Apparentemente, parleremo di cani. In realtà, l’argomento è
l’uomo e vedremo come mai, checché ne dica il mio amico Dario (le cui ragioni,
peraltro, comprendo e condivido in buona parte), mettere “animali” e “umani” sullo
stesso piano comporti il rischio di sopravvalutare l’uomo e sottovalutare
l’animale.
Dario dice che esistono “animali” pericolosi e “umani”
interessanti. Il che, ovviamente, è molto vero. E, tuttavia, la pericolosità
degli “animali” ha origini assai diverse da quella che, così mi pare, il mio amico
attribuisce implicitamente anche agli “umani”.
C’è un argomento sul quale mi sono trovato spesso a
riflettere e che oggi non posso evitare di proporre anche a voi. Parlo
dell’influsso drammatico che alcuni atteggiamenti degli uomini hanno sulla vita
dei cani.
In particolare, ho sempre considerato assurdo e nocivo il fatto che anche nella scelta di un cane si applicassero le regole in base alle quali si sceglie un cappotto piuttosto che un orologio.
Lo dico con l’orgoglio profondo di chi, dopo aver valutato
di prendere come compagno un cane di razza (un Pastore Australiano, per la
precisione), ha scelto di adottare un meticcio. E di essere molto felice di
questa scelta perché, salvo la cocciutaggine, Doc è semplicemente fantastico e
ricambia quel che gli do con quantità esagerate di affetto.
Essendo differentemente giovane, ho camminato per molti anni
nelle strade di tante città, non solo in Italia, e ho osservato come, con il
volgere delle stagioni, si accorciavano le gonne e cambiavano le razze
dei cani a passeggio con i loro padroni. Immagino che anche voi tre avrete
riscontrato questa circostanza.
Bene, il fatto che si scelgano anche i cani “per moda”,
oltre a sembrarmi piuttosto squallido, è tecnicamente sbagliato. Detto molto
banalmente (e non è certo farina del mio sacco): ogni razza ha caratteristiche diverse, non solo fisiche, quindi si
dovrebbe scegliere in base alla corrispondenza alle proprie esigenze e alla
propria capacità di dare all’animale ciò di cui ha bisogno. Oggi, per esempio,
vedo diffondersi il Pastore Australiano che è sicuramente uno dei cani che mi
piace di più (non esistono cani più belli!), un animale stupendo che, però, è
nato per lavorare accanto a un pastore umano e per stancarsi correndo a perdifiato dietro alle
pecore, non per trascorrere ore in qualche lussuoso appartamento. Mi permetto
di dubitare che la maggior parte degli Australiani "padovani", entrati in famiglie che
li hanno scelti in base a considerazioni prevalentemente estetiche e “di moda”,
possano condurre un tipo di vita che non frustri la loro energia e la loro
esuberanza.
Dopo di che c’è gente che si lamenta perché i loro cani
mangiano le scarpe piuttosto che le gambe delle sedie… Oppure piangono e ululano e abbaiano. Cos’altro potrebbero fare?
Basta. Ho scritto anche troppo e ho detto buona parte di quel
che avevo da dire. Veniamo alla stampa, perché l’argomento di oggi non è
spuntato per caso.
Partiamo da questa notizia riportata dal Corriere della Sera di oggi
(pezzo acquisito con lo scanner e, voi tre lo sapete, non uso la squadra nel farlo).
Da qui, con poca fatica, ho proseguito con Google e ho trovato altro. Un articolo,
ancora dal Corriere, quello del 14 Marzo dello scorso anno, che parla del cane pagato
oltre un milione di dollari: http://www.corriere.it/animali/14_marzo_19/cane-piu-costoso-mondo-cucciolo-rosso-mastino-tibetano-31316e00-af4f-11e3-acd2-e7e31f2a922d.shtml.
Cronaca.
E poi un articolo del New York Times di ieri che, oltre a
spiegare approfonditamente le tristi condizioni dei Mastini Tibetani in Cina
(non c’è niente da fare: i Cinesi con il Tibet non sanno proprio comportarsi
bene!), mette in evidenza le conseguenze della stupida abitudine di scegliere i
cani con la logica che vi ho descritto e approfondisce l'argomento molto bene. Ecco il link:
Buona stampa. Anzi ottima. Davvero un eccellente articolo.
Continuiamo a combattere. Un gruppo che vi ho già proposto, il Tord Gustavsen Trio. Il brano si intitola Deep as Love. E di amore oggi ho già parlato.
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