La Lettura di oggi ospita un saggio di George Soros, uno dei
più ricchi finanzieri americani, gestore di hedge
fund di origini ungheresi, che ripercorre la crisi dell’euro in maniera
puntuale e pone in evidenza la sostanziale natura politica della questione,
evidenziando come i problemi della moneta unica abbiano fatto emergere tutte le
contraddizioni dell’architettura della medesima e, più ancora, quelle politiche dell’Unione Europea. Niente di nuovo, però l’analisi è interessante e solida.
Questo il link: http://lettura.corriere.it/debates/ultimatum-a-berlino/.
Buona stampa. Con qualche riserva.
In primo luogo, Soros sfiora soltanto le implicazioni
dell’agire dei suoi colleghi e non attribuisce particolare importanza agli
interventi che potrebbero ridurre gli effetti della speculazione. Non sarò
certo io a sostenere che i mercati debbano essere imbrigliati, tuttavia mi pare
un po’ troppo comodo rinunciare a valutare misure capaci di attenuare il
potenziale moltiplicativo di strumenti finanziari che esasperano oltre misura
le ripercussioni sia delle politiche economiche troppo disinvolte dei paesi
debitori sia dell’incapacità dei leader europei di ritrovare il sentiero
tracciato dai fondatori dell’Europa unita.
Non dimentichiamo che proprio Soros, esattamente vent’anni
fa, fu tra quelli che, con le loro operazioni finanziarie, portarono alla crisi
della sterlina e della lira. Difficile accreditarsi come paladino della
solidarietà dopo aver contribuito a mettere in difficoltà le economie di Regno
Unito e Italia per generare imponenti profitti per sé e per i propri clienti.
In altre parole, c’è qualcosa di un po’ troppo contraddittorio tra il Soros di
oggi e quello di ieri.
In secondo luogo, le critiche alla Germania mi sembrano oggi
meno fondate di qualche mese fa. Che Angela Merkel abbia contribuito a far perdere tempo
prezioso nella gestione della crisi del debito l’ho detto più volte, tuttavia
negli ultimi mesi la situazione è evoluta in senso positivo, sia pure meno di
quanto sarebbe necessario. E la prudenza tedesca, per quanto esagerata, trova
giustificazione nella scarsa affidabilità dei governanti di molti paesi membri
dell’Unione Europea, non soltanto di quelli appartenenti all’Eurozona.
Il dilagare del populismo, che Mario Monti ha giustamente
indicato come un problema da affrontare rapidamente e con determinazione,
costituirebbe un freno anche per il Cancelliere tedesco più convinto a fare
della solidarietà tra stati il cardine della propria politica.
Mi sarebbe piaciuto che Soros avesse trovato un po’ di
spazio anche per questo elemento cruciale della crisi che ha così profondamente
analizzato.
Tanto per restare a casa nostra, con le elezioni che si
avvicinano, non mi pare si veda la disponibilità a riconsegnare il
futuro del paese ancora per qualche anno a un uomo affidabile come Monti. Si
vede, invece, il riaffermarsi di tutti i difetti di una classe politica che,
pur avendo la possibilità di farlo, si è ben guardata dal riformare se stessa,
passaggio forse più importante e indispensabile dei cambiamenti richiesti da
UE, BCE e FMI.
Con gente che farnetica di referendum vari sulla nostra
adesione a queste istituzioni, francamente, c’è poco da pretendere che la
Merkel sia comprensiva.
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