martedì 31 luglio 2012

Due modi diversi di difendere un'idea


Oggi torno a parlare di banche, argomento che m’interessa in generale, ma che, in questi mesi, si è andato arricchendo di nuovi e frizzanti aspetti.
Come prima segnalazione, un articolo del Sole 24 Ore, firmato da Stefano Carrer, nel quale si racconta di come alcune piccole banche americane abbiano iniziato a far causa agli istituti di maggiori dimensioni coinvolti nelle pratiche (collusive) di aggiustamento dei tassi interbancari, primo tra tutti il Libor (http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-07-31/guerra-banche-caso-libor-064248.shtml?uuid=AbtzW0GG&fromSearch).
Buona stampa.
Prima osservazione: questo scandalo nasce dal mondo anglosassone, ma nel mondo anglosassone troverà anche la propria correzione in sede giudiziaria. Intendo dire che il sistema si è dimostrato inefficace nel prevenire i comportamenti illegali, ma offre gli strumenti per correggerne, almeno in parte, gli effetti in tempi relativamente brevi. Da noi le cose andrebbero ben altrimenti. A riprova del fatto che le banche coinvolte hanno timore delle conseguenze legali dei loro comportamenti non fatevi sfuggire il dettaglio relativo a HSBC: ha accantonato 2 miliardi di dollari per far fronte a eventuali rimborsi.
Seconda osservazione: sono diversi anni ormai che il mondo bancario rivela una propensione non proprio trascurabile all’operare sul confine della legalità e anche al di là dello stesso (sempre Hsbc, per esempio, risulta coinvolta in imponenti movimenti di riciclaggio di denaro).
La politica deve finalmente decidersi ad affrontare la questione per cercare di risolverla in maniera efficace.
A tale proposito, capita a fagiolo un articolo di Luigi Zingales, pure pubblicato sul 24 Ore di oggi: http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2012-07-30/spezzare-grandi-banche-cattive-230101.shtml?uuid=AbNoSzGG.
Buona stampa.
Mi piace lo stile di Zingales, è rapido, preciso, diretto. E si pone abbastanza in discussione, cosa che non sono in molti a fare, specie tra i giornalisti italiani. Mi piacerebbe che anche Piero Ostellino leggesse questo pezzo di Zingales, forse (ripeto: forse) riuscirebbe lui pure a capire che bisogna anche avere un po’ di capacità autocritica per apparire e, soprattutto, essere credibili.
Andate a leggere il suo articolo di ieri, in gran parte dedicato alla vicenda delle indagini palermitane sul rapporto Stato-Mafia e, in particolare, al passaggio di denaro da Berlusconi a Dell’Utri: non c’è soltanto la questione della villa nel mirino dei pubblici ministeri. La somma versata per la proprietà sul lago di Como, infatti, rappresenta soltanto una parte del flusso consistente di denaro tra i due. Guarda caso, Ostellino non se ne ricordava…
Mala stampa. Soprattutto perché, ancora una volta, nel suo furore polemico Ostellino perde di vista il giusto obiettivo della sua analisi, ossia il fatto che il nostro sistema giudiziario soffre di alcune gravi patologie, molte delle quali riconducibili all’organizzazione e alla cultura dei magistrati. Come darsi la zappa sui piedi… Pensare che ha quasi il doppio degli anni di Zingales. Dov’è finita la saggezza degli anziani?

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