Non è soltanto per immodestia che vado a riprendere due
argomenti di cui ho parlato diffusamente in precedenza, tra loro strettamente
collegati: il pagamento dei debiti dello Stato e il malfunzionamento della
Pubblica Amministrazione italiana, la quale sembra non conoscere limiti
nell’esasperare i difetti delle organizzazioni burocratiche.
Non è perché oggi se ne occupano, dandomi sostanzialmente
ragione, Sergio Rizzo (il Mastino truce) sul Corriere della Sera (http://www.corriere.it/opinioni/13_maggio_16/rizzo-stato-non-conosce-debiti-imprese_d10e8818-be00-11e2-9b45-0f0bf9d2f77b_print.html)
e Ivone Cacciavillani sul Corriere del Veneto. Quest’ultimo articolo non è
disponibile on line, quindi l’ho acquisito con lo scanner perché merita di
essere letto.
Stampa così e così. Solo perché non si fanno nomi e cognomi.
Ci sono i colpevoli per questo stato di cose. Eccome se ci sono… Perché non
scrivere nomi e cognomi?
Pensiamo, per esempio, che, nel 2008, appena nominato
Ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta (il sedicente Premio Nobel
mancato) ha avviato quella che, a suo dire, sarebbe stata la rivoluzione copernicana
grazie alla quale tutti i difetti della burocrazia dello Stato e degli Enti
Locali sarebbero stati spazzati via, sostituiti da efficienza, cortesia,
internet e via promettendo. In qualità di Capo di Gabinetto lo affiancava,
altrettanto euforico per la possibilità di contribuire a tale svolta
mirabolante, Filippo Patroni Griffi (in realtà, sotto sotto, credo remasse
contro, ma è un dubbio, soltanto un dubbio).
Visto il successo (si fa per dire) ottenuto, in un paese
normale Brunetta e Patroni Griffi sarebbero stati cortesemente messi alla porta
e, in caso contrario, i giornali li avrebbero arrostiti a fuoco lento.
L’Italia, però, non è una nazione come le altre. E’ un
mostro creato dalla complicità e dal sostegno reciproco di burocrazia e
politica, entrambe le peggiori che si possono immaginare. E, temo, neppure le
straordinarie doti di noi italiani, di noi semplici cittadini che giorno dopo
giorno cerchiamo di svolgere dignitosamente il nostro ruolo, potranno mai permetterci
di decapitare questo essere orrendo che rende sempre più difficili e frustranti
i nostri sforzi.
Chiariamo: Brunetta e Patroni Griffi non sono gli unici
colpevoli. Hanno semplicemente proseguito nel solco di una consolidata
tradizione, mantenendolo aperto per i successori.
Il Ministero della Funzione Pubblica esiste sin dal
dopoguerra, ha soltanto cambiato nome, ma si tratta di un ufficio della
Presidenza del Consiglio con rango di Ministero ospitato a Palazzo Vidoni. Uno
splendido palazzo romano, la cui storia potete trovare qui: http://www.funzionepubblica.gov.it/media/225627/palazzo_vidoni.pdf.
Nelle ultime pagine sono indicati i Ministri e i
Sottosegretari succedutisi negli incarichi dalla fine della guerra a oggi.
Scorrete i nomi: tra quelli recenti ne trovate più d’uno (non soltanto Brunetta
e Patroni Griffi) che è ancora lì, da qualche parte, a occupare un ufficio
pubblico dopo non essere riuscito a cambiare una virgola del castello di leggi,
regolamenti, ecc. per mezzo dei quali i burocratici ci angustiano la vita e tentano di giustificare, ma soprattutto preservare, la loro presenza.
E siccome non bastano loro, giustificano e preservano la presenza anche
di altre burocrazie. Rileggiamo Sergio Rizzo: “La medesima Ragioneria così attenta all'equilibrio dei nostri conti
pubblici ha candidamente ammesso di non essere in grado di conoscere la reale
entità dei pagamenti dovuti ai fornitori, tanto è vero che della rilevazione
non si sta occupando una qualche struttura pubblica, bensì le associazioni
delle imprese”.
Non so se e quanto ci costerà
questa partecipazione delle associazioni di categoria alla definizione dei
debiti della Pubblica Amministrazione. Sono propenso a credere che ci costerà e
non poco. Le nostre associazioni di categoria sono come i cani, muovono la coda
solo se ne vale la pena. E non danno nemmeno una briciola di affetto...
Keith Jarrett, Paris Concert, The Wind:
il sollievo.
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