giovedì 30 maggio 2013

E continua a strillare


Ho smesso di leggere il blog dello psiconano+barba-Mediaset da alcuni anni. Se anche avessi condiviso le sue opinioni, e accadeva abbastanza di rado, non potevo sopportare il tono aggressivo e arrogante con cui le manifestava, con un susseguirsi di affermazioni aprioristiche e perentorie che non volevano convincere, ma pretendevano di essere credute. Esattamente come fa oggi. Il problema, però, è che oggi controlla un movimento al quale un’importante parte degli elettori italiani ha chiesto di governare il paese.
Il modo in cui, indirizzato dal suo puparo, Grillo interpreta il mandato ricevuto da chi lo ha votato, lascia sconcertati persino molti deputati e senatori del M5S, oltre, ovviamente, a tanti sostenitori del movimento.
Dopo essersi scagliato due giorni fa, con la stessa saccenteria prepotente degli esponenti dei partiti cosiddetti tradizionali, contro gli elettori che, nelle amministrative, non hanno dato il voto al M5S, oggi non trova di meglio da fare che insultare Stefano Rodotà, colpevole di averlo criticato, direi molto garbatamente, in un’intervista al Corriere della Sera (http://www.corriere.it/politica/13_maggio_30/rodota-grillo-sbaglia_d8985e46-c8f6-11e2-b696-db4a64575c16.shtml).
Buona stampa. Un’intervista fatta bene, con domande interessanti e risposte adeguate. Rodotà, con le cui idee sono spesso in disaccordo, è una persona che sa riflettere e che sa parlare. E’ un uomo colto, pacato ed educato. Qualità che non possono essere apprezzate da chi ne è privo.
E, questa sera più che mai, lo psiconano+barba-Mediaset ha dimostrato che non ha nessuna qualità in comune con Rodotà. Anzi, ha dimostrato che non ha nessuna qualità. E, per fortuna, cominciano a rendersene conto anche molti di quelli che, soltanto tre mesi fa, gli avevano aperto una generosa linea di credito.
Per la cronaca potete scegliere qualsiasi quotidiano. Ai pigri, indico il link a un articolo de La Stampa: http://www.lastampa.it/2013/05/30/italia/politica/grillo-attacca-rodot-un-miracolato-dalla-rete-kUBDYScy9g16WZZtCJzC4N/pagina.html.

martedì 28 maggio 2013

Scalatori di specchi


Cominciamo dai risultati elettorali. Se quasi tutti gli esponenti politici continueranno a non vedere i propri errori e ad attribuire le sconfitte alla presunta ottusità degli elettori, alla fine non andrà a votare più nessuno.
Per scoprire fin dove riescono a spingersi nel negare la realtà e nel ricercare scusanti a dir poco ridicole, leggete i commenti di Alemanno (http://roma.corriere.it/roma/politica/speciali/2013/elezioni-comune-roma/notizie/28alemanno-da-colpa-al-derby-2221364370677.shtml) e dello psiconano+barba-Mediaset e dei suoi più fedeli pappagalli (http://www.ilgiornale.it/news/interni/crisi-isterica-dei-cinque-stelle-921601.html).
Grillo e il suo degno puparo (il contenuto delle cui teste continua a essere più disordinato delle loro chiome), accecati dalla medesima presunzione e dalla medesima autoreferenzialità di coloro che additano (neanche a torto, per la verità) al disprezzo degli italiani, non sono neppure sfiorati dal dubbio che il pessimo risultato del M5S nelle elezioni amministrative sia frutto del comportamento inconcludente seguito alle politiche di Febbraio. L’astensione record sta lì a dimostrarlo.
Avevo scritto in tempi non sospetti che Grillo non era una risorsa per il paese. Lui e Casaleggio mi stanno dando ragione, anche se questo non mi rende per nulla felice. Non hanno un progetto realistico e compiuto per il nostro futuro. Stanno facendo perdere tempo e denaro al paese in chiacchiere che fanno apparire rigogliosamente produttive le pratiche onanistiche. Hanno portato in Parlamento gente che non sa neppure da che parte si comincia a fare politica. E, come un qualsiasi Viavà o un qualsiasi tizio decrepito, danno la colpa agli elettori che non avrebbero capito…
Lasciamo perdere.
Parlando di economia, vi suggerisco di leggere un lapidario articolo di Francesco Daveri sul sito LaVoce.info (http://www.lavoce.info/e-la-crisi-non-lausterita-la-causa-dei-debiti-pubblici/).
Buona stampa. Daveri contraddice senza fatica e con i numeri le affermazioni di Stefano Fassina, niente meno che Viceministro dell’Economia, carica alla quale è stato chiamato, presumibilmente, per aver fatto parte dello stato maggiore di Viavà e per aver partecipato, alzando la voce, a qualche talk show… Attività che, forse, gli hanno impedito di seguire le vicende della teoria sostenuta (su basi piuttosto fragili e, sembra, su colonne di Excel insufficienti: http://www.huffingtonpost.com/dean-baker/reinhart-rogoff-austerity_b_3343688.html)
dagli economisti Reinhart e Rogoff, i cui errori concettuali, non nell’uso del pc, sono ben illustrati, tra gli altri, da Paul Krugman sul New York Times: http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/05/26/reinhart-and-rogoff-are-not-happy/.
Buona stampa.
E chiudo, purtroppo, tornando a occuparmi di una donna che, onestamente, avrei preferito tenere ben chiusa nel dimenticatoio. E ci sarei riuscito facilmente se lei non avesse deciso, una volta di più, di ignorare il motto che dice: un bel tacer non fu mai scritto. Parliamo di Giulia Ligresti, terza figlia di Salvatore, una delle componenti della famiglia che ha così diligentemente e saggiamente guidato il gruppo FondiariaSai, portandolo alla soglia del fallimento. Che Giulia Ligresti possa essere irritata dal fatto che la vita sua e dei suoi cari abbia subito qualche cambiamento in seguito alle vicende delle aziende da loro amministrate (parola impropria, ma perdonate), ci sta. Le converrebbe, tuttavia, evitare di dar sfogo a tale stato d’animo così come ha ritenuto di fare nei giorni scorsi (http://archiviostorico.corriere.it/2013/maggio/25/Giulia_Ligresti_Consob_studia_aggiotaggio_co_0_20130525_36edced2-c4ff-11e2-948d-552c2efc12be.shtml). Abbastanza sconcertante che l’ex presidente della società che controllava Fondiaria-Sai, ossia Premafin, non sapesse di muoversi su un terreno pericoloso quando ha espresso dubbi, forse non adeguatamente fondati, sulla solidità di una società quotata. O forse no, non è affatto sconcertante, visto quel che è emerso sulla gestione della Premafin stessa e, più ancora, delle holding della famiglia Ligresti Imco e Sinergia
Non aveva già abbastanza grattacapi senza andare a mettersi anche in questo guaio? Mah…
Se non le piace il vecchio proverbio, le converrebbe mandare a memoria i versi di Metastasio da cui, quasi certamente, l’adagio ha avuto origine:
Un bel tacer talvolta
Ogni dotto parlar vince d’assai

lunedì 20 maggio 2013

Parti anatomiche fungibili

Per fortuna il nostro paese fluttua su un mare di petrolio e di gas naturale, ospita aziende leader mondiali in settori quali, ad esempio, l’informatica e la bioingegneria e cresce a ritmi che fanno impallidire la Cina. Insomma, non abbiamo problemi… siamo una nazione senza preoccupazioni, in cui tutto è perfetto, a cominciare dalla qualità della classe politica.
Dite che sbaglio? Temo che abbiate proprio ragione. Non fluttuiamo su illimitate risorse naturali, contiamo poche aziende leader mondiali nei loro settori di attività (certamente non in quelli che generano fatturati a tanti zeri), abbiamo un debito pubblico che creerebbe problemi anche al Ragioniere Generale della Repubblica Federale Tedesca, ecc. ecc.
Però, ecco… c’è un però che procura smisurato sollievo. Abbiamo una classe politica e una pubblica amministrazione che tutto il mondo ci invidia, uomini e donne sempre pronti a occuparsi dei problemi veri, quelli che stanno a cuore a tutti i cittadini, e a varare provvedimenti importanti, destinati, se mai possibile, a cambiare in meglio le cose anche in questo lussureggiante giardino di rose.
Solo così si spiega l’attenzione che due figure, che potremmo vendere a peso d'oro all'estero (BUM!), dedicano ai movimenti che partecipano alle elezioni. Lady Ikea e il suo collega, scapigliato e patetico, Ciuffetto Zanda, non certo stanchi di rigirare i pollici in questo paese in cui tutto va bene, Madama la Marchesa, ma preoccupati che, la prossima volta, la ramazza faccia fuori anche loro, hanno pensato bene di provare a far fuori la ramazza: http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/1245841/Pd--disegno-di-legge---No-a-elezioni-e-rimborsi-ai-movimenti-.html.
Cronaca. Ho scelto di citare Libero, ma la notizia la trovate ovunque. Di Grillo credo di aver detto peste e corna a sufficienza, perciò posso senza timore dire che Lady Ikea e Ciuffetto Zanda non sono nemmeno l’ombra dei legislatori di cui l’Italia ha bisogno, ma due impostori che vogliono impartire lezioni da cattedre assai modeste.
Mai sentito parlare di Ugo Sposetti, Lady Ikea e Ciuffetto Zanda?
Siete tanto furbi da provarvi a sfruttare una puntata di Report che vi crocefigge alle meschinerie del vostro tesoriere per tentare di mettere in un angolo lo psiconano+barba-Mediaset e il suo puparo?
Com’è che non vi preoccupate di far rispettare la Costituzione e di imporre la trasparenza al Pd, Lady Ikea e Ciuffetto Zanda?
Cronaca. Certo che Grillo, quando prova a passarsi per rappresentante di italiani diversi dagli altri, francamente riesce a far ridere molto meglio che in altre circostanze.
Il M5S accoglie al suo interno cittadini italiani proporzionalmente delle medesime qualità accolte dagli altri partiti, costruttivi e misurati come dimostrano le considerazioni sulla puntata di Report e su Milena Gabanelli. I leader, invece, possono essere diversi, ma le motivazioni, mi pare, non sono così diverse.
Veniamo alla pubblica amministrazione. Oggi l’editoriale del Corriere della Sera è firmato da Francesco Giavazzi (http://www.corriere.it/editoriali/13_maggio_20/giavazzi-pagare-imprese-si-puo-fare_6ce1022c-c10b-11e2-9182-3948fb309202.shtml) e riprende l’argomento del debito delle pubbliche amministrazioni.
Buona stampa. Mi preme solo sottolineare queste parole: “Dopo 23 mesi consecutivi di decrescita, con un livello della produzione industriale inferiore del 10% al livello del 2008, e un tasso di disoccupazione che sfiora il 12%, il fatto che le pubbliche amministrazioni continuino a non pagare quanto devono alle imprese è francamente criminale”.
Condivido in pieno: l’atteggiamento della nostra pubblica amministrazione è criminale. E mi piacerebbe sentire la voce del Presidente Napolitano forte e chiara a riguardo.
In conclusione: abbiamo Lady Ikea e Ciuffetto Zanda che si preoccupano di rendere la vita difficile allo psiconano+barba-Mediaset; abbiamo lo psiconano+barba-Mediaset e i suoi accoliti che amano la trasparenza come Lady Ikea e Ciuffetto Zanda e in quasi tre mesi trascorsi dalle elezioni non hanno ancora fatto capire se hanno idee serie e plausibili e quali, dedicando, invece, il loro tempo agli scontrini e ai talk show; dalla parte del tizio decrepito le cose stanno come stanno, ossia anche peggio che altrove.
Buona notte e buona fortuna.

domenica 19 maggio 2013

Ci sono padri e Padri...


Quello di oggi sarà un post piuttosto lungo e quasi interamente debitore ad articoli del Sole 24 Ore, non soltanto quello odierno.
Il primo pezzo è di Donato Masciandaro e si occupa di questioni economiche, quelle che, negli ultimi tempi, ho trascurato per dedicarmi alla politica italiana. L’articolo mette in luce come, a distanza di sei anni dai primi segni della crisi finanziaria, permangano molti degli elementi che l’hanno causata e come vi sia una sorta di alleanza tacita tra alcuni governi e le banche, ossia le istituzioni che hanno ideato e creato i meccanismi perversi all’origine del disastro apertosi ufficialmente con il fallimento di Bear Stearns all’inizio del 2008 e quello di Lehman Brothers a settembre. Questo il link al pezzo di Masciandaro: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-05-19/stipendio-banchieri-liquidita-imprese-141031.shtml?uuid=AbyTRFxH&fromSearch.
Buona stampa. Non è soltanto il Regno Unito ad aver mancato e a mancare di coraggio nel predisporre misure in grado di impedire il ripetersi dei comportamenti che hanno portato al tracollo iniziato con i mutui subprime nel 2007. La stessa riluttanza si trova negli Stati Uniti e altrove.
Detto in poche parole, sono passati sei anni senza che si creassero meccanismi capaci di ridurre la propensione all’azzardo delle istituzioni finanziarie, siano esse banche o altro, e che si eliminassero i legami che possono consentire il contagio a livello di sistema. E su questo stato di cose s’innesta uno straordinario moltiplicatore di rischio: la liquidità che viene immessa dalle banche centrali (da quelle di Usa, Regno Unito e Giappone in primo luogo, ma anche dalla BCE). Un’enorme massa di denaro che gli istituti di emissione forniscono al sistema bancario internazionale con l’intento di favorire o accelerare la ripresa dell’economia, e che viene, al contrario, indirizzata a investimenti in strumenti che garantiscano i rendimenti più elevati, per natura associati a rischi elevati.
Con il che si verifica il paradosso che paesi come la Grecia, dalla quale l’altro ieri gli investitori fuggivano accettando pesanti perdite pur di chiudere ogni partita, oggi sono diventati i più appetibili. Quegli stessi operatori che hanno contribuito a mettere in ginocchio l’economia greca speculando contro di essa appena un anno fa, oggi corrono a comperare titoli di stato e azioni ellenici.
La speculazione è un male necessario, un elemento ineliminabile delle economie di mercato, capace spesso di attenuarne alcuni difetti. Il problema è che, negli ultimi decenni, ha assunto dimensioni assolutamente esagerate e che ha saputo irretire la politica in maniera da evitare qualsiasi forma di regolamentazione. Le bolle speculative si susseguono, non contrastate, anzi favorite dai governi e dalle banche centrali. I banchieri e i gestori delle istituzioni finanziarie ne approfittano, intascano stipendi fuori misura e scaricano sulla collettività il prezzo dei loro errori. E, già, perché alla fine il conto lo paghiamo sempre noi.
Torniamo in Italia, con un articolo di Sergio Fabbrini dedicato alle riforme istituzionali (http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-05-19/governabilita-mosse-142050.shtml?uuid=Abt7ZFxH&fromSearch).
Buona stampa. Dubito che trovi ascolto da parte di chi dovrebbe, invece, essere tutto orecchi…
E veniamo a un tema diverso, forse più leggero o forse no. Anzi, sicuramente no.
Venerdì il Sole 24 Ore aveva offerto un’interessante ricostruzione del lavoro svolto dalla Procura di Milano in relazione al cosiddetto processo Ruby, nel quale è imputato il tizio decrepito. Dico interessante perché, pur essendo tutto in gran parte noto, l’articolo di Cesare Balbo è un utile ripasso (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-05-17/processo-ruby-spese-berlusconi-071212.shtml?uuid=AbnMAewH).
Cronaca. Senza voto, ma preziosa. Che in anni come quelli attuali possa esistere qualcuno che, per quanto ricco, decide di mettere in piedi un sistema del genere per organizzare feste, francamente, lascia piuttosto… piuttosto infastiditi. E questo vale anche se, come sostengono l’interessato e il suo collegio di difesa, non si trattava dei baccanali descritti da qualcuno, ma di cene eleganti. E mi sembra che il fastidio possa soltanto essere aggravato dal fatto che il protagonista di queste vicende occupava allora una delle più alte cariche della nostra povera Repubblica.
Io continuo a pensare che quanto più importante è la posizione di un individuo, tanto maggiore deve essere il suo senso di responsabilità e la sua preoccupazione di fornire in ogni circostanza un buon esempio. Direi che il tizio decrepito, sotto questo profilo, non ha mai brillato. E i nostri geniali giornalisti non trovano di meglio da fare che andare a sentire cosa pensa, riguardo al “processo Ruby”, la figlia maggiore del tizio decrepito. Posso sbagliare, ma credo che difficilmente i giornalisti tedeschi o americani si sarebbero preoccupati di chiederle la sua opinione. Ad ogni modo, la figlia difende il padre, anche se io, al posto suo, mi preoccuperei per la dimensione di certi flussi di denaro. Ne avrà anche tanti, ma insomma…
Più seriamente, vorrei suggerire sia al tizio decrepito che alla sua figliola la lettura di questo articolo di Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-05-19/papa-prete-giovane-cani-081109.shtml?uuid=Ab36CCxH&fromSearch.
Buona stampa. Anche chi, come me, è sostanzialmente estraneo alle vicende religiose, non può che nutrire ammirazione e fiducia per il modo in cui opera il Papa. 
Voglio riprendere alcune delle parole di Monsignor Bruno Forte: Le scelte di sobrietà nello stile di vita ne sono un altro. In un mondo segnato da una profonda crisi etica, prima ancora che economico-finanziaria, mentre si riscopre l'urgenza della sobrietà nelle scelte personali e della solidarietà in quelle relazionali, il messaggio che arriva dal Papa venuto dalla fine del mondo risulta più che mai attuale e necessario.
Prima di chiudere, faccio un po’ di pubblicità: questa sera Report si occupa delle fondazioni politiche (e del loro finanziamento), argomento a me assai caro, come forse ricorderete. Ecco, dal sito del Corriere, un’anticipazione sul contenuto della puntata:
Come potrei, dopo avervi annoiato così a lungo, chiudere senza offrirvi un ascolto musicale? Scelgo un musicista americano che ho citato solo indirettamente parlando di Joni Mitchell. Si tratta di Pat Metheny, un chitarrista molto popolare che si è mosso con successo in territori in cui si fondono generi diversi.
Vi propongo un’esecuzione dal vivo di uno dei suoi brani più famosi Are You Going With Me?


giovedì 16 maggio 2013

Lo dicevo io 3...


Non è soltanto per immodestia che vado a riprendere due argomenti di cui ho parlato diffusamente in precedenza, tra loro strettamente collegati: il pagamento dei debiti dello Stato e il malfunzionamento della Pubblica Amministrazione italiana, la quale sembra non conoscere limiti nell’esasperare i difetti delle organizzazioni burocratiche.
Non è perché oggi se ne occupano, dandomi sostanzialmente ragione, Sergio Rizzo (il Mastino truce) sul Corriere della Sera (http://www.corriere.it/opinioni/13_maggio_16/rizzo-stato-non-conosce-debiti-imprese_d10e8818-be00-11e2-9b45-0f0bf9d2f77b_print.html) e Ivone Cacciavillani sul Corriere del Veneto. Quest’ultimo articolo non è disponibile on line, quindi l’ho acquisito con lo scanner perché merita di essere letto.


Stampa così e così. Solo perché non si fanno nomi e cognomi. Ci sono i colpevoli per questo stato di cose. Eccome se ci sono… Perché non scrivere nomi e cognomi?
Pensiamo, per esempio, che, nel 2008, appena nominato Ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta (il sedicente Premio Nobel mancato) ha avviato quella che, a suo dire, sarebbe stata la rivoluzione copernicana grazie alla quale tutti i difetti della burocrazia dello Stato e degli Enti Locali sarebbero stati spazzati via, sostituiti da efficienza, cortesia, internet e via promettendo. In qualità di Capo di Gabinetto lo affiancava, altrettanto euforico per la possibilità di contribuire a tale svolta mirabolante, Filippo Patroni Griffi (in realtà, sotto sotto, credo remasse contro, ma è un dubbio, soltanto un dubbio).
Visto il successo (si fa per dire) ottenuto, in un paese normale Brunetta e Patroni Griffi sarebbero stati cortesemente messi alla porta e, in caso contrario, i giornali li avrebbero arrostiti a fuoco lento.
L’Italia, però, non è una nazione come le altre. E’ un mostro creato dalla complicità e dal sostegno reciproco di burocrazia e politica, entrambe le peggiori che si possono immaginare. E, temo, neppure le straordinarie doti di noi italiani, di noi semplici cittadini che giorno dopo giorno cerchiamo di svolgere dignitosamente il nostro ruolo, potranno mai permetterci di decapitare questo essere orrendo che rende sempre più difficili e frustranti i nostri sforzi.
Chiariamo: Brunetta e Patroni Griffi non sono gli unici colpevoli. Hanno semplicemente proseguito nel solco di una consolidata tradizione, mantenendolo aperto per i successori.
Il Ministero della Funzione Pubblica esiste sin dal dopoguerra, ha soltanto cambiato nome, ma si tratta di un ufficio della Presidenza del Consiglio con rango di Ministero ospitato a Palazzo Vidoni. Uno splendido palazzo romano, la cui storia potete trovare qui: http://www.funzionepubblica.gov.it/media/225627/palazzo_vidoni.pdf.
Nelle ultime pagine sono indicati i Ministri e i Sottosegretari succedutisi negli incarichi dalla fine della guerra a oggi. Scorrete i nomi: tra quelli recenti ne trovate più d’uno (non soltanto Brunetta e Patroni Griffi) che è ancora lì, da qualche parte, a occupare un ufficio pubblico dopo non essere riuscito a cambiare una virgola del castello di leggi, regolamenti, ecc. per mezzo dei quali i burocratici ci angustiano la vita e tentano di giustificare, ma soprattutto preservare, la loro presenza.
E siccome non bastano loro, giustificano e preservano la presenza anche di altre burocrazie. Rileggiamo Sergio Rizzo: “La medesima Ragioneria così attenta all'equilibrio dei nostri conti pubblici ha candidamente ammesso di non essere in grado di conoscere la reale entità dei pagamenti dovuti ai fornitori, tanto è vero che della rilevazione non si sta occupando una qualche struttura pubblica, bensì le associazioni delle imprese”.
Non so se e quanto ci costerà questa partecipazione delle associazioni di categoria alla definizione dei debiti della Pubblica Amministrazione. Sono propenso a credere che ci costerà e non poco. Le nostre associazioni di categoria sono come i cani, muovono la coda solo se ne vale la pena. E non danno nemmeno una briciola di affetto...
Keith Jarrett, Paris Concert, The Wind: il sollievo.


domenica 12 maggio 2013

Quando si dice pensare sul serio ai problemi del paese


Cronaca. Ottima, però. Intendiamoci, vedo anch’io gente che porta a spasso cani senza neppure immaginare come fare a controllarli in caso di necessità, ma questo provvedimento fa parte della farneticazione normativa. Attività nella quale, purtroppo, le nostre pubbliche amministrazioni eccellono. L’unica, temo.

Non possiamo bercele sempre tutte


Vi ho già parlato tempo fa di Jena (Riccardo Barenghi), che scrive su La Stampa battute lapidarie e assai incisive. Mi sembra che meritino di essere lette sia quella di ieri sia quella di oggi, poiché sintetizzano bene un quadro politico niente affatto chiaro.
Buona stampa.
La battuta su Alfano, ovviamente, si riferisce al fatto che il Ministro degli Interni e Vicepresidente del Consiglio ha ritenuto di partecipare a una manifestazione di partito, svoltasi a Brescia, in gran parte motivata dai problemi giudiziari del tizio decrepito. Probabilmente Alfano, visto il ruolo istituzionale, avrebbe potuto evitare di presenziare, ma, ormai, non c’è da stupirsi di nulla in quest’atmosfera di competizione perenne e senza tregua, oltre che sostanzialmente assurda.
E, infatti, da noi assai più che altrove, i politici (come osservava Magris nell’articolo citato qualche giorno fa) si preoccupano più di strillare che di fare. L’obiettivo è strappare qualche minuto di attenzione in un telegiornale o qualche riga in un quotidiano. E pur di ottenere il risultato non hanno ritegno a forzare la realtà o a riscrivere la storia.  Più corretto dire che non hanno nessuna vergogna. Lo possono fare perché hanno la sicurezza di non pagare alcun prezzo per questo, grazie a una stampa in larga parte asservita o, comunque, poco interessata a mettere in risalto le contraddizioni e le menzogne.
Chi, per esempio, avrà ascoltato queste parole di Gaia Tortora, pacate e sensate, oltre che del tutto giustificate? E quanti avranno capito che il tizio decrepito ha, una volta di più, fatto uso strumentale di vicende che poco o nulla hanno a che fare con le sue (http://video.repubblica.it/politica/gaia-tortora-mio-padre-era-un-altra-storia/128104/126605?ref=HRER3-1)?
Buona stampa.
E quanti, indipendentemente dalla qualità del programma, si domanderanno se è davvero così corretto che la principale rete televisiva di proprietà di una società quotata in borsa (anche se controllata dalla famiglia del tizio decrepito) decida di mandare in onda in prima serata una trasmissione interamente dedicata a una delle più scottanti indagini riguardanti proprio il tizio decrepito (http://www.corriere.it/cronache/13_maggio_12/processo-ruby-speciale-canale5_7d5373aa-babd-11e2-a655-79b4b9553427.shtml)?
Temo pochi, pochissimi. E questa, sebbene a qualcuno potrà sembrare tale, non è una considerazione di parte. E’ solo una manifestazione di profondo sconforto di fronte alla perdita di senso critico da parte di tanti italiani. Perdita di senso critico che, tra l'altro, ha consentito allo psiconano+barba-Mediaset di ottenere un successo elettorale del tutto privo di valore, visto che, finora, non ha saputo metterlo a frutto in alcun modo. Non certamente a frutto per il paese, ma solo per i suoi disegni (anzi, per quelli del suo puparo).
Chiudiamo con un po’ di musica. Premetto che la scelta odierna non è tanto determinata da una qualità particolarmente elevata, quanto dal desiderio di citare un piccolo e divertente momento all’interno di un film di Howard Hawks, Ball of Fire (Colpo di fulmine), nel quale Barbara Stanwick interpreta una cantante e Gary Cooper un professore. La Stanwick è accompagnata dall’orchestra di Gene Krupa, un batterista jazz allora assai popolare, anche se, come si direbbe oggi, un po’ “commerciale” (http://en.wikipedia.org/wiki/Gene_Krupa).
La curiosità sta nel fatto che, al termine di una canzone, la Stanwick invita Gene Krupa a un’esibizione fuori dal comune. Il titolo inglese spiega di cosa si tratta, ma dovete guardare il video sino alla fine per godervi questo gioiello.


venerdì 10 maggio 2013

Il problema è come vengono usati gli strumenti. E come vengono usate le parole


Recuperiamo un paio di Buongiorno di Massimo Gramellini.
Il primo è quello di ieri, argomento Twitter e, in particolare, la rinuncia del direttore del TG de La7, Enrico Mentana, a servirsene ancora (http://www.lastampa.it/2013/05/09/cultura/opinioni/buongiorno/mentana-e-il-millepiedi-Y8PXSAUBWgPSqe5ifpU9eJ/pagina.html).
Buona stampa. Mi considero un precursore d’internet, dal momento che ho iniziato a collegarmi nel maggio 1995 (quando si usavano modem che consentivano velocità calcolate in pochissime migliaia di byte e la connessione cadeva ogni dieci minuti, i browser si chiamavano Mosaic e Netscape, per scaricare documenti si doveva ricorrere a FTP, ecc. ecc.). Non credo, quindi, si possa accusarmi di essere prevenuto nei confronti di quanto la rete ha consentito e consente di ottenere, anzi. In realtà, il problema, come accade spesso, non è nel mezzo, ma nell’utilizzatore: anche nel caso di Twitter (che io conosco poco e del quale non mi servo in alcun modo) e la decisione di Mentana e le parole di Gramellini lo confermano. Lo strumento è bene che esista, l’importante è che chi se ne serve lo faccia con intelligenza e con educazione.
La bicicletta, per dire, è un buon mezzo di trasporto in ambito cittadino; è uno strumento prezioso e praticamente innocuo, salvo quando se ne serve un decerebrato maleducato che pensa di poter percorrere portici e marciapiedi a tutta velocità, servendosi dei pedoni come di paletti per lo slalom. E, purtroppo, i decerebrati maleducati sono molto numerosi…
Forse Mentana, oltre a chiudere il proprio account di Twitter, avrebbe fatto bene a servirsi della propria posizione influente per ideare una rubrica o un programma in grado di invertire la tendenza che vede maleducazione e stupidità dilagare nel nostro paese. Non che sia facile, visto quanti si lasciano influenzare da certe notizie e non trovano di meglio da fare che replicare comportamenti stupidi o addirittura criminali. E, tuttavia, voglio continuare a sperare che, se opportunamente stigmatizzate, certe condotte potrebbero essere sradicate. O forse mi sbaglio…
E veniamo a un altro Buongiorno. Quello dedicato alla decisione di Umberto Ambrosoli di non partecipare alla commemorazione di Andreotti da parte del Consiglio Regionale della Lombardia (http://www.lastampa.it/2013/05/08/cultura/opinioni/buongiorno/se-l-e-andata-a-cercare-kwm1qGHDGfjd2Y6civvOuO/pagina.html).
Buona stampa. Sa il cielo quanto sarebbero utili all’Italia tanti altri uomini e donne come Giorgio Ambrosoli e come suo figlio. E sa il cielo, con buona pace dei vescovi italiani, quanto poco Andreotti sia stato utile all’Italia.
Musica, indispensabile. Torniamo a Woodstock per l’esibizione dei Jefferson Airplane, gruppo californiano che è stato senz’altro uno dei più importanti nel rock americano tra Sessanta e Settanta. Anche la vita di questa band è stata segnata dall’abuso di droghe e di alcool, dalle difficoltà di convivenza tra componenti dalla forte personalità e da altro. Somebody to Love è il pezzo che vi faccio ascoltare: una scelta che non ha richiesto troppi sforzi, perché è stato uno dei loro brani più famosi.


giovedì 9 maggio 2013

Lo dicevo io 2...

Dimenticavo: l'articolo di Claudio Magris che avevo citato due giorni fa è ora disponibile sul sito del Corriere della Sera. Merita ancor più di essere letto oggi, mettendolo in relazione con quello di Giavazzi e ricordando che, se un politico si preoccupa principalmente di apparire e di far parlare di sé, soprattutto nel caso in cui occupi un importante ruolo amministrativo, finisce per lasciare libero il campo ai dipendenti pubblici che, al contrario, lui dovrebbe controllare e dirigere...
Ecco il collegamento al pezzo di Magris: http://www.corriere.it/politica/13_maggio_07/talk%20show-internet-eclissi-plitica-Magris_b2829a7e-b6d5-11e2-8651-352f50bc2572.shtml.
Buona stampa.

Lo dicevo io...


Buona stampa. Come di consueto. Folli mantiene il pregio di parlare delle vicende politiche quotidiane con concretezza, senza perdersi in ardite e inutili speculazioni o senza divertirsi a spiare dal buco della serratura. Il quadro che emerge, purtroppo, è tutt’altro che rassicurante e mostra come le nubi sopra la nostra testa, lungi dall’essersi disperse, si vadano appesantendo e scurendo. Niente di buono all’orizzonte con la situazione che si è creata con il voto del 24 e 25 Febbraio.
Il secondo pezzo che vi propongo è l’editoriale di Francesco Giavazzi dal Corriere della Sera di oggi: http://www.corriere.it/editoriali/13_maggio_09/burocrazia-inossidabile_1c2f7c84-b862-11e2-8563-aab5ecf30b92.shtml.
Buona stampa. Detto, senza falsa modestia, perché quello che scrive Giavazzi io l’ho già scritto più volte. E, al posto suo, sarei stato anche più pesante.
Com’è mia abitudine, quando i temi mi sembrano spingere al pessimismo e al malumore, cerco di andare a trovare qualche brano musicale, possibilmente ricco di ritmo e di vitalità.
Si addice senz’altro allo scopo un brano dei Traffic, gruppo inglese attivo tra la fine dei 60 e l’inizio dei 70, le cui vicende hanno risentito, nel bene e nel male, della presenza un po’ prepotente di Steve Winwood. Il pezzo è Glad, l’album si intitola John Barleycorn Must Die e fu pubblicato nel 1970. Dura quasi sette minuti, per stasera può bastare.


martedì 7 maggio 2013

Senz'altro unico. Per fortuna


Nutrivo per Giulio Andreotti un’avversione ereditaria, trasmessa da diverse persone che stimavo molto, e dalla quale neppure gli ultimi anni, durante i quali era di fatto rimasto assente dalla vita pubblica, mi hanno guarito. Continuo a provare avversione per lui anche da morto, ma, proprio per questo, giova chiarire, rapidamente e senza fronzoli.
Indubbiamente uomo di grande intelligenza, Andreotti ha rappresentato, per tanti italiani e anche per me, il massimo esempio del “Male” che si annidava nella classe politica dominante dal dopoguerra, in particolare nella Democrazia Cristiana (per i meno diversamente giovani, fare ricorso a un’enciclopedia).
I mezzi di comunicazione hanno, com’era prevedibile, usato i “coccodrilli” preparati da quel dì, ai quali Andreotti avrebbe probabilmente saputo replicare con qualche battuta lapidaria e definitiva. L’avversione non m’impedisce di riconoscere, oltre all’intelligenza, un senso dell’umorismo difficile da trovare tra i suoi colleghi. Non fatico ad ammettere che mi piacerebbe, domani, leggere le risposte di Andreotti ai commenti sulla sua morte…
E’ per questo, perché ne riconosco la superiorità rispetto ai tanti mediocri concorrenti e la straordinaria ironia e pur considerandolo responsabile di molti guai italiani, che non vado a cercare il più critico degli articoli su di lui pubblicati oggi dai quotidiani. Vi propongo, invece, quello scritto dall’Avvocato Giulia Bongiorno per il Sole 24 Ore. E’ l’articolo di un difensore di Andreotti in più di un processo, quindi, per definizione, è di parte. E, infatti, non lo suggerisco tanto per l’immagine che offre di Andreotti, quanto per altre importanti considerazioni. Chi ha orecchie per intendere, intenderà, forse... Chi non ha orecchie per intendere, continuerà sulla strada percorsa da quasi vent'anni.
Ho fatto lavorare lo scanner perché l’articolo non è disponibile sul sito del 24 Ore.



Buona stampa. Detto altrimenti: ben venga parlare di Andreotti se serve per affrontare altri, e più pressanti, argomenti.
Avrei voluto chiudere suggerendovi la lettura di un pezzo di Claudio Magris pubblicato dal Corriere della Sera di oggi. Come sempre acuto e stimolante, spiega quanto la comunicazione e i meccanismi con cui essa si effettua finiscano, nella nostra epoca, per far trascurare a molte categorie di persone, in particolare i politici di ogni livello, i propri compiti istituzionali.
Purtroppo non è disponibile nella pagina principale del sito del quotidiano milanese e, quando cerco “Claudio Magris” nella finestra di ricerca, si blocca tutto… Ci tornerò nei prossimi giorni, perché si tratta di questioni importanti, sia quelle proposte da Magris sia quelle che riguardano il funzionamento e, più ancora, il futuro del gruppo Rcs, editore del Corriere.

P.S. Merita leggere i necrologi di Andreotti sul Corriere della Sera di oggi: ce ne sono di inspiegabili. Farebbero sorridere se non si ricordassero proprio le parole del defunto. A pensare male si commette peccato, ma ci si azzecca...

venerdì 3 maggio 2013

Sentiremo digrignare i denti


Questo paese è afflitto da una conflittualità politica devastante (non credo di esagerare, al contrario), le cui origini non sarò certo io a indicare. Ognuno di noi quattro ha la propria opinione e, visto l’esordio di questo post, l’ultima cosa che intendo fare è discutere l’argomento. Quello che, al contrario, sono convinto di poter dire è che mi sconcerta profondamente la presenza di alcuni personaggi nel Governo presieduto da Enrico Letta.
Per essere più chiaro e, giusto per fare un paio di nomi e basta, mi chiedo come potrà lavorare in maniera positiva un gruppo del quale fanno parte Biancofiore e Fassina. E come potrà lavorare in maniera positiva se, dentro e fuori dal Governo, c’è gente che continua a preoccuparsi di comunicare ai propri potenziali elettorali esattamente come se fossimo in prossimità del voto (e probabilmente lo siamo).
E sbagliano i giornali a inseguire le dichiarazioni di ministri, viceministri, sottosegretari e politici di qualsiasi livello. Abbiamo bisogno di tutto, fuorché di mezzi che amplificano le affermazioni, spesso inutilmente aggressive e palesemente mistificatorie, pronunciate al solo scopo di ottenere attenzione e di conquistare un breve attimo di illusoria importanza, il cui prezzo è il progressivo imbarbarimento del clima politico al quale siamo costretti ad assistere da anni.
Mi auguro, anche se non lo credo, che Letta, protetto da Napolitano, possa controllare la situazione e arrivare ad approvare quel pacchetto minimo di riforme di cui il paese ha disperato bisogno.
Vedremo…
Cambiando radicalmente argomento, vi segnalo, e questo non è frutto di una scelta di schieramento, ma solo della convinzione che si tratti di un articolo che consente di conoscere meglio un fenomeno importante, un pezzo del Corriere della Sera dedicato all’eutanasia: http://www.corriere.it/cronache/13_maggio_03/eutanasia-raccolta-firme-radicali-video-piera_3609dbb2-b3e5-11e2-a510-97735eec3d7c.shtml.
Buona stampa. Non mi comporto da tifoso quando si tratta di sport, figuriamoci se mi sognerei di farlo in questo campo, nel quale ognuno ha il dovere di maturare un’opinione liberamente, possibilmente senza influenze esterne di qualsiasi genere. E’ un argomento di libertà individuale. E basta. Nell’articolo ci sono dati che meritano di essere conosciuti e che possono far riflettere e per questo ne ho suggerito la lettura: perché ognuno li valuti per proprio conto, liberamente.
Il 30 Aprile era la giornata dedicata dall’Unesco alla musica jazz. Non ho avuto modo di celebrarla martedì, ma possiamo farlo anche oggi. E lo facciamo con una piccola selezione di grandi trombettisti, giusto per darci un tema che leghi alcuni pezzi.
Partiamo da lontano, con un brano di Louis Armstrong della fine degli Anni 20: When You’re Smiling.


Il passo successivo lo facciamo con Miles Davis, di cui ascoltiamo Jeru, un pezzo composto da Gerry Mulligan e tratto dall’album Birth of the Cool la cui registrazione, se ricordo bene, avvenne a cavallo tra gli Anni 40 e i 50.


Il brano successivo è la splendida I’ll Remember April eseguita nel 1956 dal gruppo di Clifford Brown “Brownie” e Max Roach, nel quale militavano Sonny Rollins, Richie Powell e George Morrow, degni sostegni per Roach e Brown, uno dei tanti jazzisti dalla vita breve (http://en.wikipedia.org/wiki/Clifford_Brown).


Alla fine degli Anni 50 risale la collaborazione tra Bill Evans e Chet Baker, due personaggi complicati, con tratti di carattere ed esperienze di vita simili, ma anche assai diversi, il cui incontro ha prodotti alcuni eccellenti risultati, come questa Alone Together, disponibile in una raccolta intitolata The Complete Legendary Sessions.


Un altro grande trombettista, Freddie Hubbard, insieme a un’altra mitica formazione, The Jazz Messengers guidati da Art Blakey, nel 1984 celebrava dal vivo il ricordo del grande Brownie.


E ci fermiamo qui. Almeno per questa sera.