Partiamo da una notizia di cronaca fresca di giornata.
Scelgo l’articolo de La Stampa:
Cronaca. Il solo commento è che sembra non esistere ambiente
nel quale non si riscontri un intollerabile degrado morale. Intendiamoci: i
dipendenti infedeli e corrotti sono sempre esistiti in tutte le aziende, grandi
o piccole, pubbliche e private, tanto che l’argomento, ad esempio, aveva un
spazio di rilievo anche nel fortunato romanzo La donna della domenica di Fruttero e Lucentini, che risale al 1972.
E non aiuta neppure scoprire che la nuova legge sul reato di
falso in bilancio ottiene il risultato opposto a quello che dovrebbe. Lo spiega
bene questo articolo di Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera di oggi: http://www.corriere.it/cronache/15_giugno_17/cassazione-nuova-legge-falso-bilancio-piu-debole-7df77d6a-14b1-11e5-9e87-27d8c82ea4f6.shtml#.
Buona stampa. La presunzione e il pressapochismo sembrano guidare non pochi tra gli estensori di leggi fin qui promulgate dal Governo
Renzi. Presunzione e pressapochismo che, giusto per dire come la penso, mi
sembrano essere tra i tratti caratteriali fondamentali del Presidente del
Consiglio. Non faccio neppure fatica a riconoscere che considero la
frequentazione assidua di Twitter una pessima abitudine, che induce ad
acquisire meccanismi mentali pericolosamente superficiali. E si sa quanto a
Renzi piaccia cinguettare…
Non proverei nessun rammarico se la presunzione e il
pressapochismo, come accaduto nelle ultime elezioni regionali e comunali,
portassero ancora alla sconfitta il Segretario del Pd. Le sue sorti politiche
m’interessano poco o nulla. M’interessano, invece, molto le sorti dell’Italia e
degli Italiani e, ormai, credo sia abbastanza evidente che, senza un radicale
cambio di atteggiamento e di approccio ai problemi, Renzi non farà nulla di
quel che serve realmente al Paese (ricordate l’articolo di Ricolfi che vi ho
suggerito lunedì?).
E veniamo alla Grecia. Per quel che ne capisco io (e non è
certo molto) la situazione è difficilmente recuperabile, oltre che confusa e
segnata da aspetti personali sicuramente dovuti alla lunghezza della trattativa
e alle modalità con cui è stata gestita da entrambe le parti.
Ho scritto già molto tempo fa (all’inizio di questa vicenda
che dura da quasi cinque anni, non dimentichiamolo) che giudicavo troppo severe
le misure imposte alla Grecia. E, se ricordo bene, ho anche messo in dubbio
l’efficacia di quelle misure. Non ho cambiato idea, anche se la mia solidarietà
con il popolo greco si è leggermente attenuata alla luce della resistenza a
certe riforme che sono indispensabili.
Rimango anche convinto che sia stato un errore non affrontare
con maggiore determinazione il problema del debito cinque anni fa, quando il
costo di una ristrutturazione adeguata sarebbe stato maggiore, ma avrebbe,
probabilmente consentito di evitare l’imminente tracollo odierno. Del senno di
poi, però, son piene le fosse. In particolare del mio senno di poi.
Certo è che, nell’avvicinarsi del redde rationem, ormai si leggono le opinioni più diverse e si
sovrappongono previsioni la cui attendibilità è, non di rado, dubbia.
Il Sole 24 Ore di oggi pubblica un articolo di Martin
Wolf, apparso ieri su The Financial Times. Ve lo consiglio perché mi sembra
riflettere con equilibrio sulla questione: http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2015-06-17/divorzio-grecia-tanta-fretta-farlo-tanto-tempo-pentirci-104250.shtml?uuid=ACkvW5B&p=2.
Buona stampa. Come ha detto Draghi, una soluzione di rottura
sul debito della Grecia avrà
comunque conseguenze imprevedibili e i costi saranno anch’essi
imprevedibili. Soprattutto per quei paesi, come l’Italia, che dai cinque anni
di crisi greca non hanno saputo imparare nessuna lezione.
Nella nostra guerra contro i nemici della musica e della
cultura, oggi attingo al repertorio di un genere che di recente mi pare di
aver trascurato, il blues. Ecco allora un lungo brano di Muddy Waters, per l'occasione affiancato da The Rolling Stones: Baby Please Don't Go.
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