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martedì 24 febbraio 2015

E gli resta ancora marmellata sulle dita...


Ho già detto, credo più volte, di considerare privo di saggezza l’adagio secondo cui il mal comune è un mezzo gaudio. Quindi non provo nessun sollievo nel leggere i due articoli che il Financial Times dedica oggi alle prospettive occupazionali dei giovani inglesi e ai vantaggi che sono garantiti alle generazioni più anziane: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/799c83e8-b8e3-11e4-a8d0-00144feab7de.html#axzz3SfdtDGLF e http://www.ft.com/intl/cms/s/0/60d77d08-b20e-11e4-b380-00144feab7de.html#axzz3SfdtDGLF.
Buona stampa. Il fatto che anche il Regno Unito, come l’Italia, non tratti bene i suoi giovani non mi fa affatto piacere, anzi. E non mi rallegra neppure ipotizzare (come credo sia lecito, ma non ho documentazione a riguardo) che ciò accada anche in altre nazioni europee. E’, al contrario, motivo di profonda preoccupazione perché, frustrando le aspirazioni delle nuove generazioni, ci garantiamo un mediocre futuro, con declino che sarà maggiore in Italia piuttosto che altrove, ma sarà diffuso un po’ in tutto il Vecchio Continente.
Venendo a faccende domestiche, torniamo a parlare del Mose e del Consorzio Venezia Nuova. Oggi i quotidiani ci informano che la Guardia di Finanza ha contestato l’evasione fiscale a coloro i quali hanno percepito denaro illegalmente e hanno patteggiato la condanna. Il nome più famoso è quello di Giancarlo Galan, già Presidente del Veneto e Ministro, tuttora deputato della Repubblica (sic). Ecco un articolo dal Corriere Veneto: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2015/24-febbraio-2015/scandalo-mose-ora-tocca-fisco-arrestati-conto-10-milioni-2301024766901.shtml.
Cronaca. Che fa star male perché, e ritorniamo all’articolo di Stella che vi ho segnalato qualche giorno fa (http://ilmiosecchiellodacqua.blogspot.it/2015/02/tra-twittare-e-fare-ce-di-mezzo-il-mare.html), solo in Italia chi commette certi reati, oltre a non trascorrere un tempo adeguato in carcere, si trova, grazie al patteggiamento con i Tribunali e agli accordi con il Fisco, a tenersi in tasca una parte di quel che ha illecitamente incassato.
E veniamo alla battaglia quotidiana contro l’oscurantismo di chi vorrebbe privarci della gioia che dona la musica, tutta la musica. Oggi vi propongo un primo ascolto abbastanza diverso dal solito: una ballata inglese del XVII°, Robin Hood and the Tanner (http://en.wikipedia.org/wiki/Robin_Hood_and_the_Tanner). A eseguirla è il complesso St. George's Canzona diretto da John Sothcott.


Torniamo più vicini a noi e ascoltiamo Ella Fitzgerald e Tommy Flanagan, solo voce e pianoforte, per una meravigliosa versione di How High the Moon.


venerdì 17 ottobre 2014

Nessuna lezione da imparare


Ieri, davanti a un Giudice di Venezia, la maggior parte degli imputati per i fondi neri del Consorzio Venezia Nuova e del Mose ha patteggiato. Il dettaglio lo trovate in questo articolo del Corriere del Veneto: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2014/16-ottobre-2014/udienza-mose-primi-patteggiamenti-230356714911.shtml.
Cronaca. Prima di procedere, vorrei ricordare che ho già espresso il mio malessere di fronte all’uso della carcerazione preventiva effettuato da una parte dei Pubblici Ministeri italiani. Aggiungo, però, che in presenza di certe ipotesi di reato, l’imputato viene incarcerato in attesa del processo anche in altri paesi. E nel caso dello scandalo veneziano i reati ipotizzati erano pesanti e gli effetti per le casse pubbliche tutt’altro che trascurabili.
Il patteggiamento, come ho già sottolineato qualche giorno fa, di fatto comporta la chiusura delle indagini e la rinuncia, da parte della Procura, alla completa ricostruzione degli eventi e delle responsabilità. Il Dottor Carlo Nordio, Procuratore aggiunto a Venezia, ha sostenuto che la verità potrà essere ricostruita da altri e di essere soddisfatto perché gli imputati hanno subito condanne e sanzioni amministrative che attenueranno il danno subito dalla collettività.
L’articolo non è disponibile sul sito del Corriere del Veneto, ma faccio lavorare lo scanner.


In qualche modo posso anche capire che Nordio abbia voluto manifestare soddisfazione: il fatto che quasi tutti gli imputati abbiano patteggiato (e altri lo faranno nei prossimi giorni) sta ragionevolmente a indicare che lui e i colleghi avevano visto giusto. Non sono, però, affatto sicuro che siano soddisfatti gli italiani. Io, per la verità, non lo sono e continuo a chiedermi se tutto questo ha realmente a che fare con la Giustizia e con i fondamenti di uno Stato di Diritto, laddove ogni cittadino ha affidato allo Stato la tutela degli interessi collettivi, tra i quali mi sembra si possano includere, non solo a titolo di esempio, la sicurezza e la legalità. E, perché no?, anche qualche forma di equità.
E i miei dubbi si alimentano ricordando storie vecchie e scoprendone di nuove, come questa:
Cronaca. In effetti voi, miei cari lettori, la conoscete già, poiché mi è stata segnalata da uno di voi tre, al quale era stata, a sua volta, indicata dagli altri due. A parte la stravaganza del modo in cui viene determinata la somma da pagare per evitare la reclusione (io non sono riuscito a ricostruire l’aritmetica con cui è stata fissata) e anche a voler ignorare i dubbi sui principi che hanno suggerito di offrire la possibilità di pagare per non scontare una pena detentiva, mi chiedo, con Roberto P., quale possa essere l’effetto di una vicenda simile su chi intendesse evadere il fisco. Non vedo nessuna capacità di deterrenza in un ordinamento giuridico che consente di evitare il carcere per evasione fiscale (ripeto: evasione fiscale, uno dei reati più duramente sanzionati nel resto del mondo occidentale) di dimensioni così importanti. Al contrario, credo che questa vicenda, come quella del Consorzio Venezia Nuova-Mose, non faccia altro che abbassare la (purtroppo già assai modesta) propensione degli italiani al rispetto della legge.
Chissà perché sto pensando ad Al Capone e a Bernie Madoff?

giovedì 9 ottobre 2014

Il patteggiamento degli innocenti


Il titolo è ironico, ma l’argomento è di quelli sui quali non si scherza.
La carcerazione preventiva, la detenzione cui può essere soggetto un indagato prima ancora del processo, mi pare che venga impiegata da alcune procure come uno strumento di pressione al fine di ottenere la “collaborazione” del recluso. Un sostituto non proprio blando dei metodi che Beccaria, Pelli, Manzoni e altri hanno contribuito a estirpare dagli ordinamenti delle nazioni europee.
Credo che siate d’accordo con me sul fatto che questo atteggiamento non fa onore alla nostra Magistratura e che sia uno dei tanti aspetti di quel fenomeno complesso che è il pessimo funzionamento del sistema giudiziario italiano. Soprattutto se consideriamo che la maggioranza delle persone detenute in Italia sono in attesa di giudizio.
L’argomento, ovviamente, è reso attuale dalla decisione di Giancarlo Galan di chiedere il patteggiamento per i reati che gli vengono contestati in relazione alla vicenda delle paratie mobili della laguna di Venezia, note come Mose. E’ una delle notizie del giorno, della quale danno conto quasi tutti i quotidiani. Come di consueto in questi casi, vi segnalo un paio di alternative:
Cronaca. In una situazione come quella di Galan, ognuno è libero di difendersi e comportarsi come meglio crede. E qualsiasi valutazione sarebbe fuori luogo. Quindi non dico nulla sul suo caso personale.
Non posso, tuttavia, fare a meno di osservare come, poco per volta, la maggioranza dei personaggi coinvolti nella vicenda del Mose abbia patteggiato, così confermando che le ipotesi della Procura di Venezia non erano poi infondate. Un esito che non mi pare affatto soddisfacente. Condivido, al riguardo, l’amarezza del commento di Alessandro Zuin sul Corriere del Veneto: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2014/9-ottobre-2014/galan-non-sapremo-verita-ma-condanna-gia-arrivata-230308540249.shtml.
Buona stampa. Non sono esperto di materie giuridiche (voi tre potreste, a ragione, affermare che non sono esperto di niente), tuttavia ho l’impressione che il patteggiamento, introdotto per ridurre il numero e la durata dei processi, e le varie misure sulla prescrizione emanate negli ultimi anni si combinino così da impedire una vera Giustizia. Forse sarebbe il caso, per alcuni reati, di escludere la possibilità di patteggiare la condanna e rimodulare i termini per la prescrizione. E’ a dir poco irritante che in una vicenda come quella del Mose e del Consorzio Venezia Nuova debbano restare ampie zone d’ombra, buchi neri giudiziari non così diversi da quelli in cui sono sparite enormi somme di denaro pubblico.
E ciò che rende ancor più sgradevole questa situazione è pensare che le cose sarebbero andate diversamente se il Parlamento avesse (finalmente!) promulgato le norme sull’autoriciclaggio che non trovano mai la strada per l’approvazione. Come accade a quelle sui capitali rimasti ancora all’estero dopo ben tre generosi condoni.
A pensare male si fa peccato, ma ci si azzecca: finché esistono capitali all’estero esiste la provvista per le tangenti e un sicuro luogo di destinazione delle stesse e finché l’autoriciclaggio non è reato i corrotti hanno maggiori possibilità di cavarsela…
Buona notte e buona fortuna.