Per iniziare, oggi vi propongo la
lettura di un articolo non più fresco di giornata: è apparso su Il Sole 24 Ore
mercoledì scorso. L’autore, Marco Moussanet, analizza le conseguenze che
Lufthansa, proprietaria di Germanwings, potrebbe subire per il disastro aereo
dell’Airbus caduto sul Massiccio dei Tre Vescovadi. Al di là delle dimensioni
dei risarcimenti che vengono prospettati (capaci di suscitare preoccupazione
anche in un’azienda solida quanto la compagnia tedesca), mi ha colpito la
ricostruzione di quanto accaduto ad alcuni vettori interessati da tragedie analoghe. Potete leggere il pezzo qui: http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-04-01/lufthansa-rischia-risarcimenti-senza-limiti-080643.shtml?uuid=ABdVUiID&fromSearch.
Buona stampa. Non credo pensino lo stesso i dirigenti della
compagnia tedesca, impegnati a fare gli scongiuri.
Continuiamo con un articolo da The Guardian di oggi, nel quale sono raccolte le testimonianze di alcune persone di religione ebraica residenti in paesi europei e in Turchia: http://www.theguardian.com/world/2015/apr/05/a-new-exodus-jewish-in-europe.
Buona stampa. Emerge un quadro, sicuramente poco
rassicurante, di rinnovati sentimenti antisemiti. Nel quale ha buon gioco
Netanyahu a invitare gli europei di religione ebraica a trasferirsi in Israele,
anche se sono gli stessi destinatari dell’invito a vederne le ragioni
prettamente strumentali. Non è che in Israele i politici si comportino meglio
che dalle nostre parti, non più almeno. Anche lì la politica cattiva scaccia
quella buona e Netanyahu non è certamente un leader paragonabile a gran parte
di quelli che lo hanno preceduto.
Trovo particolarmente pericolosa l’ostinazione con cui si
oppone alla possibilità che, grazie all’accordo in divenire sul nucleare,
l’Iran esca dall’isolamento in cui si trova da anni. La cautela in merito è
d’obbligo, il regime iraniano è complesso, reso imprevedibile dalla presenza di
poteri in contrasto tra loro e animati da convinzioni anche radicalmente
contrapposte, tuttavia credo che i cosiddetti riformisti possano avere qualche
possibilità in più se si rimuovono le sanzioni che, come accade quasi sempre,
producono gli effetti peggiori sulla popolazione. L’entusiasmo con cui a
Teheran hanno festeggiato l’accordo di Losanna mi sembra un timido segnale
positivo. Ovviamente spero di non sbagliare.
Riprendiamo la guerra. La scelta del primo brano è dettata
dalle gravi condizioni cliniche in cui si trova Joni Mitchell, sicuramente una
delle mie musiciste preferite. A riguardo vi propongo, ancora da The Guardian,
un articolo che, oltre a illustrare il rapporto personale dell’autrice Linda Grant, spiega
anche il grande rilievo di Joni nella musica contemporanea e ne descrive le
spigolosità caratteriali (http://www.theguardian.com/commentisfree/2015/apr/04/not-easy-to-be-joni-mitchell-fan-but-illness-devastates-me).
Buona stampa.
Il brano è Refuge of
the Roads, tratto dal meraviglioso album Hejira.
Per concludere ho scelto un breve brano di un bravissimo
sassofonista, anzi polistrumentista, Jacopo Jacopetti, mio vecchio amico e
concittadino. Il titolo è quasi impronunciabile, Cripagiojaland, ma la musica è di grande qualità. Le foto di Jacopo sono di sua moglie, Pamela Lazzarini (https://www.facebook.com/pages/PL-e-le-sue-fotografie/142853095773602?fref=ts), anche lei bravissima.
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