Qualche giorno fa, su Facebook, un amico di una mia amica ha
sostenuto che nei media viene esagerata la minaccia per la cultura
rappresentata dagli estremisti islamici. La cosa mi era parsa sostanzialmente
risibile. Anche a considerare, come pare vero, che la distruzione delle statue
del Museo di Mosul abbia interessato soprattutto delle copie, il fatto che vi
fossero comunque degli originali dimostra che i membri del cosiddetto ISIS sono
dei vandali in guerra con la civiltà. PUNTO.
A me, onestamente, sembra assurdo e anche parecchio arduo tentare di difendere questi fanatici. C’è, purtroppo, una lunga teoria di distruzioni operate da questo o quel gruppo di estremisti islamici, a partire dai Talebani che distrussero i Budda di Bamiyan. Per il Corriere di oggi, Lorenzo Cremonesi ricostruisce questa storia di devastazioni insensate: http://www.corriere.it/reportage/esteri/2015/dal-budda-in-poi-mappa-di-quanto-abbiamo-perso/.
Buona stampa.
E non dimentichiamo che i fanatici dell’ISIS hanno distrutto strumenti musicali. Come se non ci fosse nulla di più pericoloso da cui liberare il pianeta e poco di più prezioso da conservare... E, nel mio piccolissimo, io continuo a combatterli. Oggi mi concedo un ascolto di jazz. Un brano non proprio semplicissimo, con qualche asprezza qua e là, come accadeva sovente negli anni 60, quando si percorrevano con decisione i tragitti più impervi dell'improvvisazione e si sacrificava un po' l'aspetto melodico. Il brano di oggi è Naima, una ballad scritta da John Coltrane nel 1959, eseguita dal vivo ad Antibes nel 1965 con il suo quartetto di cui vi ho già parlato tempo fa.
Nessun commento:
Posta un commento