con un'altra grande voce femminile americana, Aretha Franklin.
E chiudiamo con un'interpretazione a cappella da parte di k.d. lang, anche lei possiede una voce di notevole bellezza.
Nella sua abissale insensatezza, lo psiconano+barba-Mediaset
ha ritenuto di andare a ispezionare i Genovesi che stanno faticosamente
rimuovendo tonnellate di fango e detriti dalla loro città.
Potrà negarlo fino alla morte, ma la sua apparizione a Genova
non ha nulla a che fare con la solidarietà o la volontà di individuare azioni
da proporre per dare un po’ di sollievo alla città e ai suoi valorosi
cittadini. Si tratta dell’ennesimo squallido show di un mediocre comico
inspiegabilmente assurto a ruolo di leader (apparente) di un movimento
tragicamente inconcludente, dominato da servilismo persino peggiore di quello
che abbiamo imparato a conoscere nei partiti del tizio decrepito. Sono
trascorsi non so quanti mesi da quando ho scritto che Grillo non era una
risorsa per il Paese. Sono stato facile profeta. Ovviamente grazie al
formidabile contributo di Ca((zz)sal)eggio e del suo patetico pupo.
Vorrei poter dire: passiamo alle cose serie, ma, purtroppo,
che Ca((zz)sal)eggio e Grillo abbiano un ruolo importante nella vita pubblica
italiana è un fatto drammatico, quindi maledettamente serio.
Passiamo, quindi, ad altro. A una vicenda piuttosto
sconcertante e anche preoccupante, ossia quella del caos (come altro
chiamarlo?) al vertice di una delle maggiori aziende italiane, considerata a
ragione per anni un esempio straordinario del genio imprenditoriale che riesce
a esprimersi nel nostro Paese. Avrete già capito che si tratta di Luxottica. I
giornali dedicano da giorni ampio spazio a quel che accade nel colosso della
produzione e distribuzione di occhiali, fin dall’estromissione di
Guerra dalla carica di Amministratore Delegato. Personalmente, proprio per
l’ammirazione e per la stima che Leonardo Del Vecchio ha saputo meritarsi, mi
dispiace che stia prendendo decisioni discutibili, capaci di sconcertare il
mercato e, soprattutto, gli investitori esteri, i quali hanno iniziato a
vendere senza esitazioni il titolo dell’azienda di Agordo, voltando le spalle
proprio all’uomo che, forse più di ogni altro, ha rappresentato, anche (o
soprattutto) fuori dai nostri confini, un formidabile esempio del talento
imprenditoriale italiano.
Buona stampa. Ciò che temo, e la cosa sarebbe veramente gravissima, è che questa situazione possa far percorrere a Luxottica la strada compiuta da altre eccellenti aziende italiane, finite in mani straniere. Non si tratta di nazionalismo o di campanilismo. Si tratta semplicemente di avvilimento nel vedere che noi sappiamo buttarci via meglio di chiunque altro...
Buona stampa. Se non si metterà realmente mano a modifiche
radicali del rapporto di lavoro nella Pubblica Amministrazione, ci ritroveremo
a leggere ancora innumerevoli volte altri articoli che fanno male al fegato, ma
anche ad altri organi…
Musica sia. La prima The Nearness of You che ascoltiamo oggi è eseguita da Ella Fitzgerald con Louis Armstrong. Quasi un obbligo dare spazio alla versione di questi due straordinari interpreti del jazz.
Con un bel salto, sia nel tempo sia nello stile, passiamo alla versione, piuttosto lunga, ma assai bella di Paul Bley al piano, con Ron McClure al basso e Billy Hart alla batteria.
E per oggi mi fermo qui, non voglio sparare troppo in fretta tutti i miei colpi.
Non è che io abbia disimparato a scrivere o che abbia smesso
di leggere i giornali. Tutt’altro. I miei prolungati “silenzi” nascono dal
sentimento di disgusto che suscita in me seguire le vicende politiche italiane.
Non ne posso davvero più. Non vedo alcun segno in base al quale illuderci che
la classe dirigente sappia imprimere quella svolta che, sola, può offrire al
nostro paese un futuro meno desolante di quello che ci attende.
Quanto politici e burocrati siano lontani dal preoccuparsi
delle reali esigenze degli italiani lo dimostra il fatto che siano riusciti a
partorire un decreto (il cosiddetto Salva-Roma) così delirante da indurre
Napolitano a non firmarlo e a rispedirlo al mittente. E mentre mettono insieme
provvedimenti legislativi che si possono soltanto definire colossali schifezze,
proclamano ai quattro venti di aver fatto diosache. No, non voglio più farmi il
sangue cattivo io e farlo fare cattivo a voi. Eviterò di parlare di questi
ignobili parassiti che, si fa per dire, amministrano il nostro paese. Voglio
solo aggiungere che mi trovo costretto (e sa il cielo quanto la cosa mi procuri
sconcerto e imbarazzo) a condividere l’opinione espressa pochi giorni fa dal
Presidente della Regione Veneto. Zaia ha sostenuto che per l’Italia sarebbe
meglio essere commissariata dalla cosiddetta Troika (UE, BCE e FMI). Temo non
esista altra strada per porre in atto le misure di cui il Paese ha
drammaticamente bisogno. Solo un’entità esterna, fornita di poteri
straordinari, potrebbe far eliminare i privilegi che politici e burocrati
pubblici, legati da una complicità sordida, si sono attribuiti e per arginare
il flusso di denaro pubblico che viene sperperato ad ogni livello, dal vertice
dello Stato alla più minuscola amministrazione locale.
Buona stampa. Dalla pagina che vi ho segnalato, potete
ripercorrere tutte le tappe di questa che, per chi la legge, si può soltanto
definire una via crucis.
Buona stampa. Anche se, lasciatemelo dire, mi sembra
paradossale che il settimanale non abbia reso disponibile on line il testo, che
fortunatamente è pubblicato in rete dal sito del Monastero di Bose. Enzo
Bianchi è un grande italiano, un uomo di straordinaria intelligenza e di
straordinaria cultura, doti che gli consentono di illuminare persino il percorso
di chi non ha il dono della fede.
Anche in questa intervista sa dire parole rare e preziose.
Chiudiamo con la musica, alla quale, forse, dedicherò ancora
più spazio in futuro, così da mantenere vivo il rapporto con voi tre non più
con i miei commenti politici (scusate la presunzione) o con i miei suggerimenti
per letture giornalistiche.
E procediamo con l’ascolto di un brano in diverse versioni.
Si tratta di un classico del jazz, It Never Entered my Mind, a buon diritto uno standard di prima grandezza,
tanto da essere interpretato da una vasto schiera di artisti. La prima
esecuzione, nell’ambito del musical per il quale fu scritto, avvenne nel 1940 (http://en.wikipedia.org/wiki/It_Never_Entered_My_Mind).
Il testo lo potete trovare qui: http://www.stlyrics.com/songs/e/ellafitzgerald1351/itneverenteredmymind862036.html.
E proprio dalla versione del 1956 di Ella Fitzgerald prendiamo avvio.
Passiamo poi a due maestri del sassofono tenore: Ben Webster
e Coleman Hawkins, affiancati da altri grandi come Oscar Peterson e Ray Brown.
La registrazione risale al 1957.
Per la terza versione ci affidiamo a un’altra grandissima
voce femminile, quella di Sarah Vaughan, da un album registrato nel 1958.
E per oggi ci fermiamo qui, ma nei prossimi giorni vi
proporrò altre versioni.
Dopo, prometto, vi proporrò qualche brano musicale, ma per
ora, perdonatemi, devo parlare di politica italiana.
Nella mia personale classifica della disistima, come i miei
tre lettori sanno bene, Beppe Grillo occupa un posto al vertice. Poco importa
in che posizione, quel che conta è la sua indiscussa capacità di battersi per
il primato.
Con Beppe Grillo l’Italia pagherà, ancora una volta, un
prezzo enorme all’arrogante presunzione di qualcuno che vede nella politica un
modo per raggiungere dei vantaggi personali.
Detto altrimenti: se verrà, che il successo di Grillo comporti maggiore
democrazia e un futuro radioso per l’Italia, beh, io ne dubito molto. Dopo la
signora emiliana, oggi bersaglio delle folgori dello Psiconano+barba-mediaset
sono dirette a un consigliere regionale del Piemonte. Il torto o la ragione
poco importano, importa il tono della lettera inviata dagli avvocati di Grillo.
A me, i leader politici, o meglio sedicenti tali, che parlano tramite avvocati piacciono poco,
pochissimo.
Ossia alla musica. Thelonious Monk (http://www.britannica.com/EBchecked/topic/389556/Thelonious-Monk),
di cui quest’anno ricorreva il trentennale della morte, è stato un pianista di ottimo livello, ma, forse, soprattutto un geniale compositore all’avanguardia
anche nel mondo estremamente fertile del jazz.
Come molti colleghi, anche lui ebbe vita travagliata, ma ha
potuto comunque lasciare una formidabile impronta.
Il suo brano più eseguito, credo, è Round Midnight, la cui fama è stata amplificata dal film diretto
nel 1986 da Bertrand Tavernier e interpretato da Dexter Gordon.
Round Midnight è, appunto, il pezzo della serata, che vi propongo di ascoltare in cinque versioni.
Cominciamo con quella dell’autore nel 1947.
Subito dopo andiamo a Miles Davis e John Coltrane, che certo non hanno bisogno di presentazioni, in particolare mie.
Procediamo con Michel Petrucciani, come sempre straordinario.
E chiudiamo con due grandissime voci femminili. La prima è quella di Ella Fitzgerald a Montreux nel 1979.
Per passare a Sarah Vaughan, ancora dal vivo, nel 1987.
Continuiamo a tenerci lontani dalla politica italiana. Prima
o poi toccherà tornarci sopra, ma per adesso proviamo a guardare altrove e a
riflettere su questioni non maleodoranti come quelle locali.
Le considerazioni di Zingales sono piuttosto convincenti e le ragioni del
pessimismo riguardo alle prospettive giapponesi, a mio avviso, vengono anche
dal settore manifatturiero oltre che dal debito e dal deficit
statale. Sono di questi giorni le notizie relative alla profonda crisi in cui
versano aziende come Sharp, Olympus, Sony e Panasonic, ossia aziende che per
anni hanno costituito la punta di diamante della potenza industriale del Sol
Levante.
Gli altri potete tranquillamente cercarli voi, se volete.
Torniamo al pezzo di Zingales e teniamo bene a mente il
monito conclusivo, perché la questione ci riguarda (anche se l’Italia non viene
mai citata). Ci riguarda molto e molto ha a che fare con i nostri impegni in
materia di finanza pubblica. Non lo dico a me stesso e ai miei tre lettori, mi
piacerebbe che sentissero quelli che aspirano a governare il Paese…
E veniamo alla musica. Dopo quella dedicata al capolavoro
dei Procol Harum, oggi vi offro un’altra selezione di esecuzioni differenti del
medesimo pezzo.
Il brano che ho scelto per oggi è, forse, persino più
importante di A Whiter Shade of Pale (ammesso che simili confronti abbiano senso, e non credo ne abbiano) e, comunque, è un altro immenso
capolavoro: In a sentimental mood,
scritto da Duke Ellington nel 1935 e interpretato da tanti
maestri.
Cominciamo da una versione del compositore, però più
recente, scelta perché Ellington non si esibisce con la propria orchestra, come
di consueto, ma in veste di strumentista insieme a John Coltrane, uno dei
massimi sassofonisti della storia del jazz. Ho detto anche troppo, lascio spazio
a questi grandissimi musicisti. Il disco da cui è tratta l’esecuzione risale al
1962.
Passiamo a un altro eccezionale talento, il chitarrista
francese Django Reinhart, considerato da molti il vero “inventore” della
chitarra nel jazz. La sua versione risale al 1937.
Diamo nuovamente spazio al Duca, perché ascoltiamo la
versione cantata da Ella Fitzgerald e tratta da un album doppio inciso insieme
a Ellington e alla sua orchestra nel 1957.
La quarta versione è quella di un grande trombettista tormentato, Chet Baker, tratta dall’album Chet
on Poetry del 1989, realizzato in Italia con musicisti italiani.
Finiamo con un altro immenso maestro, un uomo cui il destino
ha riservato una vita difficile e troppo breve, ma che ha saputo raggiungere
vette di bellezza straordianaria: Michel Petrucciani. Qui in un’esecuzione dal
vivo con Gary Peacock al basso e Roy Haynes alla batteria. La registrazione è stata effettuata a Karlsruhe 1988. E' la versione più lunga che vi propongo,
ma ascoltatela fino in fondo, non ve ne pentirete.