martedì 28 maggio 2013

Scalatori di specchi


Cominciamo dai risultati elettorali. Se quasi tutti gli esponenti politici continueranno a non vedere i propri errori e ad attribuire le sconfitte alla presunta ottusità degli elettori, alla fine non andrà a votare più nessuno.
Per scoprire fin dove riescono a spingersi nel negare la realtà e nel ricercare scusanti a dir poco ridicole, leggete i commenti di Alemanno (http://roma.corriere.it/roma/politica/speciali/2013/elezioni-comune-roma/notizie/28alemanno-da-colpa-al-derby-2221364370677.shtml) e dello psiconano+barba-Mediaset e dei suoi più fedeli pappagalli (http://www.ilgiornale.it/news/interni/crisi-isterica-dei-cinque-stelle-921601.html).
Grillo e il suo degno puparo (il contenuto delle cui teste continua a essere più disordinato delle loro chiome), accecati dalla medesima presunzione e dalla medesima autoreferenzialità di coloro che additano (neanche a torto, per la verità) al disprezzo degli italiani, non sono neppure sfiorati dal dubbio che il pessimo risultato del M5S nelle elezioni amministrative sia frutto del comportamento inconcludente seguito alle politiche di Febbraio. L’astensione record sta lì a dimostrarlo.
Avevo scritto in tempi non sospetti che Grillo non era una risorsa per il paese. Lui e Casaleggio mi stanno dando ragione, anche se questo non mi rende per nulla felice. Non hanno un progetto realistico e compiuto per il nostro futuro. Stanno facendo perdere tempo e denaro al paese in chiacchiere che fanno apparire rigogliosamente produttive le pratiche onanistiche. Hanno portato in Parlamento gente che non sa neppure da che parte si comincia a fare politica. E, come un qualsiasi Viavà o un qualsiasi tizio decrepito, danno la colpa agli elettori che non avrebbero capito…
Lasciamo perdere.
Parlando di economia, vi suggerisco di leggere un lapidario articolo di Francesco Daveri sul sito LaVoce.info (http://www.lavoce.info/e-la-crisi-non-lausterita-la-causa-dei-debiti-pubblici/).
Buona stampa. Daveri contraddice senza fatica e con i numeri le affermazioni di Stefano Fassina, niente meno che Viceministro dell’Economia, carica alla quale è stato chiamato, presumibilmente, per aver fatto parte dello stato maggiore di Viavà e per aver partecipato, alzando la voce, a qualche talk show… Attività che, forse, gli hanno impedito di seguire le vicende della teoria sostenuta (su basi piuttosto fragili e, sembra, su colonne di Excel insufficienti: http://www.huffingtonpost.com/dean-baker/reinhart-rogoff-austerity_b_3343688.html)
dagli economisti Reinhart e Rogoff, i cui errori concettuali, non nell’uso del pc, sono ben illustrati, tra gli altri, da Paul Krugman sul New York Times: http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/05/26/reinhart-and-rogoff-are-not-happy/.
Buona stampa.
E chiudo, purtroppo, tornando a occuparmi di una donna che, onestamente, avrei preferito tenere ben chiusa nel dimenticatoio. E ci sarei riuscito facilmente se lei non avesse deciso, una volta di più, di ignorare il motto che dice: un bel tacer non fu mai scritto. Parliamo di Giulia Ligresti, terza figlia di Salvatore, una delle componenti della famiglia che ha così diligentemente e saggiamente guidato il gruppo FondiariaSai, portandolo alla soglia del fallimento. Che Giulia Ligresti possa essere irritata dal fatto che la vita sua e dei suoi cari abbia subito qualche cambiamento in seguito alle vicende delle aziende da loro amministrate (parola impropria, ma perdonate), ci sta. Le converrebbe, tuttavia, evitare di dar sfogo a tale stato d’animo così come ha ritenuto di fare nei giorni scorsi (http://archiviostorico.corriere.it/2013/maggio/25/Giulia_Ligresti_Consob_studia_aggiotaggio_co_0_20130525_36edced2-c4ff-11e2-948d-552c2efc12be.shtml). Abbastanza sconcertante che l’ex presidente della società che controllava Fondiaria-Sai, ossia Premafin, non sapesse di muoversi su un terreno pericoloso quando ha espresso dubbi, forse non adeguatamente fondati, sulla solidità di una società quotata. O forse no, non è affatto sconcertante, visto quel che è emerso sulla gestione della Premafin stessa e, più ancora, delle holding della famiglia Ligresti Imco e Sinergia
Non aveva già abbastanza grattacapi senza andare a mettersi anche in questo guaio? Mah…
Se non le piace il vecchio proverbio, le converrebbe mandare a memoria i versi di Metastasio da cui, quasi certamente, l’adagio ha avuto origine:
Un bel tacer talvolta
Ogni dotto parlar vince d’assai

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