Oggi torniamo a parlare di Italia. Non che ieri l’argomento
fosse assente, ma oggi ci occupiamo esclusivamente di politica italiana.
Voi tre siete senz’altro stanchi di sentirmi ripetere quanto
mi piaccia vedere le mie opinioni confermate da qualcuno più capace di me.
Perdonatemi, ma non posso evitare di farlo ancora. Giovedì Massimo Gramellini
si era occupato delle considerazioni (sì, lo so, non si possono definire
realmente tali) di Matteo Salvini su Papa Francesco. Ecco il Buongiorno del 18:
http://www.lastampa.it/2015/06/18/cultura/opinioni/buongiorno/bergoglio-e-pregiudizio-bLaui9x7E4mEDJR3jh19qO/pagina.html.
Buona stampa. E tanto basta.
Buona stampa. Ci sono alcune parole che meritano di essere
messe in evidenza: “Da questo suo giovane
presidente del Consiglio spregiudicato e così pieno di vita l’Italia si
aspettava sì dei fatti, delle iniziative concrete, ma anche qualcosa di simile,
io credo, a un bilancio e a un esame di coscienza: le sole cose da cui è
possibile che prenda avvio quel «nuovo inizio» di cui abbiamo bisogno. Di cui
il Paese sa nel suo intimo di aver bisogno. Esso avrebbe voluto capire dalla
sua voce perché ci troviamo nella situazione in cui ci troviamo, in che cosa
abbiamo sbagliato, in che cosa possiamo sperare. Voleva sentire un discorso
serio, alto, magari anche drammatico, ma che non fosse fatto solo di richiami
all’ottimismo. Un discorso che evocasse il senso di un cammino da
intraprendere, che indicasse una prospettiva in cui credere.”
E’ del tutto evidente che questo non c’è stato, così come, a
mio modesto parere, è evidente che Renzi, nonostante asserisca il contrario, si
muove con modalità assai simili a quelle dei suoi predecessori. Il modo in cui
è stata gestito il cambiamento dei vertici di Cassa Depositi e Prestiti
(peraltro ancora non concluso, visto che Gorno Tempini non ha dato le
dimissioni) non appare diverso da quello dei politici della cosiddetta Prima
Repubblica e appare difficilmente spiegabile se non come un'operazione volta a garantirsi il pieno controllo su un cruciale centro di potere.
Sull’argomento vale la pena di leggere l’articolo di
Alessandro Plateroti pubblicato ieri da Il Sole 24 Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-06-20/la-missione-e-pasticci-101615.shtml?uuid=ACdhv2D&fromSearch.
Buona stampa. Anche da questo pezzo riprendo un brano
particolarmente significativo:
“Per onestà, c’è
comunque da dire che anche le Fondazioni non escono meno danneggiate dal
pasticcio che hanno contribuito a creare. Se è vero, come affermano, si aver
saputo solo dai giornali che il Governo aveva l’intenzione di ribaltare la
Cassa, allora avrebbero dovuto opporsi fino all’estremo se non lo ritenevano
corretto o legittimo. Invece è stata scelta la linea del pugno duro in pubblico
e del guanto di velluto in privato: sono bastate quattro garanzie sui dividendi
e sui posti in consiglio per barattare Bassanini con Costamagna e la procedura
con l’improvvisazione.” Parole pesanti come macigni nei confronti delle
Fondazioni, le quali hanno rivelato una volta di più di essere assai sensibili
alle pressioni politiche e incapaci di muoversi con l’autonomia indispensabile
per essere soggetti efficienti, veri strumenti di stimolo e di crescita per
l’economia nazionale.
Per combattere i nemici della musica, oggi ci riportiamo (quasi) ai
giorni nostri e, in particolare, a due grandi della musica popolare americana,
cui non ho dedicato mai un ascolto, e si tratta di una colpa gravissima: Simon
& Garfunkel. Per farmi perdonare vi propongo due brani.
Il primo è tratto dal loro secondo album, il mitico Sound of Silence, ma non è quello del
titolo, bensì la malinconica e bellissima Kathy’s
Song.
Il secondo pezzo, April
Come She Will, era incluso nel medesimo album, ma lo ascoltiamo in un’esecuzione
dal vivo, quella del famoso concerto a Central Park nel 1981.
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