Nutrivo per Giulio Andreotti un’avversione ereditaria, trasmessa da diverse persone che stimavo molto, e dalla
quale neppure gli ultimi anni, durante i quali era di fatto rimasto assente
dalla vita pubblica, mi hanno guarito. Continuo a provare avversione per lui
anche da morto, ma, proprio per questo, giova chiarire, rapidamente e
senza fronzoli.
Indubbiamente uomo di grande intelligenza, Andreotti ha rappresentato,
per tanti italiani e anche per me, il massimo esempio del “Male” che si
annidava nella classe politica dominante dal dopoguerra, in particolare nella
Democrazia Cristiana (per i meno diversamente giovani, fare ricorso a
un’enciclopedia).
I mezzi di comunicazione hanno, com’era prevedibile, usato i
“coccodrilli” preparati da quel dì, ai quali Andreotti avrebbe probabilmente
saputo replicare con qualche battuta lapidaria e definitiva. L’avversione non
m’impedisce di riconoscere, oltre all’intelligenza, un senso dell’umorismo
difficile da trovare tra i suoi colleghi. Non fatico ad ammettere che mi
piacerebbe, domani, leggere le risposte di Andreotti ai commenti sulla sua
morte…
E’ per questo, perché ne riconosco la superiorità rispetto
ai tanti mediocri concorrenti e la straordinaria ironia e pur considerandolo responsabile
di molti guai italiani, che non vado a cercare il più critico degli articoli su
di lui pubblicati oggi dai quotidiani. Vi propongo, invece, quello scritto dall’Avvocato
Giulia Bongiorno per il Sole 24 Ore. E’ l’articolo di un difensore di Andreotti
in più di un processo, quindi, per definizione, è di parte. E, infatti, non lo
suggerisco tanto per l’immagine che offre di Andreotti, quanto per altre
importanti considerazioni. Chi ha orecchie per intendere, intenderà, forse... Chi non ha orecchie per intendere, continuerà sulla strada percorsa da quasi vent'anni.
Ho fatto lavorare lo scanner perché l’articolo non è
disponibile sul sito del 24 Ore.
Buona stampa. Detto altrimenti: ben venga parlare di Andreotti se serve
per affrontare altri, e più pressanti, argomenti.
Avrei voluto chiudere suggerendovi la lettura di un pezzo di
Claudio Magris pubblicato dal Corriere della Sera di oggi. Come sempre acuto e
stimolante, spiega quanto la comunicazione e i meccanismi con cui essa si
effettua finiscano, nella nostra epoca, per far trascurare a molte categorie di
persone, in particolare i politici di ogni livello, i propri compiti istituzionali.
Purtroppo non è disponibile nella pagina principale del sito
del quotidiano milanese e, quando cerco “Claudio Magris” nella finestra di
ricerca, si blocca tutto… Ci tornerò nei prossimi giorni, perché si tratta di
questioni importanti, sia quelle proposte da Magris sia quelle che riguardano
il funzionamento e, più ancora, il futuro del gruppo Rcs, editore del Corriere.
P.S. Merita leggere i necrologi di Andreotti sul Corriere della Sera di oggi: ce ne sono di inspiegabili. Farebbero sorridere se non si ricordassero proprio le parole del defunto. A pensare male si commette peccato, ma ci si azzecca...
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