Non credo di aver letto Il Riformista più di cinque o sei
volte in vita mia, quindi non sono in alcun modo autorizzato a valutarne la qualità.
Ovviamente mi dispiace che cessi le pubblicazioni, come sempre mi dispiace
quando un’avventura imprenditoriale non ha esito positivo, tuttavia non
abbandono la mia convinzione che, in un sistema economico concorrenziale, ai
frutti di un possibile successo debbano contrapporsi le conseguenze di un
eventuale insuccesso. E che la presenza di forme di sostegno esterno (come i
contributi pubblici per l’editoria di cui Il Riformista ha ampiamente goduto e
di cui vi ho parlato nelle prime settimane di vita del blog) finisca per
favorire gli insuccessi più che i successi, poiché altera la capacità di
prendere decisioni efficaci per la vita dell’impresa. Nello specifico, poi,
ritengo sia sbagliato che venga concesso un sostegno pubblico ai quotidiani
politici, e non soltanto perché questo tipo di sostegno costituisce uno dei
tanti rivoli in cui i partiti drenano risorse collettive a proprio vantaggio.
Mi pongo (e vi pongo) una semplice domanda: quale beneficio pubblico offre
l’esistenza di questo tipo di giornali? Siamo sicuri che ce ne sia uno? Le idee
dei diversi partiti, in Italia, vengono già ampiamente diffuse dalla RAI e
dalle altre reti televisive, oltre che dalla stampa cosiddetta indipendente
che, nei fatti, offre alla politica uno spazio assai maggiore di quello che
viene riservato in altri paesi.
No, mi dispiace che Il Riformista cessi le pubblicazioni, ma
resto favorevole alla selezione della specie, senza interventi che alterino il
processo competitivo.
Se volete saperne di più sulla vicenda, ecco il pezzo che ha
dedicato La Stampa: http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/448343/.
Stampa senza voto: pura cronaca, nessuna valutazione; mi limito a osservare che questo articolo conferma quanto sostenuto
riguardo allo spazio riservato alla politica anche dai quotidiani indipendenti.
Passiamo ai temi economici: il peggioramento del divario tra
i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi, che oggi sembra essersi attenuato,
ma è stato molto forte nella giornata di ieri, deriva da varie ragioni, sia interne
che internazionali. Le difficoltà incontrate dal Governo nel far accettare la
propria impostazione ai partiti in materia di lavoro e di corruzione rientrano
tra le prime e la perdurante incertezza rispetto alle dimensioni e alle
modalità di azione dei due cosiddetti Fondi Salvastati europei rientrano tra le seconde.
Molto illuminante a riguardo è Carlo Bastasin su Il Sole 24
Ore di oggi (http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-03-29/lezione-crisi-stata-capita-223731.shtml?uuid=AbIIG8FF).
Buona stampa.
Sempre in tema di economia, ma guardando alle
implicazioni della globalizzazione due pezzi che parlano delle condizioni di
lavoro nei paesi in via di sviluppo.
Il primo, dal Corriere della Sera, dovrebbe far riflettere
sull’acquisto dei jeans artificialmente scoloriti (http://www.corriere.it/ambiente/12_marzo_29/sabbiatura-jeans-dannosa-per-i-lavoratori_1a4869b8-799c-11e1-a69d-1adb0cf51649.shtml),
mentre il secondo, dal Financial Times, spiega come Apple stia cercando di
stimolare uno dei principali fornitori cinesi a migliorare la situazione dei
propri lavoratori (http://www.ft.com/intl/cms/s/0/ff2a84c4-79df-11e1-9900-00144feab49a.html#axzz1qXdL2JkW).
Buona stampa.
E' vero, posso non sentirmi colpevole per i jeans, visto che non ne compro da decenni, però ho in tasca un IPhone... una maggiore consapevolezza, come consumatori, dovremmo averla tutti.
E' finalmente disponibile sul sito del Corriere l'intervista realizzata da Monica Guerzoni di cui ho parlato più volte (http://archiviostorico.corriere.it/2012/marzo/28/Posizioni_lontane_dal_sono_preoccupato_co_9_120328003.shtml): l'intervistato è Cicchitto e promette che il PDL non proporrà misure in qualche modo destinate a influire sui processi di Berlusconi. Suggerisco che salviate il testo nel vostro hard drive e andiate a rileggerlo se mai verrà promulgata la normativa contro la corruzione. Io evito di scommettere, ma penso che...
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