Cominciamo dai risultati elettorali. Se quasi tutti gli
esponenti politici continueranno a non vedere i propri errori e ad attribuire
le sconfitte alla presunta ottusità degli elettori, alla fine non andrà a
votare più nessuno.
Per scoprire fin dove riescono a spingersi nel negare la
realtà e nel ricercare scusanti a dir poco ridicole, leggete i commenti di
Alemanno (http://roma.corriere.it/roma/politica/speciali/2013/elezioni-comune-roma/notizie/28alemanno-da-colpa-al-derby-2221364370677.shtml)
e dello psiconano+barba-Mediaset e dei suoi più fedeli pappagalli (http://www.ilgiornale.it/news/interni/crisi-isterica-dei-cinque-stelle-921601.html).
Grillo e il suo degno puparo (il contenuto delle cui teste
continua a essere più disordinato delle loro chiome), accecati dalla medesima
presunzione e dalla medesima autoreferenzialità di coloro che additano (neanche
a torto, per la verità) al disprezzo degli italiani, non sono neppure sfiorati
dal dubbio che il pessimo risultato del M5S nelle elezioni amministrative sia
frutto del comportamento inconcludente seguito alle politiche di Febbraio.
L’astensione record sta lì a dimostrarlo.
Avevo scritto in tempi non sospetti che Grillo non era una
risorsa per il paese. Lui e Casaleggio mi stanno dando ragione, anche se questo
non mi rende per nulla felice. Non hanno un progetto realistico e compiuto per
il nostro futuro. Stanno facendo perdere tempo e denaro al paese in chiacchiere
che fanno apparire rigogliosamente produttive le pratiche onanistiche. Hanno
portato in Parlamento gente che non sa neppure da che parte si comincia a fare
politica. E, come un qualsiasi Viavà o un qualsiasi tizio decrepito, danno la
colpa agli elettori che non avrebbero capito…
Lasciamo perdere.
Parlando di economia, vi suggerisco di leggere un lapidario
articolo di Francesco Daveri sul sito LaVoce.info (http://www.lavoce.info/e-la-crisi-non-lausterita-la-causa-dei-debiti-pubblici/).
Buona stampa. Daveri contraddice senza fatica e con i numeri
le affermazioni di Stefano Fassina, niente meno che Viceministro dell’Economia,
carica alla quale è stato chiamato, presumibilmente, per aver fatto parte dello
stato maggiore di Viavà e per aver partecipato, alzando la voce, a qualche talk
show… Attività che, forse, gli hanno impedito di seguire le vicende della
teoria sostenuta (su basi piuttosto fragili e, sembra, su colonne di Excel
insufficienti: http://www.huffingtonpost.com/dean-baker/reinhart-rogoff-austerity_b_3343688.html)
dagli economisti Reinhart e Rogoff, i cui errori
concettuali, non nell’uso del pc, sono ben illustrati, tra gli altri, da Paul Krugman sul
New York Times: http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/05/26/reinhart-and-rogoff-are-not-happy/.
Buona stampa.
E chiudo, purtroppo, tornando a occuparmi di una donna che,
onestamente, avrei preferito tenere ben chiusa nel dimenticatoio. E ci sarei
riuscito facilmente se lei non avesse deciso, una volta di più, di ignorare il
motto che dice: un bel tacer non fu mai scritto. Parliamo di Giulia Ligresti,
terza figlia di Salvatore, una delle componenti della famiglia che ha così
diligentemente e saggiamente guidato il gruppo FondiariaSai, portandolo alla
soglia del fallimento. Che Giulia Ligresti possa essere irritata dal fatto che
la vita sua e dei suoi cari abbia subito qualche cambiamento in seguito alle
vicende delle aziende da loro amministrate (parola impropria, ma perdonate), ci
sta. Le converrebbe, tuttavia, evitare di dar sfogo a tale stato d’animo così
come ha ritenuto di fare nei giorni scorsi (http://archiviostorico.corriere.it/2013/maggio/25/Giulia_Ligresti_Consob_studia_aggiotaggio_co_0_20130525_36edced2-c4ff-11e2-948d-552c2efc12be.shtml).
Abbastanza sconcertante che l’ex presidente della società che controllava
Fondiaria-Sai, ossia Premafin, non sapesse di muoversi su un terreno pericoloso
quando ha espresso dubbi, forse non adeguatamente fondati, sulla solidità di
una società quotata. O forse no, non è affatto sconcertante, visto quel che è
emerso sulla gestione della Premafin stessa e, più ancora, delle holding della
famiglia Ligresti Imco e Sinergia
Non aveva già abbastanza grattacapi senza andare a mettersi anche
in questo guaio? Mah…
Se non le piace il vecchio proverbio, le converrebbe mandare
a memoria i versi di Metastasio da cui, quasi certamente, l’adagio ha avuto
origine:
Un bel tacer talvolta
Ogni dotto parlar vince d’assai
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