Per fortuna, non ho soltanto omonimi mediocri. Non ricorderò
i cognomi di quelli che fanno torto al mio nome di battesimo, ma mi occuperò di
un Roberto che fa le cose piuttosto bene.
Roberto Perotti è professore universitario e scrive, tra
l’altro, per il Sole 24 Ore. Potete reperire informazioni sul suo conto in
diversi siti: Università Bocconi (http://didattica.unibocconi.it/docenti/cv.php?rif=49621),
LaVoce.info (http://www.lavoce.info/lavocepuntoinfo/autori/pagina160.html)
e il Sole 24 Ore (http://argomenti.ilsole24ore.com/roberto-perotti.html).
Sul 24 Ore di oggi, Perotti presenta una proposta per
ridurre drasticamente i costi della politica e, vien da dire ovvia conseguenza, il
malaffare che dalla disponibilità incontrollata di denaro deriva. Lo fa in
maniera puntuale, senza preoccuparsi troppo di eventuali implicazioni legali o
di apparire populista, come ammette lui stesso. Giustamente sottolinea che
viviamo un momento eccezionale e che nei momenti eccezionali si può e si deve
agire in maniera eccezionale. Ecco il suo articolo, in cui suggerisce venti
misure da adottare in via immediata, senza star tanto a spaccare il capello in
quattro: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-09-29/costi-politica-taglio-mosse-081108.shtml?uuid=AbdTeWlG.
E questo è il link all’articolo di Maurizio Caprino citato da Perotti: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-09-28/spese-gruppi-introvabili-064327.shtml?uuid=AbVMhqkG&fromSearch.
Buona stampa. Per entrambi. Il 24 Ore è molto aggressivo
sulla questione dei costi della politica e mi sembra abbia tratto una discreta
spinta dalla direzione di Roberto Napoletano (guarda caso un altro omonimo di
cui sono soddisfatto, ecco la sua scheda sul sito del quotidiano: http://argomenti.ilsole24ore.com/roberto-napoletano.html).
Come sapete, perché l’ho citato spesso e continuerò
a farlo, ci scrive anche Stefano Folli, che mi pare svolgere assai bene il ruolo di
commentatore politico, in maniera più concreta di molti suoi colleghi.
E, last but not least,
sul sito difficilmente non trovate gli articoli apparsi nell’edizione cartacea.
Insomma, è un quotidiano che merita attenzione.
Tornando per un attimo a Valterino, vediamo una reazione che
mi piace poco: http://www.corriere.it/politica/12_settembre_28/fini-berlusconi-lavitola_f625f4c2-09ad-11e2-8adc-b60256021bbc.shtml.
Che Gianfranco Fini abbia motivo di rancore per Silvio
Berlusconi ci sta. Ci sta molto meno che il Presidente della Camera usi certi
toni, da campagna elettorale, dimenticando il suo ruolo istituzionale. Non che
Berlusconi non presti il fianco a certe considerazioni, ma neppure Fini è così
immacolato, neppure riguardo alla vicenda della casa di Montecarlo, sulla quale, magari
mi sbaglio, la chiarezza assoluta la stiamo ancora aspettando. E, comunque,
Fini i sassi dalle scarpe se li sarebbe dovuti togliere una volta tornato il
cittadino Fini.
Voi sapete già come cerco di sollevare il mio e il vostro
spirito in certi momenti…
Bill Evans (http://www.treccani.it/enciclopedia/evans-william-john-detto-bill/
ed http://en.wikipedia.org/wiki/Bill_Evans)
è stato uno dei più importanti pianisti del jazz e, sebbene sia stato un
magistrale “accompagnatore”, ha dato prove stupende nella formazione in trio,
con basso e batteria. Alcuni suoi dischi e concerti costituiscono vere perle del genere
e il suo straordinario talento ha sicuramente influenzato tutti quelli che sono
venuti dopo di lui.
Vi propongo due brani.
Il primo, con Evans in veste di leader, è una composizione
scritta per la colonna sonora della Biancaneve di Disney, Some day my prince will come (http://en.wikipedia.org/wiki/Some_Day_My_Prince_Will_Come),
eseguita dal vivo a Londra nel 1965 con Chuck Israels al basso e Larry Bunker
alla batteria.
Il secondo, giusto per sparare una bordata pesante, è niente
meno che Blue in Green dal memorabile
album Kind of Blue di Miles Davis,
senza dubbio uno dei più importanti dischi della storia del jazz, in cui
accanto alla tromba di Davis e al piano di Evans figurano Julian “Cannonball” Adderley al sax alto, John Coltrane al sax tenore, Paul Chambers al basso e Jimmy Cobb alla batteria. Da
osservare, per completezza di informazione, che Evans lasciò il posto a Wynton Kelly in uno dei brani del disco (Freddie Freeloader) e
che Adderley non suona nel pezzo che vi propongo.
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