Carlo Federico Grosso è un avvocato e professore di diritto
torinese (vi segnalo un paio di siti dove trovare maggiori informazioni su di
lui: http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-federico-grosso/
e
Nonostante il suo curriculum importante, temo che al grande
pubblico sia noto soprattutto per aver assunto temporaneamente la difesa di
Anna Maria Franzoni, sostituito quasi subito da altro famoso legale, Carlo
Taormina, il cui stile, per chi li ha sentiti parlare, è, per così dire, un po’
meno composto.
Sto divagando. Ieri, sulla Stampa, Grosso ha affrontato la
questione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa (http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9876).
Mi sembra un articolo molto chiaro, lucido, equilibrato, che consente di
valutare la questione anche a chi, come me, non ha una cultura giuridica.
Buona stampa.
L’argomento, come certamente saprete, è tornato di attualità
per la sentenza della Corte di Cassazione sul processo a Marcello dell’Utri.
Sul tema i giornali hanno riportato i commenti di avvocati, magistrati e
politici, tutti immediatamente pronti ad affrontare la questione in maniera
piuttosto parziale, quindi assai diversa rispetto a Grosso. Osservo, ancora una
volta con fastidio, come le questioni della giustizia siano oggetto sempre e
comunque di confronti ideologici, di liti da ballatoio tra giustizialisti e
garantisti interessati non tanto a migliorare il nostro sistema giudiziario
quanto a ottenere qualche minuto di attenzione da parte dei media o a
proteggere il compagno di partito beccato con le dita nella marmellata o a
polemizzare in ogni modo con gli avversari.
Non vedo come si possa sperare in una migliore applicazione
della legge finché chi dovrebbe procedere alla riforma del sistema giudiziario
pensa a tutto fuorché al vantaggio per la collettività. E questo vale per ogni
parte coinvolta, visto che avvocati e magistrati costituiscono due corporazioni
refrattarie al cambiamento e dominate dall’opportunismo, i partner ideali per
una classe politica interessata quasi soltanto a proteggere se stessa.
Checché ne dica Alfano, io penso che il Governo Monti
dovrebbe davvero mettere mano alla riforma della giustizia e dovrebbe farlo tenendo a
mente che il sistema giudiziario deve funzionare bene a vantaggio di tutti gli
italiani, non solo di qualcuno e dei suoi cari.
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